Page 634 - Dizionario di Filosofia
P. 634

con  quello  della  stessa  possibilità  della  psicologia  come  scienza.  I  fatti  psichici

          hanno da un lato una faccia obiettiva, che è relativamente facile cogliere. A tale fine
          la psicologia mette in opera numerosi metodi oggettivi, che si valgono dell’apporto
          della biologia e della fisiologia, oltre che, in via complementare, della matematica,
          della fìsica e della sociologia. Ma ciò che caratterizza il fatto psichico è ovviamente
          il lato soggettivo, che è in quanto tale accessibile solo all’introspezione. Al metodo
          dell’introspezione  è  stata  però  mossa  l’accusa  di  essere  insufficiente,  deformante,

          non  scientifico,  e  di  fornire  dati  mai  completamente  comunicabili.  Oggetto
          dell’indagine scientifica dovrebbero essere solo i comportamenti osservabili e non
          gli  «  stati  di  coscienza  »  ei  «  moti  dello  spirito  »,  dei  quali  è  impossibile  una
          descrizione  oggettiva  e  univoca,  scientificamente  utilizzabile.  A  tale  riserva  di
          principio è stato obiettato da più parti che la psicologia scientifica non potrà mai
          rinunciare alla verifica introspettiva.  È verosimile, per es., che anche gli animali,
          almeno  a  partire  da  un  certo  livello  di  complessità  biologica,  possiedano  una

          coscienza più o meno evoluta. Essa è tuttavia muta, murata in se stessa, incapace di
          esteriorizzarsi direttamente. Parlare di « soggettività » animale è sempre un discorso
          analogico, fondato sulla estensione della soggettività quale l’uomo la esperisce in se
          stesso.  Comunque  sia,  la  psicologia  scientifica,  alle  sue  origini,  si  è  occupata
          programmaticamente  solo  degli  atti  percettivi,  rivelati  dall’autosservazione.  I
          processi intellettuali e volitivi consapevoli erano considerati come non suscettibili

          di essere colti obiettivamente. Si presupponeva l’esistenza di una causalità psichica
          regolante  il  meccanismo  delle  associazioni,  e  la  psicologia  poteva  essere  intesa
          come una sorta di « chimica mentale ». Il significato e le implicazioni teoriche di tale
          metodologia       appaiono       particolarmente        evidenti     nell’opera      del     Wundt.
          L’applicazione  dell’indagine  scientifica  alle  attività  intellettuali  superiori  ha
          ricevuto un impulso definitivo dalle ricerche sui processi di apprendimento, delle
          quali  fu  pioniere  il  tedesco  Ebbinghaus.  In  particolare  gli  studi  dell’americano

          Thorndike  e  del  sovietico  Pavlov,  tra  la  fine  del XIX  e  gli  inizi  del XX  sec.,
          prepararono  la  strada  alla  semplificazione,  almeno  temporaneamente  benefica,
          rappresentata        dal     comportamentismo           (v. BEHAVIORISMO).         Parallelamente
          l’approfondimento  della  dinamica  dei  motivi,  al  quale  ha  contribuito  anche  la
          psicologia dell’inconscio*, ha aiutato notevolmente a chiarire il meccanismo delle

          funzioni superiori della mente e dei modi in cui l’uomo realizza il suo adattamento
          intelligente  alla  realtà.  Le  ricerche  di  psicologia  animale  riproposero  la  già
          accennata questione, se la condotta degli animali possa essere spiegata solo come un
          processo  di  regolazione  chimico-fisica  (teoria dei  tropismi  di  Loeb),  e  l’altra
          connessa, relativa al livello della scala evolutiva, in cui si debba riconoscere come
          non più soddisfacente l’interpretazione dei tentativi di adattamento in termini di puro
          automatismo.  Pavlov  ha  dato  il  seguente  schema  generale  del  funzionamento  del
          sistema  nervoso.  Negli  animali  superiori  e  nell’uomo  i  primi  contatti  col  mondo

          esterno  sono  regolati  da  centri  sottocorticali,  che  presiedono  ai  riflessi
          incondizionati (istinti, tendenze, emozioni, ecc.). Gli emisferi cerebrali, esclusi i lobi
          frontali, sono la sede dei legami temporanei o « condizionati », che risultano da un
   629   630   631   632   633   634   635   636   637   638   639