Page 631 - Dizionario di Filosofia
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Bollettino  dell’unione  matematica  italiana  »,  1932;  U.  Cassina, L’oeuvre

          philosophique de G. Peano, « Revue de métaphysique et de morale », 1933; Aa. Vv.,
          In memoria di G. Peano, Cuneo 1955; L. Geymonat, Peano e le sorti della logica in
          Italia, « Bollettino dell’unione matematica italiana », 1959.
          PEDAGOGÌA (gr. paidagōgía, da pâis, paidós, fanciullo e ágein, condurre, guidare).

          Disciplina che si occupa dei problemi educativi. Poiché la pedagogia si definisce
          come  lo  studio  dei  vari  aspetti  del  problema  educativo  (finalità  dell’educazione,
          metodi  di  insegnamento,  istituzioni  educative,  ecc.),  si  pone  anzitutto  il  problema
          della pedagogia stessa come disciplina, se cioè sia da considerare una parte della
          filosofia o, per meglio dire, un momento o un problema della ricerca filosofica, o
          piuttosto  come  una  vera  e  propria  scienza,  connessa  con  la  psicologia  e  con  la
          sociologia.  Gli  indirizzi  più  recenti  tendono  ad  accentuare  il  carattere  scientifico
          della  pedagogia;  ma,  se  tale  scientificità  è  indispensabile  per  quanto  riguarda  i

          metodi e le forme in cui si attua il processo educativo, le finalità che ci si propone di
          raggiungere con l’educazione sono determinate dalle varie ideologie e dalle tendenze
          culturali predominanti nelle diverse epoche e nelle diverse società. Pertanto la storia
          della  pedagogia  è  la  storia  degli  ideali  umani  delle  diverse  epoche  storiche.
          Nell’antichità, nelle città-Stato greche e nella Roma repubblicana prevaleva l’ideale

          del cittadino benemerito della patria, in pace e in guerra: per tale finalità a Sparta
          l’educazione venne rigidamente organizzata da Licurgo, mentre ad Atene e a Roma,
          in cui l’educazione ebbe forme più libere, sono testimoni dello stesso ideale Solone
          e  Cicerone.  Una  cultura  enciclopedica  veniva  richiesta  per  la  formazione
          dell’oratore, ossia del cittadino capace di partecipare attivamente alla vita politica,
          intervenendo nei dibattiti delle assemblee (scuole dei sofisti e di Isocrate e, nella
          stessa tradizione, l’opera di Cicerone), mentre si dava scarso rilievo alle conoscenze
          tecniche e si disprezzava il lavoro manuale, affidato agli schiavi. Nell’età ellenistica

          e nella Roma imperiale, per le mutate condizioni politiche e per influenza di nuove
          correnti  filosofico-religiose,  si  affermarono  tendenze  più  individualistiche  e,  a  un
          tempo, umanitarie e cosmopolitiche (Seneca, Epitteto, Marco Aurelio). I manuali di
          precettistica di Quintiliano e di Plutarco sono, più che altro, documenti della prassi
          educativa allora seguita. Più tardi, decadute le grandi idealità civili, la cultura venne

          apprezzata solo per la sua utilità pratica: nacquero così le scuole professionali, per
          la formazione di funzionari, legulei e simili.
          Nella  cultura  medievale,  dominata  dal  cristianesimo,  viene  proposto  l’ideale
          ascetico del santo, che si contrappone eroicamente alle tentazioni e alla corruzione
          del mondo (san Pier Damiani, san Francesco), mentre a coloro che, per condizioni
          familiari e sociali, sono pur costretti a vivere nel mondo viene presentato il modello
          del  perfetto cavaliere,  difensore  della  fede  e  della  giustizia.  Non  mancarono,  in

          questo  periodo,  intuizioni  nuove:  per  la  prima  volta  venne  considerato  il  valore
          educativo  del  lavoro  (san  Benedetto);  inoltre,  specie  nell’età  comunale,  per  i
          progressi della navigazione e delle attività artigianali, furono riconosciuti un certo
          valore e una certa dignità alle « arti meccaniche », anche se queste erano considerate
          sempre inferiori alle « arti liberali ».
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