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dei casuisti. Se gli Scritti sulla grazia testimoniano il perdurare dell’interesse per le

          questioni teologiche e la costante ispirazione giansenistica,  Pascal tornò in questo
          periodo con rinnovata passione anche agli studi scientifici. Risolse il problema della
          roulette, vale a dire della cicloide, improvvisando e utilizzando metodi di calcolo
          che anticipano in certa misura il calcolo integrale. Affrontò anche problemi pratici e
          fu tra l’altro fondata per suo impulso una impresa di trasporti pubblici, che gestì la
          prima linea di omnibus urbani e ottenne nel 1662 l’autorizzazione del parlamento di

          Parigi.
          Fin dal 1647 Pascal si era proposto di scrivere un’apologia del cristianesimo. Nella
          seconda  metà  del  1658,  durante  una  visita  a  Port-Royal,  aveva  esposto  ad  alcuni
          intimi le idee direttrici e il piano della sua Apologia della religione cristiana. Ma la
          malattia che l’aveva tormentato tutta la vita si aggravò bruscamente e da allora in poi
          non  gli  lasciò  più  respiro.  Nonostante  ciò  Pascal  partecipò  ancora
          appassionatamente al dramma di coscienza dei giansenisti, ai quali era stato intimato

          nel  1661  dall’Assemblea  del  clero  di  firmare  il  formulario  di  condanna  della
          dottrina  di  Giansenio.  Sotto  l’influenza  della  sorella,  sostenne  il  partito
          dell’intransigenza  contro  gli  stessi  maestri  della  teologia  giansenistica, Arnauld  e
          Nicole, che erano inclini a sottomettersi. Solo dinanzi alla resistenza dei moderati si
          ritirò dalla lotta.
          L’Apologia, che avrebbe dovuto essere la sua opera capitale, restava incompiuta.

          Gli amici raccolsero le sue note e, dopo aver apportato numerosi ritocchi al testo
          originale, le pubblicarono nel 1670, sotto il titolo di Pensieri*.
          Bibliogr.: Oeuvres,  a  cura  di  F.  Strowski,  3  voll.,  Parigi  1923-1931;  in  italiano:
          Lettere provinciali, a cura di P. Serini, Bari 1963; Pensieri, a cura di A. Devizzi,
          Milano  1949;  per  la  storia  dei Pensieri  è  fondamentale:  L.  Lafuma, Histoire  des

          pensées  de  Pascal  (1656-1952),  Parigi  1954.  Per  la  bibliografia:  A.  Maire,
          Bibliographie générale des oeuvres de Biaise Pascal, 5 voll., Parigi 1925-1927. Su
          P.:  J.  Chevalier, Pascal,  Parigi  1922;  F.  Strowski, Pascal  et  son  temps,  3  voll.,
          Parigi  1907-1908;  L.  Brunschvicg, Descartes  et  Pascal  lecteurs  de  Montaigne,
          Parigi 1942;  P.  Serini, Pascal, Torino 1942; P. Humbert, L’oeuvre scientifique de
          Pascal,  Parigi  1947;  L.  Goldmann, Le  Dieu caché,  Parigi  1955  (trad.  it.:  Milano

          1961);  H.  Gouhier, Biaise Pascal: commentaires,  Parigi  1966; Aa.  Vv., L’oeuvre
          scientifique de Pascal, Parigi 1964.
          PASSIONE. Il termine ha avuto in passato un significato molto più esteso e generale di
          quello che oggi gli è proprio. Così per Cartesio e per i cartesiani in genere passione
          è  solo  l’opposto  di  azione  e  designa  tutti  i  fenomeni  affettivi,  intesi  come
          modificazioni « subite » da un soggetto. Questo è del resto il senso di pathos e dei

          suoi  derivati  in  Aristotele  e  negli  stoici.  Solo  fra I  secc. XVII  e XVIII,  a  opera
          soprattutto  dei  moralisti  francesi,  il  termine  assunse  il  nuovo  significato  di  «
          affezione dominante », capace di esercitare un predominio intollerante e tirannico
          sulla  persona  che  la  nutre.  Così  per  Kant  la  passione  si  distingue  dalla  comune
          inclinazione proprio per il suo carattere esclusivo, il quale impedisce alla ragione di

          scegliere  e  alla  volontà  di  determinarsi  in  base  a  principi.  Con  il  Romanticismo
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