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1626, si prese cura personalmente dell’educazione del secondogenito Blaise e delle

          due  figlie,  Gilberte  e  Jacqueline.  Nel  1631  si  stabilì  a  Parigi  e,  frequentando
          assiduamente  i  circoli  letterari  e  scientifici,  fra  cui  quello  dell’abate  Mersenne,
          contribuì anche per questa via a stimolare la vocazione precoce del figlio.  Blaise
          compose appena undicenne un trattato di acustica, iniziò da solo l’anno successivo lo
          studio  della  geometria,  e  infine,  ammesso  anche  lui  alle  riunioni  del  circolo  del
          padre  Mersenne,  scrisse  a  sedici  anni  un Saggio sulle coniche  (1640).  Nel  1642

          progettò  una  «  macchina  aritmetica  »,  capostipite  delle  macchine  calcolatrici  a
          ingranaggi.  In  quegli  stessi  anni  nella  famiglia  di  Pascal  circolarono  gli  scritti  di
          Giansenio, del Saint-Cyran e di A. Arnauld e sotto tale ispirazione il cristianesimo
          assunse agli occhi del giovane una fisionomia rigoristica e ascetica.
          Stabilitosi  dal  1647  a  Parigi  con  la  sorella  Jacqueline,  proseguì  le  ricerche
          scientifiche, nonostante le condizioni della sua salute. Ebbe anche due incontri con
          Cartesio (settembre 1647), ma pare che i due grandi uomini non riuscissero a trovare

          un terreno di intesa, e fra i motivi di contrasto dovettero figurare le loro opposte
          concezioni del vuoto. Su questo argomento Pascal poco dopo pubblicò il resoconto
          delle  prime  esperienze  da  lui  eseguite  a  Rouen  nel  1646,  le  quali  ripetevano  in
          sostanza  quella  di  Torricelli  (Nuove  esperienze  riguardanti  il  vuoto,  1647).  In
          questo  stesso  periodo  scrisse  inoltre  la  mirabile Prefazione  per  un  trattato  sul
          vuoto, che contiene il suo punto di vista sui metodi propri delle varie scienze. Il 19

          settembre 1648, dietro sua indicazione, il cognato Périer eseguì sulla vetta del Puy-
          de-Dôme un’altra esperienza a verifica delle ipotesi di Torricelli. Scrivendo verso
          la fine del 1648 il Racconto della grande esperienza Pascal poteva così affermare
          che  l’horror  vacui  attribuito  dalla  fisica  tradizionale  alla  natura  andava  più
          semplicemente  spiegato  con  la  pressione  atmosferica.  Dopo  la  morte  del  padre
          (1651) e dopo l’entrata di Jacqueline fra le suore di Port-Royal (1652), Pascal si
          impegnò  ancora  più  febbrilmente  nella  ricerca  scientifica.  Contemporaneamente

          frequentava la compagnia di alcuni amici, spiriti liberi ed emancipati, se non proprio
          libertini*  nel  preciso  significato  storico  del  termine:  fra  essi  il  duca  di  Roannez,
          Mitton e il cavaliere di  Méré, che fu un po’ il suo « maestro di belle maniere ».
          Questo periodo « mondano » ebbe termine nel 1654. I vizi e la perdizione di tale
          parentesi, che tormentò più tardi la sua coscienza implacabile, si ridussero in realtà

          alla frequentazione di salotti intellettuali, all’abbandono al piacere della gloria e a
          un progetto di matrimonio, subito rientrato. È difficile dire quanto abbia influito sulle
          successive decisioni di  Pascal l’incidente stradale sul ponte di  Neuilly, dal quale
          uscì miracolosamente incolume. Resta il fatto che egli, dopo l’estasi notturna del 23
          novembre 1654, della quale reca testimonianza il celebre Memoriale, compì il passo
          decisivo, preparato del resto da tutto il suo precedente travaglio. Pascal si ritirò a
          Port-Royal,  dove  tornò  poi  spesso  in  seguito  da  amico  e  da  penitente.  Quando
          Arnauld si trovò sotto la minaccia di una condanna da parte della Sorbona, Pascal fu

          sollecitato  a  difenderlo  e  rivelò  in  tale  occasione  un  insospettato  vigore  di
          polemista.  Dal  gennaio  del  1656  al  marzo  del  1657  pubblicò  le  diciotto Lettere
          provinciali, attaccando la Sorbona, i gesuiti e in particolare gli abusi e le storture
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