Page 627 - Dizionario di Filosofia
P. 627
1626, si prese cura personalmente dell’educazione del secondogenito Blaise e delle
due figlie, Gilberte e Jacqueline. Nel 1631 si stabilì a Parigi e, frequentando
assiduamente i circoli letterari e scientifici, fra cui quello dell’abate Mersenne,
contribuì anche per questa via a stimolare la vocazione precoce del figlio. Blaise
compose appena undicenne un trattato di acustica, iniziò da solo l’anno successivo lo
studio della geometria, e infine, ammesso anche lui alle riunioni del circolo del
padre Mersenne, scrisse a sedici anni un Saggio sulle coniche (1640). Nel 1642
progettò una « macchina aritmetica », capostipite delle macchine calcolatrici a
ingranaggi. In quegli stessi anni nella famiglia di Pascal circolarono gli scritti di
Giansenio, del Saint-Cyran e di A. Arnauld e sotto tale ispirazione il cristianesimo
assunse agli occhi del giovane una fisionomia rigoristica e ascetica.
Stabilitosi dal 1647 a Parigi con la sorella Jacqueline, proseguì le ricerche
scientifiche, nonostante le condizioni della sua salute. Ebbe anche due incontri con
Cartesio (settembre 1647), ma pare che i due grandi uomini non riuscissero a trovare
un terreno di intesa, e fra i motivi di contrasto dovettero figurare le loro opposte
concezioni del vuoto. Su questo argomento Pascal poco dopo pubblicò il resoconto
delle prime esperienze da lui eseguite a Rouen nel 1646, le quali ripetevano in
sostanza quella di Torricelli (Nuove esperienze riguardanti il vuoto, 1647). In
questo stesso periodo scrisse inoltre la mirabile Prefazione per un trattato sul
vuoto, che contiene il suo punto di vista sui metodi propri delle varie scienze. Il 19
settembre 1648, dietro sua indicazione, il cognato Périer eseguì sulla vetta del Puy-
de-Dôme un’altra esperienza a verifica delle ipotesi di Torricelli. Scrivendo verso
la fine del 1648 il Racconto della grande esperienza Pascal poteva così affermare
che l’horror vacui attribuito dalla fisica tradizionale alla natura andava più
semplicemente spiegato con la pressione atmosferica. Dopo la morte del padre
(1651) e dopo l’entrata di Jacqueline fra le suore di Port-Royal (1652), Pascal si
impegnò ancora più febbrilmente nella ricerca scientifica. Contemporaneamente
frequentava la compagnia di alcuni amici, spiriti liberi ed emancipati, se non proprio
libertini* nel preciso significato storico del termine: fra essi il duca di Roannez,
Mitton e il cavaliere di Méré, che fu un po’ il suo « maestro di belle maniere ».
Questo periodo « mondano » ebbe termine nel 1654. I vizi e la perdizione di tale
parentesi, che tormentò più tardi la sua coscienza implacabile, si ridussero in realtà
alla frequentazione di salotti intellettuali, all’abbandono al piacere della gloria e a
un progetto di matrimonio, subito rientrato. È difficile dire quanto abbia influito sulle
successive decisioni di Pascal l’incidente stradale sul ponte di Neuilly, dal quale
uscì miracolosamente incolume. Resta il fatto che egli, dopo l’estasi notturna del 23
novembre 1654, della quale reca testimonianza il celebre Memoriale, compì il passo
decisivo, preparato del resto da tutto il suo precedente travaglio. Pascal si ritirò a
Port-Royal, dove tornò poi spesso in seguito da amico e da penitente. Quando
Arnauld si trovò sotto la minaccia di una condanna da parte della Sorbona, Pascal fu
sollecitato a difenderlo e rivelò in tale occasione un insospettato vigore di
polemista. Dal gennaio del 1656 al marzo del 1657 pubblicò le diciotto Lettere
provinciali, attaccando la Sorbona, i gesuiti e in particolare gli abusi e le storture