Page 630 - Dizionario di Filosofia
P. 630

PATHOS  (gr. páthos,  passione).  Nella Poetica  di  Aristotele,  uno  degli  elementi

          principali dell’azione tragica, attraverso il quale, insieme con la pietà e il terrore
          suscitati dai fatti rappresentati, avviene la catarsi*.
          PATRIZI  (Francesco),  filosofo  italiano  (Cherso  1529  -  Roma  1597),  Dalmata  di
          nascita, studiò a Padova e a Venezia e, dopo lunghi viaggi che lo portarono sino in

          Spagna, insegnò a Ferrara e successivamente a Roma. Già nel 1555 lavorava a una
          vasta opera Della poetica, di cui più tardi, nel 1586, pubblicò soltanto le prime due
          parti: la Deca istoriale e la Deca disputata. Ma ancor prima, nel 1562, aveva dato
          alle stampe i dieci dialoghi Della retorica, notevoli, oltre che per i singoli giudizi,
          per  la  spiegazione  del  decadimento  dell’eloquenza  in  rapporto  alla  perdita  delle
          libertà  repubblicane.  Nella  poetica,  come  in  tutta  la  sua  concezione  filosofica,  il
          Patrizi  combattè  il  dominante  aristotelismo,  rifacendosi  ai  principi  della  filosofia

          platonica  e  neoplatonica,  oltre  che  al  trattato Del  sublime,  per  sostenere  che  la
          poesia nasce non dal rispetto alle regole, ma da un divino invasamento.
          Bibliogr.: P. M. Arcari, Il pensiero politico di Francesco Patrizi da Cherso, Roma
          1905;  B.  Brickman, An  introduction  to  Francesco  Patrizi’s  « Nova  de  universis

          philosophia », Nuova York 1941; P. O. Kristeller, Eight philosophers of the italian
          renaissance, Stanford 1964. Un’ampia bibliografia su P. è raccolta in Onoranze a
          Francesco Patrizi da Cherso, Mostra bibliografica, Trieste 1957.
          PEANO (Giuseppe), matematico e logico italiano (Cuneo 1858 - Torino 1932). Nel
          1890  divenne  professore  di  calcolo  infinitesimale  a  Torino.  La  sua  opera  di

          matematico  si  inserisce  nel  processo  di  revisione  critica  di  metodi  e  di  concetti
          caratteristico del XIX sec. Come logico dette un contributo di eccezionale importanza
          alla  «  logica  delle  classi  »,  elaborando  un  simbolismo  di  grande  chiarezza  e
          semplicità. Applicando il suo sistema simbolico introdusse, con la collaborazione di
          alcuni  valenti  allievi,  nuovo  ordine  e  rigore  in  vari  settori  della  matematica.  I
          risultati di tali ricerche furono pubblicati, fra il 1895 e il 1908, nei cinque volumi

          del Formulaire de mathématique. Sulla base della logica delle classi il Peano dette
          una  sistemazione  particolarmente  rigorosa  all’aritmetica,  facendone  poggiare  tutto
          l’edificio su tre « nozioni primitive » (numero naturale, zero, successivo) e su cinque
          assiomi.  Le  posteriori  indagini  sui  fondamenti  della  matematica,  a  cominciare  da
          quella  celebre  di  Russell  e  Whitehead,  presero  quasi  tutte  le  mosse  dalla  sua
          sistemazione.  Peano  coltivò  anche  l’ideale  leibniziano  della  costruzione  di  una
          lingua universale, utilizzabile per tutti i rami del sapere, proponendo senza grande

          successo una sua forma di latino semplificato (latino sine flexione). Noto in Italia
          quasi solo nell’ambiente matematico, il  Peano ebbe ampi riconoscimenti fin dagli
          inizi del secolo nelle culture filosofiche più aperte alle esigenze e alle implicazioni
          critiche della nuova logica formale. Opere principali: Applicazioni geometriche del
          calcolo  infinitesimale  (1887), Arithmetices  principia,  nova  methodo  exposita
          (1889), Lezioni di analisi infinitesimale (1893).

          Bibliogr.: Un’ampia antologia delle opere, in 3 voll, è stata pubblicata a cura di U.
          Cassina,  Roma  1957-1959;  su  P.:  B.  Levi, L’opera  matematica  di  G.  Peano,  «
   625   626   627   628   629   630   631   632   633   634   635