Page 620 - Dizionario di Filosofia
P. 620

la quale il mondo è ordinato positivamente e il bene deve necessariamente prevalere

          sul  male.  Essa  emerge  da  tutte  le  concezioni  del  mondo  che  danno  per  garantiti
          l’ordine e la finalità positiva della realtà nel suo complesso. Aristotele dice che «
          nel  mondo,  come  in  una  casa  ben  ordinata,  tutte  le  cose  contribuiscono
          armonicamente all’ordine totale »; Leibniz è certo che nella sua infinita sapienza «
          Dio ha scelto il mondo che è più perfetto »; Hegel riassume il significato della sua
          filosofia affermando che « tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è

          reale  »:  sono  pensatori  assai  lontani  fra  loro  per  situazione  storica  e  per
          orientamento speculativo e tuttavia ravvicinabili almeno per la comune fiducia nella
          struttura  ordinata  e  nella  direzione  favorevole  del  tutto.  Poiché  d’altronde  la
          presenza del negativo nell’universo non può essere ragionevolmente ignorata anche
          dall’osservatore più incline a un’accomodante indulgenza, l’ottimismo è impegnato a
          provare il carattere « apparente » e l’irrealtà del male (il male come « non essere »),
          o quanto meno la funzione positiva di esso nell’economia del tutto.

          L’elaborazione di questo complesso di problemi ha una lunga storia, dallo stoicismo
          a sant’Agostino, a Leibniz, a Hegel e ai suoi epigoni, alle varie manifestazioni dello
          spiritualismo cristiano. Ma se l’atteggiamento mentale da esso designato ha origini
          tanto  lontane,  il  termine  «  ottimismo  »  è  peraltro  di  uso  piuttosto  recente.  Esso
          cominciò a circolare nel XVIII sec., soprattutto come caratterizzazione polemica della
          filosofia  di  Leibniz.  Sono  celebri  a  questo  proposito  le  prese  di  posizione  di

          Voltaire, sia nel Poema sul disastro di Lisbona, occasionato dal tremendo terremoto
          che distrusse (1755) la capitale portoghese, sia in particolare nel romanzo satirico
          Candido ovvero L’ottimismo*. Nel pensiero contemporaneo, interprete fra l’altro di
          una condizione che ha fra le prospettive possibili anche quella dell’autodistruzione
          dell’umanità,  non  c’è  più  molto  spazio  per  un  ottimismo  di  principio;  lo  stesso
          provvidenzialismo          religioso       tende      piuttosto       a     mettere       l’accento
          sull’imperscrutabilità dei disegni divini e sulla possibilità di oscure apocalissi. Fa

          parte  a  sé,  accanto  alle  posizioni  finalistiche  di  impianto  tradizionale,  la  certezza
          della destinazione divina dell’universo in evoluzione, teorizzata da padre Teilhard
          de Chardin.
          OTTO  (Rudolf),  teologo  protestante  e  filosofo  delle  religioni  tedesco  (Peine,

          Hannover,  1869  -  Marburgo  1937).  Professore  di  teologia  sistematica  a  Gottinga
          (1904), Breslavia (1915) e Marburgo (1917), studiò l’origine e l’essenza del fatto
          religioso, che, sotto l’influsso di Kant e soprattutto di Schleiermacher, individuò nel
          sentimento  cogliendolo  come  momento  dell’irrazionale.  Questa  teoria  fu  esposta
          sistematicamente nella sua opera più importante, intitolata Il sacro (1917; traduzione
          italiana  a  cura  di  E.  Buonaiuti,  1926),  dove  l’autore  svolse  il  proprio  pensiero
          partendo  dall’intuizione  immediata  come  forma  originaria  soggettiva  da  cui

          scaturisce  il  sentimento  religioso,  il  cui  oggetto,  dato  esistente  al  di  fuori  della
          coscienza, è da lui chiamato « numinoso ». In rapporto al grado di sviluppo dello
          spirito, il « numinoso » si manifesta poi sotto differenti aspetti.
   615   616   617   618   619   620   621   622   623   624   625