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della filosofia del Rosmini e del Gioberti. Per il Rosmini la visione originaria, che

          costituisce la creatura umana come essere pensante, ha per oggetto l’essere ideale, o
          possibile;  per  il  Gioberti,  che  rimprovera  al  Rosmini  i  residui  soggettivistici  e
          psicologistici  di  una  tale  concezione,  l’intuito  originario  coglie  l’Ente  nella  sua
          realtà, e lo coglie anzi come producente le esistenze, di modo che l’uomo « è in ogni
          istante  della  sua  vita  intellettiva  spettatore  diretto  e  immediato  della  creazione  ».
          Ogni ulteriore giudizio umano, volontario e riflesso, è « la semplice ripetizione del

          giudizio intuitivo, che lo precede, lo fonda e lo autorizza ». Il che è quanto dire che «
          Dio a rigore di termini è il primo filosofo e che l’umana filosofia è la continuazione
          e la ripetizione della filosofia divina ».
          L’ontologismo  è  una  ripresa  dell’antica  teoria  agostiniana  dell’illuminazione*,
          passata  attraverso  Malebranche  e  proposta  come  alternativa  allo  scetticismo
          soggettivistico  del  pensiero  moderno,  figlio  della  Riforma  e  di  Cartesio.  Le  tesi
          ontologiche trovarono seguaci presso alcune scuole teologiche in Francia, in Belgio

          e  in  Svizzera,  ma  furono  condannate  dal  Sant’Uffizio  nel  1861.  La  diffusione
          dell’ontologismo  e  la  condanna  di  esso  sono  comunque  manifestazioni  di  quella
          inquietudine dottrinale alla quale, poco dopo, Leone XIII cercò di porre rimedio col
          perentorio invito a ritornare al tomismo.

          OPERATIVO. Nel linguaggio della scolastica, si dice delle proprietà che sono causa
          di atti.
          OPINIONE.  Conoscenza o credenza non provvista di garanzie oggettive di validità.
          Una  tradizione  di  pensiero  quasi  ininterrotta  individua  come  note  costitutive
          dell’opinione l’incertezza e la mutabilità, connesse con l’origine empirica delle sue
          assunzioni.  Così  per  Platone  l’opinione  (in  gr. dóxa)  è  un  misto  di  sapienza  e  di

          ignoranza; per san Tommaso l’atto di opinare include sempre il timore di aver fatto
          una scelta sbagliata; per Hegel è una grossolana improprietà parlare di « opinioni
          filosofiche  »,  essendo  un  vero  pensiero  sempre  universale  e  perciò  stesso  non
          soggettivo. Il nesso scienzaopinione si presenta anche oggi, al livello della coscienza
          comune, con il carattere di un’alternativa radicale: si continua a ripetere che « la
          matematica non è un’opinione », contrapponendo la presunta assolutezza delle verità

          matematiche  alla  controvertibilità  dell’opinabile.  Nel  pensiero  contemporaneo,
          peraltro, la consapevolezza del carattere non definitivo di tutte le formulazioni della
          verità  implica  la  tendenza  a  sfumare  l’antitesi  qualitativa  tradizionale  in  una
          differenza di grado.
          OPPOSIZIONE.  In  logica,  relazione  di  esclusione  intercorrente  fra  termini  o  fra
          proposizioni. Aristotele  distingue  quattro  forme  di  opposizione:  quella  fra  termini

          correlativi  (per  es.,  doppio  e  metà);  quella  fra  termini contrari  (per  es.,  bene  e
          male);  quella  fra possesso  e privazione  (per  es.,  ricchezza  e  povertà);  quella
          contraddittoria  (fra  proposizioni  che  si  escludono).  Nelle  scuole  medievali  le
          opposizioni  logiche  erano  di  quattro  tipi,  in  base  ai  quali  si  potevano  avere
          proposizioni contrarie*, contraddittorie*, subcontrarie*, subalterne*.
          Nella  filosofia  di  Hegel  e  nelle  ulteriori  sistemazioni  a  essa  ispirate,  fra  cui  il

          marxismo, la legge fondamentale della realtà è l’opposizione: attraverso il porsi e il
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