Page 613 - Dizionario di Filosofia
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qualche oscillazione anche in Cartesio, oggetto e soggetto hanno perciò un significato

          esattamente opposto a quello affermatosi più tardi e oggi corrente: gli oggetti sono i
          contenuti  mentali  e  i  soggetti  le  cose.  Solo  dal XVIII  sec.  prese  piede
          progressivamente l’identificazione di « soggetto » con « io » e quella correlativa di
          « oggetto » con « realtà esterna ». Così per Kant la « cosa in sé » è un vero e proprio
          oggetto, a differenza del fenomeno, la cui oggettività è relativa, risultando esso da
          una  sintesi  soggettivo-oggettiva  di  forma  e  contenuto.  Sul  rapporto  fra  soggetto  e

          oggetto  nella  conoscenza  si  fonda  l’opposizione  fra  idealismo*  e  realismo*,  a
          proposito della quale va avvertito che nella concretezza storica le singole posizioni
          di pensiero si presentano anche sotto questo profilo assai più sfumate e complesse,
          di quanto non appaia nella schematizzazione consueta. A ogni modo in linea generale
          per l’idealismo il soggetto è il principio e il fondamento dell’oggetto, mentre per il
          realismo è l’oggetto che precede e condiziona il soggetto. Così in Fichte l’oggetto è
          il non-io, che l’io oppone a se stesso per realizzare la propria libertà e in Gentile

          l’oggetto  è  l’autodeterminazione  dell’atto,  perennemente  riassorbita  nella  vivente
          dialettica  di  questo.  Al  contrario,  per  il  realista  «  l’entrare  in  rapporto  con  un
          soggetto è per l’oggetto altrettanto indifferente quanto per un quadro l’essere appeso
          a un muro » (Külpe). L’affermazione della trascendenza dell’oggetto alla coscienza è
          la tesi fondamentale della fenomenologia di Husserl.

          OLIMPIODÒRO  il  Giovane,  in  gr. Olympiódōros,  filosofo  neoplatonico  (VI  sec.
          d.C.).  Appartenne  alla  scuola  di  Alessandria  e  scrisse  una Vita  di  Platone  e
          commentari ad alcuni dialoghi (per es., al Filebo, al Fedone, al Gorgia), opere che
          ci sono in parte pervenute.

          OLILÉ-LAPRUNE (Léon), filosofo francese (Parigi 1839-1898). La sua filosofia, che
          si  riallaccia  a  Cartesio  attraverso  Malebranche  (a  quest’ultimo  egli  dedicò  uno
          studio  fondamentale),  è  caratterizzata  dalla  tendenza  a  mettere  in  luce  le  radici
          volontaristiche  e  pratiche  del  pensiero  e  dalla  conseguente  affermazione  della
          necessaria  presenza  di  una  componente  fideistica  nella  speculazione  filosofica.  Il
          pensiero  del  suo  discepolo  Blondel  prese  l’avvio  da  queste  premesse.  Opere

          principali: La  filosofia  di  Malebranche  (1870), Della  certezza  morale  (1880),
          Saggio sulla morale di Aristotele (1881), La filosofia e il tempo presente (1890),
          Le sorgenti della pace intellettuale (1892), La ragione e il razionalismo (postuma,
          1906).
          OMEOMERÌE  (gr. homoioméreiai).  Nella  filosofia  di  Anassagora,  i  semi  (in  gr.
          spérmata) costitutivi della realtà. Il termine è usato nella esposizione della filosofia

          di Anassagora fatta da Aristotele nella Metafisica.
          OMÈRICO.  Alcuni  pensatori  greci  (per  es.  Teagene  di  Reggio,  Anassagora,
          Stesimbroto  di  Taso,  Metrodoro  di  Lampsaco,  gli  stoici  in  genere)  presumevano
          racchiusa nei poemi omerici una concezione razionale del mondo cui davano il nome

          di filosofia omerica. Tale interpretazione si fondava sulla presunzione dell’esistenza
          di un senso riposto (in gr. hypónoia), al di sotto di quello letterale: a essa il Vico
          contrappose la sua « discoverta del vero Omero » e il concetto della « logica poetica
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