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superamento di essa si attua il processo del pensiero, della natura e della storia. La
superiorità della considerazione « positivorazionale » rispetto a quella dell’intelletto
astratto sta appunto, secondo Hegel, nella capacità della prima di cogliere « l’unità
delle determinazioni nella loro opposizione ». (V. DIALETTICA.)
ORFISMO. Movimento religio-sofilosofico dell’antica Grecia basato sul culto di
Orfeo. Sebbene presenti numerosi legami col culto dionisiaco, l’orfismo è
indipendente da esso e per molti aspetti a esso opposto (anche nel mito le Baccanti
sbranano Orfeo, ostile al culto di Dioniso). Le sue orìgini risalgono al VI e forse al
VII sec. a.C., mentre la diffusione dei suoi riti e la parallela continua rielaborazione
della dottrina coprono tutta l’area e tutto l’arco della civiltà greca, fino al tardo
neoplatonismo. Secondo la teogonia e cosmogonia orfiche il Tempo ha creato l’uovo
del mondo traendolo dall’Etere e dal Caos. Dall’uovo nasce Fanete, dio ermafrodito
della generazione e prima manifestazione di Dioniso. Da Fanete vengono il Cielo e
la Terra e da questi i Titani, Crono e infine Zeus. Zeus genera il secondo Dioniso (lo
Zagreo, vale a dire « il Cacciatore »), che viene ucciso e divorato dai Titani. Atena
porta il cuore di Dioniso a Zeus, che lo mangia e genera quindi il terzo Dioniso.
Dopodiché Zeus fulmina e distrugge i Titani: dalle ceneri di questi nasce l’umanità
presente, che reca dunque in sé l’elemento dionisiaco positivo accanto a quello
titanico negativo. La consapevolezza di questa origine ambivalente e il senso di
colpa che ne deriva sono alla base della religiosità orfica: l’uomo deve
ricongiungersi con Dioniso, reprimendo la propria componente titanica. Nel culto
dionisiaco l’identificazione mistica col dio veniva raggiunta attraverso l’iniziazione
misterica e la liturgia orgiastica. Al contrario nell’orfismo, che pure includeva fra
l’altro nel proprio rituale l’omofagia, aveva un rilievo prevalente l’esigenza della
partecipazione interiore dell’iniziato al processo della propria purificazione.
L’influenza certamente grande esercitata dall’orfismo sull’evoluzione della vita
spirituale greca in genere e della filosofia in particolare deriva da questa accentuata
interiorizzazione dell’esperienza religiosa. Pitagora e Platone trassero dall’orfismo
la loro concezione del corpo come « carcere » o « tomba » dell’anima e della
metempsicosi come necessario travaglio premesso alla liberazione finale dal ciclo
delle nascite e delle morti. Il dualismo anima-corpo è il risultato della
razionalizzazione dell’antitesi mitica fra componente dionisiaca e componente
titanica dell’uomo. Così entrarono nella cultura greca attraverso l’orfismo l’idea di
un « peccato originale », quella di una vita oltre la morte ben diversa dalla mera
sopravvivenza larvale della tradizione omerica, quella della identificazione col dio
come premio finale del giusto, quella della natura intrinsecamente corruttrice della
corporeità.
Bibliogr.: Per i testi è fondamentale: O. Kern, Orphicorum fragmenta, Berlino 1963;
A. Loisy, Les mystères païens et le mystère chrétien, Parigi 1914; R. Pettazzoni, I
misteri, Bologna 1924; V. Macchioro, Zagreus, Firenze 1930; W. K. S. Guthrie,
Orpheus and Greek religion, Londra-Nuova York 1935; M. J. Lagrange, Les
mystères: l’orphisme, Parigi 1937; I. M. Linforth, Arts of Orpheus, Berkeley 1941;
L. Moulinier, Orphée et l’orphisme à l’époque classique, Parigi 1955.