Page 616 - Dizionario di Filosofia
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superamento di essa si attua il processo del pensiero, della natura e della storia. La

          superiorità della considerazione « positivorazionale » rispetto a quella dell’intelletto
          astratto sta appunto, secondo Hegel, nella capacità della prima di cogliere « l’unità
          delle determinazioni nella loro opposizione ». (V. DIALETTICA.)
          ORFISMO.  Movimento  religio-sofilosofico  dell’antica  Grecia  basato  sul  culto  di

          Orfeo.  Sebbene  presenti  numerosi  legami  col  culto  dionisiaco,  l’orfismo  è
          indipendente da esso e per molti aspetti a esso opposto (anche nel mito le Baccanti
          sbranano Orfeo, ostile al culto di Dioniso). Le sue orìgini risalgono al VI e forse al
          VII sec. a.C., mentre la diffusione dei suoi riti e la parallela continua rielaborazione
          della  dottrina  coprono  tutta  l’area  e  tutto  l’arco  della  civiltà  greca,  fino  al  tardo
          neoplatonismo. Secondo la teogonia e cosmogonia orfiche il Tempo ha creato l’uovo
          del mondo traendolo dall’Etere e dal Caos. Dall’uovo nasce Fanete, dio ermafrodito
          della generazione e prima manifestazione di Dioniso. Da Fanete vengono il Cielo e

          la Terra e da questi i Titani, Crono e infine Zeus. Zeus genera il secondo Dioniso (lo
          Zagreo, vale a dire « il Cacciatore »), che viene ucciso e divorato dai Titani. Atena
          porta il cuore di  Dioniso a  Zeus, che lo mangia e genera quindi il terzo  Dioniso.
          Dopodiché Zeus fulmina e distrugge i Titani: dalle ceneri di questi nasce l’umanità
          presente,  che  reca  dunque  in  sé  l’elemento  dionisiaco  positivo  accanto  a  quello

          titanico  negativo.  La  consapevolezza  di  questa  origine  ambivalente  e  il  senso  di
          colpa  che  ne  deriva  sono  alla  base  della  religiosità  orfica:  l’uomo  deve
          ricongiungersi  con  Dioniso,  reprimendo  la  propria  componente  titanica.  Nel  culto
          dionisiaco l’identificazione mistica col dio veniva raggiunta attraverso l’iniziazione
          misterica e la liturgia orgiastica. Al contrario nell’orfismo, che pure includeva fra
          l’altro nel proprio rituale l’omofagia, aveva un rilievo prevalente l’esigenza della
          partecipazione  interiore  dell’iniziato  al  processo  della  propria  purificazione.
          L’influenza  certamente  grande  esercitata  dall’orfismo  sull’evoluzione  della  vita

          spirituale greca in genere e della filosofia in particolare deriva da questa accentuata
          interiorizzazione dell’esperienza religiosa. Pitagora e Platone trassero dall’orfismo
          la  loro  concezione  del  corpo  come  «  carcere  »  o  «  tomba  »  dell’anima  e  della
          metempsicosi come necessario travaglio premesso alla liberazione finale dal ciclo
          delle  nascite  e  delle  morti.  Il  dualismo  anima-corpo  è  il  risultato  della

          razionalizzazione  dell’antitesi  mitica  fra  componente  dionisiaca  e  componente
          titanica dell’uomo. Così entrarono nella cultura greca attraverso l’orfismo l’idea di
          un « peccato originale », quella di una vita oltre la morte ben diversa dalla mera
          sopravvivenza larvale della tradizione omerica, quella della identificazione col dio
          come premio finale del giusto, quella della natura intrinsecamente corruttrice della
          corporeità.

          Bibliogr.: Per i testi è fondamentale: O. Kern, Orphicorum fragmenta, Berlino 1963;
          A.  Loisy, Les mystères païens et le mystère chrétien, Parigi 1914; R. Pettazzoni, I
          misteri,  Bologna  1924;  V.  Macchioro, Zagreus,  Firenze  1930;  W.  K.  S.  Guthrie,
          Orpheus  and  Greek  religion,  Londra-Nuova  York  1935;  M.  J.  Lagrange, Les
          mystères: l’orphisme, Parigi 1937; I. M. Linforth, Arts of Orpheus, Berkeley 1941;

          L. Moulinier, Orphée et l’orphisme à l’époque classique, Parigi 1955.
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