Page 582 - Dizionario di Filosofia
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solo ripercorrendo sotto questa angolazione particolare tutta la storia del pensiero.

          Nella civiltà greca la riflessione critica sui moventi e sui fini della condotta umana è
          uno dei temi dominanti della sofistica. Le vecchie massime pratiche ancorate a una
          prescrizione  divina  o  garantite  dall’autorità  della  tradizione  perdono  la  loro
          assolutezza veneranda. Secondo Crizia le regole della condotta sono state imposte
          dagli antichi reggitori di città con l’intento di assicurare un ordinato convivere e la
          sanzione divina è stata inventata per contenere la spinta alla trasgressione. Tutte le

          norme  sono  imposizioni  o  convenzioni  di  origine  umana:  contro  l’artificio  della
          legge (nómos)  sta  la  natura  (phýsis),  alla  quale  soltanto  in  ultima  istanza  l’uomo
          saggio è tenuto a obbedire. Tuttavia, nonostante tale concetto di natura, il relativismo
          gnoseologico della sofistica ha come correlativo il relativismo morale: l’uomo è «
          misura di tutte le cose » anche sul piano dei valori e il bene coincide con ciò che
          ciascuno  individualmente  considera  come  desiderabile.  A  questo  soggettivismo
          dissolutore Socrate oppose la sua fede critica nell’esistenza di valori universali. La

          ricerca socratica mira a enucleare dal groviglio contraddittorio dell’opinabile il «
          bene  in  sé  »,  il  «  giusto  in  sé  »,  e  via  dicendo.  Una  volta  che  l’uomo  abbia
          conosciuto tali assoluti, non può più resistere alla loro forza attrattiva e conforma a
          essi i suoi comportamenti: chi fa il male, lo fa per ignoranza, perché « nessuno pecca
          di sua propria volontà ». Il rifiuto del relativismo morale è la fondamentale eredità
          socratica  accolta  da  Platone  e  da  Aristotele,  insieme  con  la  tendenza

          all’identificazione del bene con la conoscenza della verità. Questo « intellettualismo
          etico  »  implica  tensioni  e  contraddizioni  non  sempre  coerentemente  sanabili.  La
          morale  platonica  resta  sospesa  fra  l’ideale  della  pura  visione  intellettuale  come
          vertice della vita etica e la concezione della razionalità come forza equilibratrice
          degli  impulsi.  Per  Aristotele  le  virtù  proprie  del  costume  (virtù  etiche)  si
          distinguono  da  quelle  puramente  intellettive  (virtù  dianoetiche),  le  quali  ultime
          concernono la ragione in quanto principio di conoscenza di ciò che è necessario. Ma

          la  ragione  non  può  non  volgersi  anche  a  regolare  il  comportamento  degli  uomini,
          determinando  caso  per  caso  quel  «  giusto  mezzo  »  (mesótēs)  che  costituisce  la
          misura  non  insegnabile  della  condotta  virtuosa.  Nell’età  ellenistica  la  filosofia  è
          volta soprattutto a indicare agli uomini regole di comportamento ragionevole, in un
          mondo sentito come ostile e immodificabile. Epicuro propone un edonismo prudente,

          che  sappia  accontentarsi  dei  «  piaceri  stabili  »;  Zenone  di  Cizio  e  gli  stoici
          insegnano a « vivere secondo ragione », e cioè ad accettare incondizionatamente la
          realtà  come  espressione  tutta  ugualmente  necessaria  del  Fato-Provvidenza;  gli
          scettici  traducono  sul  terreno  pratico  la  loro  rinuncia  teoretica  invitando  a  «  non
          uscire dalla consuetudine », ad accettare cioè senza velleità riformatrici gli usi e i
          costumi tradizionali.
          La  rivoluzione  rappresentata  dal  cristianesimo  rispetto  alla  morale  classica,
          sostanzialmente  tutta  incentrata  nella  ricerca  della  felicità  individuale

          (eudemonismo), ha il suo fondamento nel motivo dell’amore come valore assoluto e
          primario. La nuova intuizione della vita propone d’altronde alla riflessione morale
          una  tematica  irta  di  difficoltà.  Da  sant’Agostino  in  poi  il  problema  della
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