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edizioni in due anni) vennero per Montesquieu anche violente critiche, soprattutto da
parte giansenista, alle quali rispiose nel 1750 con una Difesa dello « Spìrito delle
leggi ». Ma l’opera, già condannata dalla Sorbona, fu messa all’indice nel 1751.
Negli ultimi anni si dedicò alla composizione di nuovi scritti, tra cui la voce « gusto
» per l’Enciclopedia di Diderot, pubblicata nel 1757 nel tomo VII. Una buona parte
della sua opera, non sistemata al momento della morte, fu conosciuta molto più tardi:
è il caso di I miei pensieri, pubblicati nel 1899, delle Note di viaggio e delle
Lettere, alcune delle quali apparvero addirittura nel 1941. Questi scritti rivelano la
personalità dell’autore, gli aspetti contraddittori di un aristocratico riformatore, uno
spirito grave non alieno dall’ironia e dalla frivolezza.
Montesquieu è una delle maggiori figure del « secolo dei lumi »: gli spetta il merito
di aver gettato le basi delle scienze sociali ed economiche moderne. A prescindere
dall’originalità del suo metodo d’indagine, la sua opera offre un ricco campionario
di quelle idee che furono il patrimonio più cospicuo dell’Illuminismo: la tolleranza,
la libertà politica; il rifiuto di dogmatismi: « non è la fortuna a dominare il mondo »;
i fatti umani devono spiegarsi in modo umano. Nel libro XI dello Spirito delle leggi
ascrive la libertà alla separazione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario e al
loro reciproco equilibrio. Questa dottrina, ricavata dall’osservazione della realtà
inglese, diventò uno dei capisaldi del liberalismo ed ebbe una diretta e grande
influenza sulle costituzioni americana e francese.
Bibliogr.: Oeuvres complètes, a cura di R. Caillois, 2 voll., Parigi 1949-1951; in
italiano: Lo spirito delle leggi, a cura di S. Cotta, 2 voll., Torino 1952;
Considerazioni sulle cause della grandezza e decadenza dei Romani, Torino 1960;
Lettere persiane, Firenze 1963; indispensabile su M. è: R. Shackleton,
Montesquieu. A critical biography, Oxford 1961; su M.: J. Dedieu, Montesquieu et
la tradition politique anglaise en France, Parigi 1909; L. M. Levin, The political
doctrine of Montesquieu’s Esprit des lois; its classical background, Nuova York
1936; E. Vidal, Saggio sul Montesquieu, Milano 1950; S. Cotta, Montesquieu e la
scienza della società, Torino 1953; L. Althusser, Montesquieu; la politique et
l’histoire, Parigi 1959 (trad. it.: Roma 1969); J. R. Loy, Montesquieu, Nuova York
1968; M. H. Waddicor, Montesquieu and the philosophy of natural law, L’Aia
1970; Th. C. Pangle, Montesquieu’s philosophy of liberalism, Chicago 1973.
MONTESSÒRI (Maria), pedagogista ed educatrice italiana (Chiaravalle, Ancona,
1870 - Noordwijk, Olanda, 1952). Fu la prima donna in Italia a conseguire la laurea
in medicina; si dedicò, dopo gli studi universitari, alla cura dei bambini deficienti e
anormali, giungendo ben presto a convincersi che il trattamento educativo conseguiva
risultati assai più positivi delle cure mediche tradizionali. Dopo aver diretto la
Scuola magistrale ortofrenica di Roma (1899-1900), iniziò l’attività direttamente
educativa fondando (1906) la « casa dei bambini », destinata ai figli delle famiglie
operaie del quartiere di San Lorenzo a Roma. Ostile al fascismo, la Montessori
lasciò l’Italia nel 1936; seguì in varie parti del mondo, dall’India agli Stati Uniti,
dalla Svezia alla Cina, il rapido fiorire delle scuole montessoriane e finì i suoi
giorni in un villaggio di pescatori olandesi, presso Leida, che aveva scelto come sua