Page 576 - Dizionario di Filosofia
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contrapposizione con l’unità, si pose nell’antica filosofia greca nell’ambito della
scuola di Elea, secondo la quale la molteplicità è la proprietà caratteristica del
mondo sensibile, l’unità dell’Essere. Secondo Parmenide, del molteplice si può
avere solo un’opinione (dóxa), mentre la vera scienza ha per oggetto l’Uno. Già
Platone, tuttavia, mise in luce nel Parmenide la correlazione, oltre che la
contraddittorietà, dei due concetti, in quanto l’unità è elemento costitutivo della
molteplicità, che è appunto somma di singole unità.
MÒNADE (dal gr. monás -ádos, unità). I pitagorici indicarono con questo termine
l’unità elementare, fondamento della realtà e principio di ogni ordine. Platone
chiamò qualche volta monadi le idee, volendone sottolineare il carattere di unità
semplici e indivisibili. Nel XII sec. i neoplatonici cristiani usarono il termine per
designare Dio. Giordano Bruno intitolò uno dei suoi poemi latini De monade,
numero et figura e chiamò di frequente monadi gli elementi semplici costitutivi
dell’universo. Il termine è tuttavia entrato largamente nell’uso solo attraverso la
filosofia di Leibniz, per il quale le monadi sono sostanze semplici, atomi
immateriali, centri di forza rappresentativa, elementi costitutivi di tutto l’universo.
Dopo Leibniz il termine ricompare sporadicamente in Diderot, Voltaire, Kant,
Gioberti, Renouvier, ecc.
MONBODDO (James BURNETT, lord), filosofo scozzese (Monboddo House,
Kincardineshire, 1714 - Edimburgo 1799). Di nobile famiglia, fu prima avvocato e
poi magistrato e pervenne alla filosofia in età piuttosto avanzata, componendo due
opere di vasta mole. Nella prima, Origine e sviluppo della lingua (1773-1792),
attraverso una ricchissima esemplificazione storica è sostenuta la tesi dell’origine
insieme empirica e razionale del linguaggio; la seconda, Metafisica antica (1779-
1799), dopo una confutazione delle teorie di Locke e di Newton, contiene una
esposizione molto documentata del pensiero greco.
Bibliogr.: In italiano sono tradotti testi di M. sul linguaggio: Herder-Monboddo,
Linguaggio e società, a cura di N. Merker e L. Formigari, Bari 1973. Su M.: W. A.
Knight, Lord Monboddo and some of his contemporaries, Londra 1900; A. O.
Lovejoy, Monboddo and Rousseau, « Modern philology », 1933; E. L. Cloyd, James
Burnett, Lord Monboddo, Oxford 1972.
MONDOLFO (Rodolfo), filosofo e storico della filosofia italiano (Senigallia 1877 -
Buenos Aires 1976). Professore di storia della filosofia a Padova, Torino e Bologna,
nel 1938, in conseguenza delle leggi razziali, dovette lasciare la cattedra. Emigrò in
Argentina, dove ha insegnato nelle università di Córdoba (1940-1948) e di Tucumán
(1949-1952) e dove si è definitivamente stabilito. Le sue ricerche si sono
particolarmente concentrate sul pensiero greco e sul marxismo. Come storico della
filosofia antica, ha rivelato la presenza nella speculazione greca di nozioni e di temi
di solito ritenuti esclusivamente moderni (per es., l’attività del soggetto nella
conoscenza, la positività dell’infinito, il senso del peccato). Come interprete del
marxismo, ha contribuito in modo particolare a mettere in luce le radici
volontaristiche e umanistiche del materialismo storico. Opere principali: Sulle orme