Page 562 - Dizionario di Filosofia
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diluvio universale in poi.

          Tuttavia è indubbio che la polemica della scienza moderna alle sue origini contro
          l’aristotelismo, considerato come la manifestazione tipica della mentalità metafisica,
          l’interpretazione  «  scientistica  »  di  Kant  e  il  movimento  positivistico  nel  suo
          complesso hanno contribuito a far prevalere nella parola « metafisica » la risonanza
          negativa.  Essa  ha  finito  per  designare  correntemente  una  pseudoscienza,  fatta  di
          generalizzazioni  arbitrarie,  di  astrazioni  entifìcate  e  di  assunzioni  inverifìcabili.

          Quando l’umanità, secondo la filosofia della storia di A. Comte, esce dallo stadio
          teologico per entrare in quello metafìsico, il mutamento sul piano del sapere consiste
          nella sostituzione delle antiche divinità preposte ai fenomeni naturali con sistemi di
          astrazioni  in  cui  viene  iniettata  una  parvenza  di  realtà.  Con  l’avvento  dell’età  «
          positiva » non c’è più posto per gli arbitri della vecchia metafisica, e l’estensione
          del metodo scientifico a tutti i campi possibili del sapere non lascia per essa alcun
          margine  residuo  di  applicazione. Anche  quando  come  in  Spencer,  viene  in  primo

          piano  riconoscimento  del  carattere  relativo  e  limitato  della  scienza,  alla  quale
          sfuggirà  sempre  il  mistero  dell’Assoluto  e  dell’Incondizionato,  si  preferisce
          assegnare  alla  religione  il  compito  di  richiamare  l’attenzione  dell’uomo  sulla  «
          causa ultima », piuttosto che attribuire una qualche ragion d’essere alla speculazione
          metafisica. E se è vero che, per le generalizzazioni frettolose e le ipotesi arbitrarie,
          quasi tutte le grandi sistemazioni positivistiche rientrano a pieno diritto nella storia

          della metafìsica intesa nel suo senso deteriore, va osservato però che si tratta per
          così dire di sconfinamenti involontari, operati col convincimento di rimanere con i
          piedi ben poggiati sul terreno solido del fatto e della sua legittima interpretazione.
          Con  la  crisi  del  positivismo  nella  seconda  metà  del XIX sec. si toma a parlare di
          metafìsica  senza  pudori  intellettuali  e  senza  la  paura  di  essere  fuori  del  proprio
          tempo. Bergson caratterizza la sua filosofia come una « metafìsica evoluzionistica »
          ed  intitola  una  sua  opera,  breve  ma  fondamentale, Introduzione  alla  metafisica.

          Forti  risonanze  metafìsiche  sono  presenti  nella  «  filosofia  dei  valori  »,  nel
          neospiritualismo francese (Ravaisson, Lachelier), nel neoidealismo angloamericano
          (Bradley,  Royce),  nell’idealismo  spiritualistico  di  Martinetti  e  di  Varisco  e  nel
          realismo critico di Carabellese in Italia. Del resto una metafìsica spiritualistica di
          più  o  meno  diretta  derivazione  rosminiana  ha  avuto  vari  cultori  nella  filosofia

          italiana del Novecento, fino al contemporaneo M. F. Sciacca. La stessa rinascita del
          tomismo implica ovviamente il presupposto dell’identità, sopra il fluttuare del tempo
          e della storia, degli eterni temi della ricerca metafisica.
          Lo  storicismo  crociano  ha  condotto  nella  nostra  cultura  filosofica  una  lunga,
          ininterrotta polemica contro questa « filosofia degli eterni problemi ». Lo storicismo
          moderno,  secondo  il  Croce,  ha  giocato  alla  metafìsica  «  il  cattivo  tiro  »  di
          storicizzarla, dimostrando che i suoi concetti, le sue dottrine e le sue dispute, quando
          significavano qualcosa, erano fatti storici e storiche affermazioni, nascenti da bisogni

          ben circoscritti e determinati, e così facendo « ha scritto il suo onesto necrologio ».
          Il  pensiero  contemporaneo,  nelle  sue  correnti  più  vive,  non  conferma  più  senza
          riserve  quest’atto  di  morte.  Perfino  il  neopositivismo  non  disdegna  l’uso  di  una
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