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diluvio universale in poi.
Tuttavia è indubbio che la polemica della scienza moderna alle sue origini contro
l’aristotelismo, considerato come la manifestazione tipica della mentalità metafisica,
l’interpretazione « scientistica » di Kant e il movimento positivistico nel suo
complesso hanno contribuito a far prevalere nella parola « metafisica » la risonanza
negativa. Essa ha finito per designare correntemente una pseudoscienza, fatta di
generalizzazioni arbitrarie, di astrazioni entifìcate e di assunzioni inverifìcabili.
Quando l’umanità, secondo la filosofia della storia di A. Comte, esce dallo stadio
teologico per entrare in quello metafìsico, il mutamento sul piano del sapere consiste
nella sostituzione delle antiche divinità preposte ai fenomeni naturali con sistemi di
astrazioni in cui viene iniettata una parvenza di realtà. Con l’avvento dell’età «
positiva » non c’è più posto per gli arbitri della vecchia metafisica, e l’estensione
del metodo scientifico a tutti i campi possibili del sapere non lascia per essa alcun
margine residuo di applicazione. Anche quando come in Spencer, viene in primo
piano riconoscimento del carattere relativo e limitato della scienza, alla quale
sfuggirà sempre il mistero dell’Assoluto e dell’Incondizionato, si preferisce
assegnare alla religione il compito di richiamare l’attenzione dell’uomo sulla «
causa ultima », piuttosto che attribuire una qualche ragion d’essere alla speculazione
metafisica. E se è vero che, per le generalizzazioni frettolose e le ipotesi arbitrarie,
quasi tutte le grandi sistemazioni positivistiche rientrano a pieno diritto nella storia
della metafìsica intesa nel suo senso deteriore, va osservato però che si tratta per
così dire di sconfinamenti involontari, operati col convincimento di rimanere con i
piedi ben poggiati sul terreno solido del fatto e della sua legittima interpretazione.
Con la crisi del positivismo nella seconda metà del XIX sec. si toma a parlare di
metafìsica senza pudori intellettuali e senza la paura di essere fuori del proprio
tempo. Bergson caratterizza la sua filosofia come una « metafìsica evoluzionistica »
ed intitola una sua opera, breve ma fondamentale, Introduzione alla metafisica.
Forti risonanze metafìsiche sono presenti nella « filosofia dei valori », nel
neospiritualismo francese (Ravaisson, Lachelier), nel neoidealismo angloamericano
(Bradley, Royce), nell’idealismo spiritualistico di Martinetti e di Varisco e nel
realismo critico di Carabellese in Italia. Del resto una metafìsica spiritualistica di
più o meno diretta derivazione rosminiana ha avuto vari cultori nella filosofia
italiana del Novecento, fino al contemporaneo M. F. Sciacca. La stessa rinascita del
tomismo implica ovviamente il presupposto dell’identità, sopra il fluttuare del tempo
e della storia, degli eterni temi della ricerca metafisica.
Lo storicismo crociano ha condotto nella nostra cultura filosofica una lunga,
ininterrotta polemica contro questa « filosofia degli eterni problemi ». Lo storicismo
moderno, secondo il Croce, ha giocato alla metafìsica « il cattivo tiro » di
storicizzarla, dimostrando che i suoi concetti, le sue dottrine e le sue dispute, quando
significavano qualcosa, erano fatti storici e storiche affermazioni, nascenti da bisogni
ben circoscritti e determinati, e così facendo « ha scritto il suo onesto necrologio ».
Il pensiero contemporaneo, nelle sue correnti più vive, non conferma più senza
riserve quest’atto di morte. Perfino il neopositivismo non disdegna l’uso di una