Page 559 - Dizionario di Filosofia
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York  1930;  O.  Zarek, M.  Mendelssohn,  Amsterdam  1936;  H.  Hoelters, Der

          Spinozistische  G’ottesbegriff  bei  M.  Mendelssohn  und  F.  H.  Jacobi  und  der
          Gottesbegriff Spinozas, Bonn 1938; H. M. Meyer, M. Mendelssohns Bibliographie,
          Berlino 1965.
          MENEDÈMO di Eretria, in gr. Menédēmos, filosofo e uomo politico greco (339-265

          a.C.).  Allievo  del  megarico  Stilpone  e  poi  seguace  e  successore  di  Mosco  e
          Anchipilo,  esponenti  della  scuola  socratica  di  Elide,  quando  tornò  a  Eretria  vi
          trasferì la scuola filosofica di Elide e partecipò attivamente alla vita politica della
          città.  Secondo  la  tradizione,  si  sarebbe  dato  la  morte  in  tarda  età  per  il  dolore
          causatogli  dalla  vittoria  del  partito  macedone  nella  sua  città.  Non  lasciò  alcuno
          scritto, ma le scarse testimonianze ci permettono di inferire che il suo pensiero non si
          discostasse dalla linea della scuola megarica.

          MENIPPO di Gadara  (in  Celesiria),  in  gr. Ménippos, poeta greco e filosofo della
          scuola  cinica  (fine  del IV  e  principio  del III  sec.  a.C.).  Di  origine  fenicia  e  di
          condizione servile e, in seguito, affrancato, trascorse la vita a Sinope e a Tebe dove,
          ottenuta la cittadinanza, accumulò con la pratica dell’usura un notevole patrimonio,

          dalla  cui  perdita,  forse  al  gioco,  fu  indotto  a  uccidersi.  Deve  la  sua  fama  alla
          creazione di un singolare genere seriofaceto (spudaiogéloion), che da lui prese in
          seguito  il  nome  di  satira  menippea,  nel  quale  con  mordacità  intelligente  e  acuta
          canzonava le stoltezze umane e le presunzioni dei filosofi. È conosciuto unicamente
          attraverso le imitazioni di scrittori posteriori, fra cui soprattutto Luciano, che fece di
          Menippo l’arguto protagonista dei suoi Dialoghi dei morti; di originale non ci sono
          giunti che alcuni titoli: l’Arcesilao, che derideva la comoda vita degli accademici, la

          Nascita  di  Epicuro,  contro  il  culto  della  personalità  del  maestro  praticata  dagli
          epicurei,  la Nékyia,  in  cui  era  svolto  il  motivo  dell’assurdità  delle  credenze
          ultraterrene,’ ecc.
          MENTITORE.  L’argomento  del  mentitore  (in  gr. pseudómenos)  è  un  cosiddetto
          dilemma,  cioè  un  ragionamento  caratterizzato  dalla  reciproca  implicazione

          necessaria  di  due  proposizioni,  che  si  presentano  peraltro  come  incompatibili  in
          quanto contraddittorie. La sua prima formulazione è attribuita a Eubulide di Mileto,
          discepolo  di  Euclide  di  Megara.  Lo  si  trova  riportato  in  vari  scritti  antichi  di
          filosofìa fu discusso dalla scolastica e ha avuto una certa fortuna anche nella logica
          moderna  (soprattutto  come  prova  della  intrinseca  contraddittorietà  delle  lingue
          naturali). Può essere così formulato: « Chi afferma di mentire e dice poi la verità,
          mente. Ma se mente, non dice la verità, e dunque non è vero che menta ».

          MEONTOLOGÌA  (dal  gr. mē,  non, ón,  óntos,  essente  e lógos,  discorso,  pensiero).
          Parola entrata recentemente nel linguaggio filosofico per designare polemicamente
          quelle  filosofie  nelle  quali  la  ricerca  metafisica  è  concentrata,  piuttosto  che
          sull’essere (ontologia), sul nonessere, ovvero il nulla. La si applica in particolare a

          certe versioni dell’esistenzialismo (Heidegger e Sartre), quando si vuole sottolineare
          il  loro  aspetto  negativo  di  concezioni  del  mondo  in  cui  il  nulla  ha  una  posizione
          preminente rispetto all’essere.
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