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divinità o di un demone (asura), e più tardi le illusioni suscitate da tale forza. Essa

          si identifica talora con l’ignoranza, mentre in altri casi appare come materia prodotta
          dal principio spirituale o contrapposta ad esso. Nei sistemi del vedānta rappresenta
          un’entità  irrazionale,  senza  principio,  inesplicabile  come  il  mondo  che  essa  crea
          illusoriamente: la si trova paragonata al miraggio nel deserto.

          MECCANICISMO. Dottrina filosofica secondo la quale tutti i fenomeni si riducono a
          movimenti  spaziali  prodotti  da  cause  necessarie.  Nel  pensiero  greco  il
          meccanicismo  si  presenta  sotto  la  forma  dell’atomismo*,  sia  nella  versione
          originaria  di  Democrito,  sia  in  quella  derivata  di  Epicuro.  Per  la  verità
          l’epicureismo,  per  l’esigenza  pratica  di  emancipare  l’uomo  dalla  paura  del  fato,
          elimina  dall’universo  atomistico  la  ferrea  catena  della  necessità,  introducendo  il
          concetto  di parénklisis  (lat. clinamen),  cioè  di  una  deviazione  imprevedibile
          dell’atomo dalla sua traiettoria. Nel De rerum natura Lucrezio rileva che solo in un

          universo siffatto è possibile la vita morale: « Se tutti i moti fossero concatenati…, da
          dove ci verrebbe il libero potere non soggetto al fato di andare dove ci conduce la
          nostra  volontà?  ».  Alle  origini  della  filosofia  moderna  Hobbes  e  Cartesio
          propongono due concezioni della realtà ispirate al meccanicismo. Per Hobbes tutti i
          fenomeni, compresi quelli psichici, si possono spiegare come movimenti di corpi.

          Anche Dio è corpo (pensarlo incorporeo equivale a dichiararlo inesistente), e come
          tale condiziona i movimenti degli altri corpi secondo un determinismo rigoroso, che
          non conosce né contingenza, né libertà. Sottoposto al meccanicismo è per Cartesio
          solo il mondo fisico, mentre nell’universo delle « sostanze pensanti » vigono altre
          leggi.  La  corporeità  coincide  con  l’estensione  e  le  proprietà  della  materia  si
          riducono alla sua divisibilità in parti e alla mobilità di queste. Poiché l’estensione e
          il movimento delle parti bastano a spiegare tutti i fenomeni naturali, vita compresa,
          quello  di  Cartesio,  rispetto  al  meccanicismo  materialistico  degli  atomisti  e  di

          Hobbes, può essere caratterizzato come meccanicismo geometrico. Cartesio formulò
          inoltre nel modo più radicale la concezione del meccanicismo animale con la sua
          teoria  dell’animalemacchina,  secondo  la  quale  appunto  gli  animali  sono  pure
          macchine, veri e propri automi. L’unica anima esistente è quella razionale, sostiene
          Cartesio,  e  quando  questa  manca  non  può  esserci  nessuna  forma  di  vita  psichica,

          nemmeno al livello elementare della sensazione e dell’emozione. Questa dottrina fu
          accettata da Malebranche, che la rinforzò con una ragione di ordine teologico: se gli
          animali  sentissero,  soffrirebbero;  e  poiché  la  sofferenza  si  giustifica  solo  come
          punizione del peccato, la presenza in loro di tale facoltà sarebbe in contrasto con la
          giustizia e la bontà di Dio. Riformulazioni non molto originali del meccanicismo si
          incontrano nella cultura illuministica francese (per es., nel La Mettrie) e più tardi nel
          positivismo, particolarmente in quello tedesco.

          Per  la  scienza  moderna  il  meccanicismo  è  stato  fin  dalle  origini,  più  che  una
          concezione generale del mondo astrattamente condivisa, l’espressione dell’esigenza
          di una rappresentazione rigorosa e oggettiva della realtà. Può essere presentata come
          segno  emblematico  di  un  tale  atteggiamento  la  risposta  dell’astronomo  Laplace  a
          Napoleone,  che  gli  chiedeva  come  mai  Dio  non  comparisse  nella  sua  descrizione
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