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• Materialismo storico è il nome dato da  Marx e da  Engels alla loro concezione

          della storia. La parola materialismo fu usata di proposito per sottolineare il distacco
          dall’idealismo di Hegel e dall’umanesimo di Feuerbach, ma questa terminologia di
          rottura è all’origine di molti fraintendimenti, come quello che vede nel marxismo una
          variante  appena  caratterizzata  della  concezione  deterministica  della  storia.  Se  il
          marxismo italiano, da A. Labriola a Gramsci, ha contribuito non poco al recupero
          del significato autentico della dottrina, un posto particolare, per la rilevanza politica

          dei risultati, va riconosciuto all’azione condotta agli inizi del nostro secolo da Lenin.
          per combattere l’interpretazione deterministica e il connesso attendismo pratico. Se
          si vuole chiudere in una formula la concezione marxistica della storia, quella più
          aderente  sembra  essere  «  filosofia  della  prassi  ».  La  storia  è  creazione  continua
          dell’attività  umana:  l’uomo,  dice  il  Labriola,  produce  se  stesso  come  causa  ed
          effetto, come autore e conseguenza a un tempo delle successive condizioni del suo
          essere. Certo, il principio motore della storia è il sistema dei bisogni umani, ma il

          bisogno non viene solo dalla natura, ma anche e più dall’interno della società. La
          storia della società umana è storia di lotte di classi e le discriminanti più nette di
          questi  gruppi  sono  di  solito  la  struttura  della  proprietà  e  gli  interessi  economici.
          Questi ultimi non possono poi mai in concreto essere separati dagli altri bisogni e
          dalle  altre  forme  di  attività,  compresenti  nell’uomo  e  nella  società  in  un  viluppo
          inscindibile di azioni e di reazioni. È noto che anche Engels verso la fine della sua

          vita  riconobbe  di  avere  qualche  volta  esagerato  l’importanza  della  struttura
          economica  e  sottovalutato  la  funzione  della  sovrastruttura,  la  quale  non  è  solo  un
          effetto e funge talvolta da vera e propria forza motrice della storia. La verità è che il
          movimento della società si rivela di una complessità straordinaria e che non esistono
          fattori perfettamente isolabili e assolutamente determinanti. La dialettica è veramente
          materialistica solo se evita il dogmatismo dottrinario e le scelte aprioristiche. Gli
          sviluppi  autenticamente  creativi  del  marxismo  nascono  perciò  da  una  lettura

          spregiudicata della realtà sociale, capace di individuare le nuove linee di frattura e
          di intuire le possibilità rivoluzionarie. Così, mentre Marx aveva preannunciato una
          rivoluzione sociale limitata ai paesi più avanzati industrialmente, Lenin si rese conto
          delle  possibilità  rivoluzionarie  delle  società  contadine  arretrate,  entro  la  cornice
          della fase imperialistica del capitalismo.

          Del resto Marx ed Engels insistettero più volte sul punto che il materialismo storico
          non  andava  inteso  come  un  sistema  rigido  (Marx  disse  anche  scherzando  di  non
          essere  «  marxista  »):  il  politicofilosofo  trae  dalla  prassi  rivoluzionaria  motivi  di
          approfondimento della teoria, la quale così arricchita risulta a sua volta una guida
          sempre più efficace per l’azione. Se la storia è una scienza, la politica è la tecnica
          derivata da tale scienza. In forza del possesso di ambedue l’umanità esce dal regno
          della  necessità  (determinismo  subito  passivamente)  per  entrare  in  quello  della
          libertà  (determinismo  compreso  e  padroneggiato);  donde  le  formule:  «  L’umanità

          esce dal regno della necessità per entrare in quello della libertà » (Engels) e «  I
          filosofi non hanno fatto altra che interpretare variamente il mondo: si tratta ora di
          trasformarlo » (Marx).
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