Page 553 - Dizionario di Filosofia
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• Materialismo storico è il nome dato da Marx e da Engels alla loro concezione
della storia. La parola materialismo fu usata di proposito per sottolineare il distacco
dall’idealismo di Hegel e dall’umanesimo di Feuerbach, ma questa terminologia di
rottura è all’origine di molti fraintendimenti, come quello che vede nel marxismo una
variante appena caratterizzata della concezione deterministica della storia. Se il
marxismo italiano, da A. Labriola a Gramsci, ha contribuito non poco al recupero
del significato autentico della dottrina, un posto particolare, per la rilevanza politica
dei risultati, va riconosciuto all’azione condotta agli inizi del nostro secolo da Lenin.
per combattere l’interpretazione deterministica e il connesso attendismo pratico. Se
si vuole chiudere in una formula la concezione marxistica della storia, quella più
aderente sembra essere « filosofia della prassi ». La storia è creazione continua
dell’attività umana: l’uomo, dice il Labriola, produce se stesso come causa ed
effetto, come autore e conseguenza a un tempo delle successive condizioni del suo
essere. Certo, il principio motore della storia è il sistema dei bisogni umani, ma il
bisogno non viene solo dalla natura, ma anche e più dall’interno della società. La
storia della società umana è storia di lotte di classi e le discriminanti più nette di
questi gruppi sono di solito la struttura della proprietà e gli interessi economici.
Questi ultimi non possono poi mai in concreto essere separati dagli altri bisogni e
dalle altre forme di attività, compresenti nell’uomo e nella società in un viluppo
inscindibile di azioni e di reazioni. È noto che anche Engels verso la fine della sua
vita riconobbe di avere qualche volta esagerato l’importanza della struttura
economica e sottovalutato la funzione della sovrastruttura, la quale non è solo un
effetto e funge talvolta da vera e propria forza motrice della storia. La verità è che il
movimento della società si rivela di una complessità straordinaria e che non esistono
fattori perfettamente isolabili e assolutamente determinanti. La dialettica è veramente
materialistica solo se evita il dogmatismo dottrinario e le scelte aprioristiche. Gli
sviluppi autenticamente creativi del marxismo nascono perciò da una lettura
spregiudicata della realtà sociale, capace di individuare le nuove linee di frattura e
di intuire le possibilità rivoluzionarie. Così, mentre Marx aveva preannunciato una
rivoluzione sociale limitata ai paesi più avanzati industrialmente, Lenin si rese conto
delle possibilità rivoluzionarie delle società contadine arretrate, entro la cornice
della fase imperialistica del capitalismo.
Del resto Marx ed Engels insistettero più volte sul punto che il materialismo storico
non andava inteso come un sistema rigido (Marx disse anche scherzando di non
essere « marxista »): il politicofilosofo trae dalla prassi rivoluzionaria motivi di
approfondimento della teoria, la quale così arricchita risulta a sua volta una guida
sempre più efficace per l’azione. Se la storia è una scienza, la politica è la tecnica
derivata da tale scienza. In forza del possesso di ambedue l’umanità esce dal regno
della necessità (determinismo subito passivamente) per entrare in quello della
libertà (determinismo compreso e padroneggiato); donde le formule: « L’umanità
esce dal regno della necessità per entrare in quello della libertà » (Engels) e « I
filosofi non hanno fatto altra che interpretare variamente il mondo: si tratta ora di
trasformarlo » (Marx).