Page 556 - Dizionario di Filosofia
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dell’universo:  «  Non  ho  sentito  il  bisogno  di  questa  ipotesi  ».  L’assunzione  del

          modello meccanico ha in realtà consentito alla fisica di liberarsi subito e per sempre
          dalle tentazioni e dagli arbitri del finalismo, ed è quindi comprensibile come anche
          la biologia, la psicologia, la sociologia, ecc. si siano di volta in volta poste almeno
          come  obiettivo  tendenziale  l’adeguamento  delle  loro  strutture  concettuali  al
          paradigma fornito dalla fisica. Ma nel XX sec., mentre nell’ambito della stessa fisica
          il  concetto  di  legge  come  necessità  e  costanza  di  rapporti  ha  lasciato  il  posto  a

          quello di legge come identificazione di una variazione di probabilità, la biologia e la
          psicologia  si  sono  fatte  sempre  meglio  consapevoli  dell’impossibilità  di
          rappresentare gli ordini di fenomeni di loro competenza entro gli schemi della fisica
          classica.  Il  merito  storico  del  meccanicismo  resta  quello  di  aver  contribuito  al
          tramonto  di  pregiudizi  metafisici  assai  tenaci,  come  quelli  sui  quali  si  fondava  il
          cosiddetto vitalismo*.
          Nella storia della filosofia moderna la critica al meccanicismo è stata condotta sia

          dallo  spiritualismo,  per  il  quale  il  reale  può  presentarsi  come  meccanicamente
          ordinato solo a un tipo di comprensione inadeguata (Ravaisson, Bergson), sia dallo
          hegelismo  di  destra  e  di  sinistra,  che  contrappone  la  creatività  innovatrice  del
          processo dialettico alla piattezza della successione meccanica. Poiché d’altronde il
          meccanicismo  come  concezione  generale  del  mondo  non  ha  più  ai  nostri  giorni
          nemmeno il sostegno della parziale verifica un tempo offerta dalla fìsica, il problema

          di una presa di posizione dinanzi a esso è divenuto del tutto inattuale.
          Bibliogr.:  J.  H.  Randall, The making of modern mind,  Boston 1940;  E.  Burtt, The
          metaphysical foundations of modern physical science, Londra 1952; R. Dugas, La
          mécanique  au  XVIIe  siècle,  Neuchâtel  1954;  R.  Lenoble, Origines  de  la  pensée
          scientifique moderne, in Histoire de la science, Parigi 1957; I. B. Cohen, The birth

          of  a  new  physics,  Nuova  York  1960;  E.  Dijksterhuis, The  mechanization  of  the
          world picture, Oxford 1961 (trad. it.: Milano 1971).
          MEDIATORE plastico. Formula con cui alcuni filosofi del principio del XIX sec., fra
          cui Galluppi, designarono la funzione intermediaria della natura nei rapporti fra Dio

          e il mondo. Tale concezione si ispira a quella del filosofo inglese Cudworth [1617-
          1688],  secondo  il  quale  la  «  natura  plastica  »  funge  per  delega  del  Creatore  da
          principio di regolarità e di ordine dei fenomeni. Si tratta in tutti questi casi di una
          reviviscenza della teoria neoplatonica dell’anima* del mondo.
          MEDIAZIONE.  Nella  logica  classica,  procedimento  mediante  il  quale  si  opera  la
          connessione  tra  due  elementi  di  un  discorso  mediante  un  terzo,  detto  intermedio.

          (Tipico  esempio  ne  è  il  sillogismo,  che  da  due  premesse  immediate  trae  una
          conclusione mediata tramite l’intervento del termine medio*.)
          • Per Hegel, la struttura stessa del pensiero, in quanto attività dinamica e dialettica
          continuamente superante la propria immediatezza (« dal pensiero di ciò che esiste »
          al « puro elemento di se stesso »).

          • In psicologia, fenomeno tramite il quale il pensiero generalizza i dati sensoriali e
          trae dalla conoscenza sensoriale (conoscenza immediata), una conoscenza astratta e
          intellettuale (conoscenza mediata).
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