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Megara (SCUOLA DI). Scuola filosofica fondata da Euclide di Megara dopo la
condanna di Socrate (399 a.C.), i cui membri, celebri soprattutto per le loro
sottigliezze argomentative, meritarono la qualifica di filosofi eristici*. Euclide
interpretò in chiave parmenidea la dottrina socratica dell’unicità del bene e della
virtû. L’essere è uno e, anche se si ammette che esso si manifesti in molteplici aspetti
o forme (idee), queste ultime non possono essere che nomi accanto a nomi, senza
reale rapporto fra loro. Perciò il movimento, il divenire, la relazione e il discorso
logico sono impossibili. Platone confutò queste dottrine nel Sofista, dimostrando
l’esistenza di connessioni necessarie fra le idee (dialettica). Per Euclide invece ogni
discorso è vero, proprio perché ogni discorso è assolutamente arbitrario; seguendo
l’esempio di Zenone, i megarici si sforzarono così di ridurre all’assurdo i
ragionamenti di chiunque avesse preteso il contrario. In morale, la scuola megarica
fu assai vicina a quella cinica ed ebbe certamente influenza sulla formazione
dell’etica stoica, come è anche provato dal fatto che Zenone di Cizio, fondatore dello
stoicismo, fu scolaro dei megarici Diodoro Crono e Stilpone.
Bibliogr.: P. W. Henne, L’école de Mégare, Parigi 1843; C. Mallet, Histoire de
l’Ecole de Mégare et de l’Ecole d’Erétrie, Parigi 1845; A. Levi, La dottrina
filosofica della scuola di Megara, Roma 1932; P. M. Schuhl, Le dominateur et les
possibles, Parigi 1961.
MEGLIORISMO. V. MIGLIORISMO.
MEINONG VON HANDSCHUCHSHEIM (Alexius), filosofo austriaco (Leopoli 1853 -
Graz 1920). Fu, come Husserl, allievo di F. Brentano. Professore di filosofia
all’università di Graz, vi creò il primo laboratorio austriaco di psicologia. Con
un’impostazione assai affine al metodo fenomenologico di Husserl, elaborò la
cosiddetta « teoria degli oggetti », secondo la quale compito della filosofia come «
realismo critico » è lo studio degli oggetti in quanto tali, indipendentemente dalla
risoluzione del problema empirico della loro esistenza. Opere principali: Ricerche
psicologicoetiche per la teoria del valore (1894); Sui dati (1902), dove espone la
sua teoria fenomenologica dell’oggetto; Sui fondamenti di esperienza del nostro
sapere (1906); Sulla posizione della teoria dell’oggetto nel sistema delle scienze
(1907); Su possibilità e probabilità (1915).
MELISSO di Samo, in gr. Mélissos, filosofo greco del V sec. a.C. Fu uomo politico
molto stimato dai suoi concittadini e nel 441-440 ebbe il comando della flotta nella
battaglia vittoriosa contro l’ex alleata Atene. Di un suo scritto, intitolato a quanto
pare Sulla natura o sull’essere (Perì phýseōs ē perì tu óntos), conosciamo
attraverso Simplicio il contenuto generale e undici frammenti. La notizia che egli sia
stato seguace della scuola di Elea e che abbia tradito l’insegnamento di Parmenide,
introducendo l’idea dell’infinità dell’Essere, si trova in Aristotele ed è ripresa da
Diogene Laerzio. La storiografia filosofica moderna vede il pensiero di Melisso, nei
limiti in cui la scarsa documentazione consente di ricostruirlo, come uno sviluppo
delle posizioni di Anassimandro e di Senofane. L’Essere è uno e infinito (nel senso
che non può aver limiti) ed è illusione credere che le esistenze particolari « siano »