Page 558 - Dizionario di Filosofia
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veramente.  Essere  e  natura  coincidono  in  una  unità  onnicomprensiva,  in  seno  alla

          quale le cose singole si dissolvono, nella loro effettiva realtà.
          MENCIO, in cinese Meng-tzû (« maestro Meng »), latinizzato in Mencius, filosofo
          cinese  di  scuola  confuciana  (Tsu,  Shantung,  372  circa  -†  289  a.C.).  Fu  chiaro  e
          originale pensatore politico, preoccupato della disgregazione spirituale e sociale che

          accompagnava in Cina la crisi del regime feudale. Convinto della bontà naturale e
          dell’uguaglianza degli uomini, sosteneva la presenza in noi di quattro virtù innate:
          l’amore  verso  gli  uomini  (jen),  l’equità  (yi),  il  sentimento  religioso  (li),  la
          conoscenza del bene e del male (chi). Questo ottimismo si accoppia a un profondo
          realismo: Mencio sostiene che è inutile cercare di reprimere i desideri, che vanno
          invece incanalati in direzioni socialmente utili, e dà un rilievo tutto particolare ai
          fattori  economici,  indicando  nel  benessere  economico-sociale  il  primo  scopo

          dell’attività di governo. La sua opera (Meng-tzû o Libro di Mencio) si distingue per
          uno stile vivo ed efficace, che elabora quello delle Conversazioni di Confucio: essa
          venne accolta nel canone confuciano.
          Bibliogr.: Trad. inglese in: J. Legge, The chinese classics, vol. II, Oxford 1895.

          MENDELSSOHN  (Moses),  filosofo  tedesco  (Dessau  1729-Berlino  1786).  Figlio  di
          ebrei poveri, fu condotto dal rabbino Fraenkel a Berlino, dove si acquistò una vasta
          cultura letteraria e filosofica e dove entrò in rapporto con gli spiriti più elevati del
          suo tempo. Godette in particolare dell’amicizia di Lessing, che si ispirò a lui per il
          suo dramma Nathan il Saggio. Fu uno dei maggiori rappresentanti della cosiddetta «

          filosofia popolare » tedesca, nata nella seconda metà del Settecento ai fini di rendere
          chiari,  al  di  là  della  cerchia  ristretta  dei  «  tecnici  »,  i  concetti  fondamentali
          dell’Illuminismo.  Affermò  contro  Baumgarten  che  l’arte  non  è  una  forma  di
          conoscenza  inferiore  rispetto  a  quella  razionale,  sostenne  l’ottimismo  di  Leibniz
          contro la caricatura di Voltaire, fu assertore della « religione naturale », non senza
          contrasti  con  i  rappresentanti  dell’ortodossia  giudaica,  e  difese  la  memoria  di

          Lessing  dalle  accuse  di  spinozismo  (e  cioè  di  ateismo)  contenute  nelle Lettere  a
          Mendelssohn  sulla  dottrina  di  Spinoza  (1785)  dello  Jacobi.  In  campo  religioso,
          pose le basi della trasformazione del giudaismo in senso liberale e moderno e, con la
          sua traduzione della Bibbia in tedesco, contribuì all’unità e al progresso culturale
          degli  ebrei  dell’Europa  centrale.  Opere  principali: Conversazioni  filosofiche
          (1755), pubblicate anonime dal Lessing; Pope metafisico (1755), in collaborazione
          col  Lessing; Lettere sulle sensazioni (1755); Sui principi fondamentali delle belle

          arti e delle scienze (1757); Sull’evidenza nelle scienze metafisiche (1763), scritto
          che vinse un concorso bandito dall’Accademia delle scienze di Berlino e fu preferito
          all’opera  presentata  da  Kant, Fedone  o  Dell’immortalità  dell’anima  (1767),
          rifacimento del dialogo platonico; Ore del mattino o Lezioni sull’esistenza di Dio
          (1785), che è la sua opera più nota.

          Bibliogr.:  Gesammelte  Werke,  a  cura  di  I.  Elbogen,  J.  Guttmann,  E.  Mittwoch,
          Berlino 1929 e sgg.; su M.: M. Kayserling, M. Mendelssohn. Sein Leben und seine
          Werke,  Lipsia  1888;  H.  Walter, M.  Mendelssohn  critic  and  philosopher.  Nuova
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