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(il La Mettrie intitolò significativamente L’uomo macchina un suo scritto famoso),
ripresero il tema, con più ricca informazione fisiologica e anatomica, alcuni
positivisti: la loro certezza della totale riducibilità dello psichico al fisico si
espresse talvolta in forme di crudezza paradossale, come nel Vogt, secondo il quale
la relazione del pensiero col cervello non sarebbe diversa da quella dell’urina con i
reni.
• Il materialismo dialettico (o marxismo) è la concezione generale del mondo sulla
quale si innesta il materialismo storico. I suoi principi furono posti da Marx e
sviluppati poi da Engels nella direzione di una comprensione unitaria dei vari ordini
di fenomeni naturali. Esso differisce sensibilmente dal materialismo meccanicistico
(o dogmatico) e per evitare ogni fraintendimento in tal senso sono state anche
suggerite formule meno ambigue (come quella di « dialettismo naturalistico »), che
peraltro non hanno avuto fortuna. Le leggi della dialettica furono scoperte da Hegel,
il quale però ebbe il torto, secondo Engels, di considerarle come pure leggi del
pensiero e non come regolarità emergenti dall’osservazione della natura e della
storia. In particolare i processi naturali attestano in primo luogo che a un certo
livello di accumulazione quantitativa si verifica una modificazione qualitativa, un «
salto di qualità »; in secondo luogo, che i fatti si condizionano l’un l’altro, secondo
un rapporto di determinazione reciproca; in terzo luogo, che ogni equilibrio raggiunto
diviene il polo di un’ulteriore tensione o « contraddizione ». Applicando queste
leggi alla comprensione del nesso fra psichico e fisico, ci si avvede che il pensiero
non può semplicemente essere inteso come un fatto materiale, secondo la riduzione
tentata dal materialismo psicofisico: la coscienza è un fatto nuovo, risultato di un «
salto qualitativo » verificatosi al culmine di milioni di anni di accumulazione
quantitativa. Quando Lenin scrive: « I concetti sono i prodotti più elevati del
cervello, che è a sua volta il prodotto più elevato della materia », questa frase
sottintende l’evoluzione del sistema nervoso, la sua complicazione crescente e
l’emergere successivo di tutti i gradi dell’attività psichica, fino al pensiero
razionale. Per il materialismo dialettico l’assoluto non è la natura, ma il divenire
umano della natura, e il metodo di descrizione di tale processo è quello dialettico di
Hegel, messo però « dalla testa sui piedi », secondo le parole di Marx. Lenin
espresse per parte sua il motivo di tale capovolgimento con l’abituale nettezza
semplificatrice: « la dialettica delle cose produce la dialettica delle idee, e non
viceversa ». La storia della scienza e delle categorie logiche include tutti i momenti
attraverso cui si è venuta realizzando, per successivi salti di qualità, la conoscenza
della natura da parte dell’uomo. Ogni posizione raggiunta è relativa ed è destinata a
essere superata, mentre il processo nel suo insieme tende a quel limite ultimo nel
quale la totalità della conoscenza esaurisce la totalità della natura. In concreto,
pensare dialetticamente significa « cogliere le cose e i concetti nella loro
connessione, nella loro mutua relazione, nella loro azione reciproca, nella loro
nascita, sviluppo e declino » (Engels). Si tratta di individuare in ogni contesto di
fenomeni la linea di frattura, l’inizio e lo sviluppo della contraddizione, seguendo la
maturazione di questa fino all’esplodere conclusivo.