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• Materialismo metafisico. Secondo questa dottrina la materia è l’unica realtà e tutto

          quello  che  accade  nell’universo  deriva  da  movimenti  e  combinazioni  di  essa.
          Lasciando da parte gli ionici e i presocratici in genere, si deve dire che la prima
          vera metafisica materialistica nella storia del pensiero occidentale è l’atomismo di
          Democrito. Gli atomi cadono nel vuoto mossi da una forza puramente fisica: al loro
          vario aggregarsi e separarsi si riduce tutto il processo della realtà (determinismo
          meccanicistico). La concezione fu fatta propria da Epicuro ed ebbe in Lucrezio il

          suo  ispirato  cantore.  Il  predominio  del  cristianesimo  condannò  l’epicureismo  e  il
          materialismo  in  genere  a  una  sorta  di  vita  sotterranea,  della  quale  si  intuisce  la
          presenza e la relativa continuità prevalentemente attraverso segni indiretti. Ma nel
          XVIII  sec.,  sotto  la  spinta  dei  primi  trionfi  della  nuova  scienza,  il  materialismo
          meccanicistico divenne l’arma ideologica usata da  Diderot, d’Holbach,  Helvétius,
          La  Mettrie,  Cabanis,  nella  loro  lotta  contro  la  tradizione  provvidenzialistica  e  il
          pregiudizio religioso. Nel XIX sec. poi il materialismo metafìsico, reso più duttile e

          moderno,  almeno  nelle  intenzioni,  mediante  l’innesto  della  nozione  di forza
          all’interno  di  quella  di  materia,  rappresentò  con  Vogt,  Büchner,  Moleschott,
          Haeckel, la tendenza dominante in seno al positivismo tedesco.
          •  Il materialismo metodologico è un approfondimento critico della tesi precedente.
          Esso non muove dall’asserzione che tutto è materia, ma dal progetto di verificare se
          esista  un  qualche  ordine  di  fatti  che  trascenda  la  sfera  materiale  e  conclude  poi

          negativamente  la  sua  indagine.  La  formulazione  più  classica  di  questa  dottrina  è
          dovuta a Hobbes: non solo il pensiero e tutte le attività cosiddette spirituali risultano
          riducibili a movimenti corporei, ma anche la società è un corpo, seppure artificiale.
          • A proposito del materialismo pratico va subito notato che la formula si riferisce
          molto  spesso  più  a  una  figura  di  comodo  della  polemica  moralistica,  che  a  una
          posizione filosofica univocamente definita. Si dà per scontato che chi professa più o
          meno consapevolmente una concezione materialistica della realtà non possa proporsi

          nell’azione  altro  fine  che  il  soddisfacimento  dei  propri  bisogni  materiali  e  il
          perseguimento  del  piacere  (edonismo).  In  questo  senso  si  suole  parlare  del
          materialismo  della  società  moderna  nel  suo  complesso  o  del  materialismo  delle
          giovani generazioni. In realtà non tutte le filosofie materialistiche hanno adottato in
          etica l’edonismo, mentre l’edonismo può a sua volta essere lo sbocco coerente di

          concezioni  del  mondo  non  materialistiche.  Lo  stesso  Democrito,  il  padre
          dell’atomismo, professava un’etica dell’armonia interiore e del distacco. Leibniz per
          parte sua non riteneva incompatibile col suo spiritualismo metafisico l’idea che tutta
          l’etica si riducesse in fondo alla massima: « seguire la gioia ed evitare la tristezza ».
          L’identificazione corrente di materialismo ed edonismo, quando non deriva da pure
          esigenze di semplificazione polemica, trae la sua giustificazione storica dalle crude
          professioni di fede edonistica che furono fatte dai più combattivi rappresentanti del
          materialismo francese del XIII sec., come La Mettrie e Helvétius.

          •  Il materialismo psicofisico è caratterizzato dallo sforzo di provare che la realtà
          psichica e coscienziale è solo una manifestazione di quella corporea, in particolare
          del sistema nervoso centrale. Dopo i già ricordati materialisti francesi del XVIII sec.
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