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è dovuto a Gauss, cui si deve il famoso Theorema egregium. Esso dimostra che, in

          ogni punto di una superficie, la curvatura gaussiana (o totale) è invariante rispetto a
          tutte  le  flessioni  senza  rotture  della  superficie  stessa.  Questo  teorema  può  essere
          generalizzato  in  uno  spazio  di  Riemann  a n  dimensioni  introducendo  il  tensore  di
          curvatura.  Gli  spazi  di  Riemann,  a  loro  volta,  si  generalizzano  negli  spazi  di  E.
          Cartan. La teoria della gravitazione di Einstein trova proprio in un particolare spazio
          di Riemann a quattro dimensioni la sua naturale formulazione matematica, sviluppata

          in particolare da T. Levi-Civita (1873-1941) nel calcolo differenziale assoluto.
          Un indirizzo di ricerca dove invece la geometria trova una sua autonomia dalle altre
          scienze  ed  è  trattata  direttamente,  come  la  geometria  greca,  è  costituito  dalle
          geometrie non euclidee. (V. GEOMETRIA.)
          •  La  matematica  delle  strutture.  Occorre  osservare  che,  nel XIX  sec.,  si  sono
          sviluppate due nuove discipline accanto all’algebra e all’analisi: la logica simbolica
          e la teoria degli insiemi. La prima, con G. Boole (1815-1864), E. Schröder (1841-

          1902) e G. Frege (1848-1925), almeno inizialmente mirò a ricondurre il processo
          del  ragionamento  logico  a  un  calcolo  algebrico;  l’algebra  a  essa  corrispondente,
          detta algebra di Boole, differiva però sensibilmente dall’algebra classica. La logica
          simbolica  si  diffuse  rapidamente,  differenziandosi  in  logica  dei  predicati,  logica
          delle classi, logica delle proposizioni, ecc. Con A, N. Whitehead (1861-1947) e B.
          Russell (n. 1872), attraverso la loro opera fondamentale Principia mathematica, in

          parte  già  anticipata  da  G.  Peano  (1858-1932),  la  logica  simbolica  tese  a  una
          trascrizione dell’insieme di tutte le discipline matematiche mediante il solo impiego
          dei  suoi  concetti  fondamentali  caratteristici  e  delle  sue  particolari  regole  di
          costruzione.
          Per quel che concerne la teoria degli insiemi va detto che l’algebra, l’analisi e la
          stessa  geometria  si  sono  servite  del  concetto  di  insieme  con  una  libertà  e  una
          generalità sempre crescenti; è quindi naturale l’attenzione che vi dedicò G. Cantor

          (1845-1918).  Egli  espose  una  teoria  generale  degli  insiemi,  la  quale  si  riferisce
          soprattutto  agli  insiemi  infiniti  che  possono  essere  distinti  gli  uni  dagli  altri  per
          mezzo della loro potenza. Come la logica simbolica, anche la teoria degli insiemi è
          in grado di mettere il proprio patrimonio concettuale e i procedimenti sui quali essa
          stessa si basa al servizio di un’impostazione unificatrice della matematica.

          Ma  lo  sviluppo  dell’una  e  dell’altra  teoria  contrastò  con  un  certo  numero  di
          paradossi, che provocarono reazioni diversissime. La più violenta fu quella di L. E.
          J.  Brouwer  (n.  1881),  che  attaccò  la  stessa  validità  della applicazione  del
          ragionamento matematico e specialmente quella del principio del terzo escluso per
          le classi infinite. Égli oppose a quest’ultima un atteggiamento intuizionistico, in virtù
          del  quale  ogni  conquista  razionale  viene  eseguita  alla  luce  di  un’intuizione
          matematica sui generis, intuizione che non ha alcuna garanzia più sicura di se stessa.
          Se,  in  tal  modo,  possono  essere  evitati  numerosi  paradossi,  gran  parte  della

          matematica  classica  (che  non  si  può  mettere  in  dubbio)  non  può  essere  edificata.
          Hilbert si accinse invece a dimostrare che l’applicazione pratica della matematica
          non può essere tale da condurre a risultati contraddittori. Perciò egli propose e si
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