Page 541 - Dizionario di Filosofia
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figure geometriche, ecc.) e le loro relazioni. Si dice comunemente che la matematica

          sia nata in Grecia, verso il 600 a.C.; tale affermazione è vera soltanto in parte. Gli
          studi più recenti permettono di asserire che centri di interesse matematico si sono
          avuti  già  molto  prima  (ad  esempio  in  Cina  e  presso  i  Maya)  più  o  meno
          indipendentemente  gli  uni  dagli  altri.  I  più  antichi  sembra  siano  stati  quelli  del
          Medio Oriente, da cui i Greci avrebbero tratto, secondo le loro stesse testimonianze,
          una parte delle loro conoscenze.

          •  La matematica ellenica.  I  Greci  tuttavia  conferirono  alla  matematica  un  assetto
          essenzialmente nuovo e ne fecero una scienza razionale, ossia una scienza costruita
          con un processo deduttivo a partire da alcune verità evidenti e logicamente vere.
          La scuola ionica con Talete di Mileto si orientò per prima verso questo ordine di
          idee, nel VI sec. a.C. La scuola pitagorica, fondata intorno alla prima metà del VI sec.
          a.C. affrontò un primo gruppo di quattro discipline matematiche: aritmetica, musica o
          aritmetica degli intervalli musicali, geometria piana, astronomia o geometria sferica.

          La scuola professava una dottrina della conoscenza fondata essenzialmente su una
          particolare concezione dei numeri intesi al tempo stesso come numeri interi e fattori
          di molteplicità. Secondo alcuni pitagorici, ogni cosa era individuata da un numero e
          senza la conoscenza di questo, essa non poteva essere conosciuta. In tale ordine di
          idee, tutti i rapporti di grandezze dovevano essere rapporti di numeri interi. Questa
          posizione fu aspramente criticata dalla scuola di Elea. Tra gli argomenti più famosi

          portati  contro  i  pitagorici  ricordiamo  i  paradossi  di  Parmenide  e  di  Zenone.  La
          scoperta,  tenuta  segreta  per  molto  tempo,  dell’esistenza  di grandezze
          incommensurabili, quali la diagonale e il lato di un quadrato, oppure un segmento e
          la  sua  parte  aurea,  segnò  una  tappa  decisiva  nella  storia  delle  matematiche.  Le
          difficoltà relative all’esistenza di grandezze incommensurabili furono superate nel IV
          sec. mediante l’originale teoria delle proporzioni esposta da  Eudosso, che ancora
          oggi è un modello di schema rigoroso; la dottrina dei pitagorici e la loro concezione

          mistica dei numeri cedettero così il passo alla visione platonica della matematica e
          alla teoria delle idee. Ad Alessandria, intorno al 300 a.C., furono scritti da Euclide
          gli Elementi, che riassumono le conoscenze matematiche note fino a quel momento,
          esponendole per la prima volta nel quadro di una trattazione sistematica e rigorosa.
          Tale opera costituì per lungo tempo il simbolo concreto della vera conoscenza, che

          risultava  sistematicamente  esposta  attraverso  un  procedimento  assiomatico.  Il
          sistema euclideo comprende inoltre una teoria generale delle grandezze fondata su
          postulati,  fra  i  quali  importantissimo  il  seguente:  «  Due  grandezze  uguali  a  una
          medesima grandezza sono uguali fra loro ». La costruzione della geometria richiese
          in seguito altri postulati, fra cui il più famoso resta il quinto, detto postulato delle
          parallele  o,  semplicemente,  postulato  di  Euclide.  Gli Elementi  dimostrarono  che,
          sulla base di concetti semplici e intuitivi, alcuni facilmente ammessi veri dalla mente
          umana,  altri  definiti  opportunamente  attraverso  i  precedenti,  si  può  costruire  una

          scienza, in particolare la geometria, mediante un procedimento puramente deduttivo,
          ossia come un insieme di definizioni e di dimostrazioni concatenate logicamente le
          une con le altre.
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