Page 545 - Dizionario di Filosofia
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scienza  autonoma,  l’analisi  trovò  applicazione  nella  meccanica  e  nella  física,

          rivelandosi molto utile all’impostazione e alla soluzione di diversi problemi. Poiché
          la legge di Newton (legge fondamentale della dinamica) afferma che la forza agente
          sopra un punto materiale è uguale al prodotto della massa del medesimo punto per la
          sua accelerazione, cioè alla derivata rispetto al tempo della sua quantità di moto,
          ogni problema della meccanica deve potersi trattare mediante il « nuovo calcolo »:
          le equazioni da risolvere non sono più equazioni algebriche, bensì differenziali, cioè

          delle relazioni tra una funzione incognita e le sue derivate.
          Si aprì così un vasto campo di ricerche relative alle equazioni differenziali, ricerche
          che  furono  coronate  da  successo  prima  ancora  che  fosse  stata  chiarita  in  modo
          soddisfacente la questione critica relativa ai fondamenti dell’analisi. Tale ulteriore
          progresso  avvenne  a  opera  di  Cauchy  e  di  Weierstrass  mediante  l’impiego  del
          concetto di limite e di quello di convergenza.
          Anche il concetto di funzione fu sottoposto ad analisi critica; il risultato fu che il

          concetto di funzione di una variabile reale fu generalizzato con l’introduzione delle
          funzioni analitiche e che si manifestò l’esigenza di coordinare i risultati ottenuti in
          una  organica teoria  delle  funzioni.  Tale  tendenza  obbediva  allo  stesso  principio
          unificatore che mirava a fare di ricerche isolate una scienza autentica con fondamenti
          rigorosi. Lo stesso rapporto tra analisi e meccanica, e più in generale tra analisi e
          fisica, venne assumendo un carattere diverso. Ciascuna di tali discipline infatti tese a

          mantenere  le  proprie  caratteristiche,  pur  non  rinunciando  a  una  feconda
          collaborazione con le altre.
          Riprendendo  i  risultati  già  ottenuti  l’analisi  si  accinse  a  trattarli  per  i  suoi  fini
          specifici, li approfondì, li generalizzò, li ordinò in gruppi affini, dando vita a diversi
          capitoli:  equazioni  differenziali,  sistemi  di  equazioni  differenziali  ordinarie,
          equazioni  differenziali  alle  derivate  parziali,  calcolo  delle  variazioni,  ecc.
          Successivamente furono introdotti i sistemi di funzioni ortogonali che permisero di

          sviluppare  in  serie  ampie  classi  di  funzioni,  sviluppo  del  quale  le  serie
          trigonometriche  avevano  costituito  il  primo  esempio.  Con  V.  Volterra  e  I.  E.
          Fredholm iniziò la teoria delle equazioni integrali e integrodifferenziali. Poiché lo
          stesso  concetto  di  funzione  ammetteva  come  spontanea  generalizzazione  quello  di
          funzionale, si aprì il capitolo nuovo dell’analisi funzionale. Infine con l’introduzione

          dello spazio di Hilbert legato alla concezione di uno spazio a infinite dimensioni si
          giunse allo schema di un’analisi astratta e generale.
          Si  è  cioè  sviluppato  uno  svincolamento  progressivo  della  matematica,  come
          matematica  pura,  dai  campi  in  cui  essa  ha  trovato  applicazione  e  ai  quali  essa
          continua  tuttavia  a  fornire  un  linguaggio  indispensabile.  Esaminando  lo  sviluppo
          storico della matematica si nota che la geometria non ha affatto riconquistato quella
          posizione predominante che essa possedeva presso i Greci. L’abbiamo vista infatti,
          legata  all’algebra,  divenire  geometria  algebrica.  Se  ne  sono  scorti  i  legami  con

          l’analisi nel problema delle aree e delle tangenti.  Queste connessioni stabiliscono
          appunto  i  primi  elementi  della  geometria  differenziale,  cui  ha  dato  origine
          l’applicazione dell’analisi alla geometria. Un contributo essenziale in questo campo
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