Page 536 - Dizionario di Filosofia
P. 536
società, alla quale si conformano più o meno mediatamente i rapporti di produzione,
la loro regolamentazione giuridica e politica e le varie manifestazioni della
coscienza sociale (sovrastruttura): « non è la coscienza degli uomini che determina
il loro essere, ma è al contrario il loro essere sociale che determina la loro
coscienza ». Questo rapporto di determinazione non va inteso in senso rigidamente
unidirezionale, essendo vero anche che la sovrastruttura rifluisce a sua volta sulla
struttura e la modifica.
Quando l’evoluzione delle strutture, attraverso le successive accumulazioni
quantitative, mette le prime in contrasto con le vecchie sovrastrutture, trasformatesi
ormai da forme di sviluppo in catene delle forze produttive, sopravviene una
rivoluzione sociale, attraverso la quale la nuova struttura riesce ad assestarsi entro
rapporti più adeguati. L’aspetto più tipico della conformazione dei rapporti di
produzione alle forze produttive è la divisione della società in « classi sfruttate » e «
classi sfruttatrici ». È per questo che la storia passata e presente dell’umanità può
essere tutta interpretata, schematizzandone ma non deformandone la straordinaria
complessità, come una serie di variazioni sull’unico tema della lotta delle classi.
Nella società capitalistica la classe sfruttatrice è la borghesia e la classe sfruttata il
proletariato. Quest’ultimo, per la stessa conformazione produttiva assunta dalla
società capitalistica, non potrà liberare se stesso dallo sfruttamento senza liberare
contemporaneamente e per sempre la società tutta intera: perciò con l’emancipazione
del proletariato la « preistoria » dell’umanità avrà fíne, cesseranno lo sfruttamento
dell’uomo da parte dell’uomo, la divisione della società in classi e la lotta di classe.
La borghesia capitalistica, che ha instaurato il suo dominio al termine della lotta
vittoriosa contro l’aristocrazia feudale, è a sua volta destinata a essere travolta dal
trionfo della nuova classe rivoluzionaria: « gli espropriatori saranno espropriati ».
Marx è preoccupato soprattutto di ricavare scientificamente dall’osservazione dei
fatti il senso dell’evoluzione prevedibile della società e non ritiene suo compito
quello (nel quale si era spesso sbizzarrita la fantasia degli utopisti) di anticipare le
forme di organizzazione e di vita della società senza classi, di tipo collettivistico o
comunistico, che sarebbe stata instaurata dalla vittoria del proletariato. Dai suoi
scritti si possono ricavare solo indicazioni sporadiche sulla « città futura ».
La dottrina economica di Marx si viene delineando attraverso l’esame critico
dell’economia politica classica e della società capitalistica e culmina con la
descrizione « scientifica » del processo che dovrà condurre la classe operaia
all’emancipazione. I fondamenti di tale dottrina sono costituiti dai concetti di
capitale, di valorelavoro e di plusvalore. Capitali sono i mezzi di produzione e di
scambio fatti funzionare dall’attività di persone diverse dai loro detentori: questi
ultimi realizzano in tal modo il profitto capitalistico, che nasce dalla differenza fra il
valore dei beni prodotti (dipendente dal tempo medio di lavoro socialmente
necessario alla loro produzione) e il salario pagato ai lavoratori come corrispettivo
dell’utilizzazione della loro forza-lavoro, salario che tende a comprimersi al livello
del valore dei mezzi elementari di sussistenza del lavoratore e della sua famiglia.
Così nel sistema di produzione capitalistico i detentori dei mezzi di produzione