Page 56 - Dizionario di Filosofia
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dare  un  giudizio  riguardo  ai  problemi  metafisici  preferendo  attenersi  a  ricerche

          positive,  fondate  su  metodi  scientifici,  oppure  di  chi,  ammettendo  l’assoluta
          trascendenza di Dio, ne dichiari incomprensibile per l’uomo la natura.
          L’obiezione più grave che viene mossa all’agnosticismo filosofico è la sua intrinseca
          contraddittorietà,  in  quanto  l’ammettere  l’esistenza  di  una  realtà  significa  già
          riconoscere  che  essa  è  in  qualche  modo  conoscibile,  altrimenti  non  si  potrebbe
          neppure  affermare  che  esista;  per  cui  esso  finisce  col  trasformarsi  o  in  vero  e

          proprio scetticismo fenomenistico o in irrazionalismo (misticismo, fideismo, ecc.).
          AGOSTINISMO. Indirizzo del pensiero medievale (teologico, filosofico, politico) che
          si ispirava principalmente alle dottrine di sant’Agostino. Il termine non risale agli
          autori medievali, ma fu usato per la prima volta da Franz Ehrle in un suo saggio del
          1889;  da  allora  gli  studiosi  del  pensiero  medievale  hanno  indicato  con  esso
          l’indirizzo  di  pensiero  che  prevalse  nel  medioevo  fino  all’affermarsi

          dell’aristotelismo  tomistico  e  delle  altre  correnti  di  pensiero  dei  secc. XIII  e XIV
          (scotismo,  occamismo,  ecc.).  Fino  al XIII  sec.,  infatti,  le  dottrine  di  sant’Agostino
          erano generalmente  accettate  come  base  comune  di  ogni  ulteriore  sviluppo  del
          pensiero  teologico  e  filosofico:  sant’Anselmo  e  i  vittorini,  ad  es.,  riconoscono
          apertamente di non aver fatto altro che approfondire temi e motivi già presenti nelle

          opere  di  sant’Agostino.  Pertanto  ciò  che  noi  chiamiamo  «  agostinismo  »  veniva
          indicato  nel XIII  sec.  come  la communis  opinio,  ossia  come  la  corrente  più
          tradizionale, il cui nucleo dottrinale era sì prevalentemente costituito da teorie che
          risalivano a sant’Agostino, ma s’era anche venuto arricchendo delle interpretazioni
          date nel corso dei secoli precedenti e delle contaminazioni con dottrine di pensatori
          ebrei (Avicebron) e arabi (soprattutto Avicenna: tanto è vero che il Gilson ha parlato
          di un agostinismo avicenniano). Le dottrine caratteristiche dell’agostinismo furono:
          la  superiorità  della  teologia  sulla  filosofia,  la  teoria  dell’illuminazione  divina,  il

          primato della volontà sulla conoscenza, l’ilomorfismo* universale, la pluralità delle
          forme nei composti, particolarmente nell’uomo, ecc.
          All’agostinismo  aderirono  i  maestri  della  scuola  francescana  del XIII  sec.
          (Alessandro di Hales, san Bonaventura, Roberto Grossatesta, Ruggero Bacone, ecc.,
          fino  a  Duns  Scoto  e  a  Guglielmo  di  Occam,  iniziatori  di  nuove  correnti),  i

          domenicani fino a  Tommaso d’Aquino, i maestri secolari dell’università di  Parigi
          (Enrico di Gand). Furono gli agostinisti (Etienne Tempier, Robert Kilwardby e John
          Peckham)  a  condannare  le  dottrine  di  Tommaso  d’Aquino  nel  1277.  Nel XIV  sec.
          l’agostinismo  ebbe  i  suoi  maggiori  rappresentanti  nei  maestri  dell’ordine  degli
          agostiniani  (eremitani  di  sant’Agostino),  seguaci  di  Egidio  Romano:  Giacomo  di
          Viterbo,  Agostino  Trionfo,  Alessandro  da  Sant’Elpidio,  Guglielmo  da  Cremona,
          Ugolino  da  Orvieto,  ecc.  (mentre  una  posizione  indipendente  ebbe  Gregorio  da

          Rimini).
          Particolare  importanza  ebbe  l’agostinismo  in  campo  politico:  esso  sostenne  la
          dottrina teocratica, il primato della Chiesa sullo Stato, del potere ecclesiastico sul
          potere civile. Questa tendenza (agostinismo politico) si rifaceva ad alcuni temi del
          De  civitate  Dei  e  corrispondeva  a  quell’esigenza  integralistica  che,  in  campo
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