Page 518 - Dizionario di Filosofia
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evoluzione non mancò peraltro di deviazioni ciarlatanesche, quali sono satireggiate,

          ad es., nelle commedie dell’Ariosto e del Bibbiena, o di morbosità come quelle che
          portarono  al  fenomeno  della  caccia  alle  streghe,  sia  nei  paesi  cattolici  sia  nei
          protestanti.  In  epoca  moderna,  e  ancora  ai  nostri  giorni,  le  credenze  e  lt  pratiche
          magiche  conservano  importanza  notevole  in  molte  zone  culturalmente  marginali,
          anche nei paesi europei: e del resto molte delle superstizioni ancora vive in ogni
          strato sociale hanno la loro base in credenze magiche il cui meccanismo è in parte

          dimenticato: così la credenza nel malocchio, nell’efficacia degli amuleti. Chi, ad es.,
          ritiene che rompere uno specchio « porti male » si basa, in genere inconsciamente,
          sulla  convinzione  che  «  rompendo  »  l’immagine  di  una  persona,  riflessa  in  uno
          specchio,  si  nuoccia  alla  persona  stessa.  Le  pratiche  di  tipo  magico  tendono  a
          riprendere diffusione nei periodi di pericolo (come in caso di guerre, di epidemie) e
          riaffiorano spesso nel comportamento dei nevrotici.

          Bibliogr.:  F.  A.  Pouchet, Histoire  des  sciences  naturelles  au  moyen  age,  Parigi
          1853; C. H. Haskins, Studies in the history of medieval science, Cambridge 1927; L.
          Thorndike, A history of magic and experimental science, 6 voll., Nuova York 1923-
          1941;  E.  De  Martino, Il mondo magico,  Torino  1948;  A.  R.  Hall, The  scientific
          revolution (1500-1800),  Londra-Nuova  York  1954;  P.  Rossi, Francesco  Bacone.

          Dalla magia alla scienza, Bari 1957; D. P. Walker, Spiritual and demonic magic
          from Ficino to Campanella, Londra 1958; K. Thomas, Religion and the decline of
          magic, Londra 1971.
          MAHĀYĀNA  (voce  sanscrita, grande  veicolo).  Si  dice  di  una  forma  evoluta  del
          buddhismo, sorta agli inizi della nostra era.  Il mahāyāna è più aperto alla ricerca
          metafisica di quanto non lo fosse il buddhismo anteriore (chiamato in opposizione ad

          esso hīnayāna,  «  piccolo  veicolo  »).  Esso  si  affermò  soprattutto  nell’India
          settentrionale, donde si diffuse nel Tibet, in Mongolia, in Cina, in Giappone, ecc.;
          viene  perciò  anche  definito buddhismo settentrionale,  o buddhismo sanscrito,  in
          quanto la sua vasta letteratura era originariamente scritta in sanscrito (e poi tradotta
          nelle  varie  lingue  nazionali).  Il  «  grande  veicolo  »  concepisce  la  liberazione  non

          come ideale individuale di perfezione del santo (arhant), ma anzi in luogo di quella
          dell’arhant  introduce  la  figura  del  bodhisattva  che  rinuncia  momentaneamente  al
          nirvāna per aiutare un grande numero di persone a raggiungere la liberazione.  Le
          dottrine mahāyāna hanno dato un impulso notevolissimo allo sviluppo della filosofia
          indiana, con le due scuole mādhyamika e yogāciārya, la prima fondata da Nāgārjuna,
          la seconda iniziata da Vasubandhu e Asanga.

          MAIÈUTICA (in gr. maieutika [tēchnē]). La tecnica socratica di « far partorire » gli
          spiriti, ovvero di far sì che l’interlocutore porti alla luce la verità che egli ha in sé.
          Platone, in un celebre passo del Teeteto, fa dire a Socrate che egli ha ereditato il
          mestiere  dalla  madre  ostetrica  (in  gr. mâia)  e  che  il  suo  insegnamento  è  simile
          all’arte della levatrice, nel senso che esso aiuta le menti degli scolari a partorire le
          idee. Socrate non ha idee proprie da proporre o da imporre e sono nel giusto quelli

          che gli rimproverano di non offrire mai una soluzione delle questioni: egli formula
          solo le domande opportune, contesta le risposte erronee (ironia* socratica) e aspetta
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