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potere, si dedicano a pratiche ascetiche. La magia ha una funzione importante anche

          nello yoga e nel tantrismo, oltre che in alcune suddivisioni del buddhismo.
          •  Grecia  e  Roma.  Nella  Grecia  dell’epoca  classica  la  magia  ha  un’importanza
          piuttosto  limitata,  e  la  si  vede  in  onore  soprattutto  in  zone  marginali  del  mondo
          greco,  come  la  Tessaglia,  paese  classico  della  stregoneria,  che  era  praticata  da
          persone  di  sesso  femminile, che  facevano  appello  alle  divinità  del  mondo
          sotterraneo, come Ecate. Al contrario, la magia era diffusa in Etruria, e per il tramite

          etrusco molte pratiche magiche passarono nel mondo romano. Così nel Liber de agri
          cultura di Catone vediamo riportati incantesimi destinati alla cura di varie malattie,
          mentre la legge delle Dodici tavole puniva chi con incantesimi cercasse di trasferire
          nei  suoi  campi  le  energie  di  quelli  del  vicino;  ancora  in  epoca  imperiale  era
          considerato reato il detenere libri di magia. Ciò non impedì che la magia orientale,
          di ispirazione egizia e mesopotamica, si diffondesse ampiamente a Roma. La tarda
          antichità  del  resto,  col  neoplatonismo,  il  neopitagorismo,  l’ermetismo,  lo

          gnosticismo,  integrò  la  magia  in  un  complesso  sistema  antropocosmologico:  si
          riteneva che esistesse una « simpatia » che legava mutuamente tutti gli esseri, e da
          cui derivava la possibilità di agire magicamente con l’aiuto dei demoni, mediatori
          tra la divinità e l’uomo. Il mago poteva chiamare in suo aiuto demoni « irrazionali »
          o malvagi, o demoni « razionali » (cioè buoni), il che giustificava la distinzione tra
          magia  nera  (o goezia)  e  magia  bianca  (o teurgia).  I maggiori esponenti di queste

          dottrine furono Proclo, Prisco, Giuliano l’Apostata.
          •  Europa  medievale.  La  Chiesa  prese  immediatamente  netta  posizione  contro  le
          pratiche magiche, in quanto, accogliendo l’interpretazione tardoantica della magia,
          ne pose in relazione i poteri (veri o supposti) con l’intervento di uno spirito che non
          poteva che essere demoniaco, o comunque con la colpevole richiesta dell’intervento
          di un demone. Nonostante le persecuzioni della Chiesa la magia continuò a essere
          praticata  tanto  nell’ambiente  cristiano  quanto  presso  gli  ebrei.  (Già  nell’Antico

          Testamento  si  trovano  esplicite  condanne  della  pratica  della  magia.)  Le  dottrine
          cabalistiche,  sorte  esse  stesse  in  parte  da  quelle  neoplatoniche  e  neopitagoriche,
          fornivano la base ideologica per l’uso di talismani e di scongiuri, per credenze come
          quella nel potere, da parte di alcuni rabbini, di dar vita a una statua (il golem) per
          mezzo di una sorta di talismano recante un versetto biblico.

          • Rinascimento ed età moderna. Il ricorso alla magia si accentua nell’ultima fase del
          medioevo,  fenomeno  questo  che  costituisce  uno  dei  segni  premonitori  della
          spiritualità  rinascimentale.  Il  Rinascimento  infatti,  con  Reuchlin,  con  Pico  della
          Mirandola,  con  Marsilio  Ficino,  con  Paracelso,  rovesciando  l’atteggiamento
          religioso medievale e rifacendosi piuttosto al neoplatonismo, esalterà la magia, con
          le  sue  derivazioni  e  applicazioni  nel  campo  dell’astrologia,  dell’alchimia,  della
          medicina, della filosofìa, come strumento di dominio dell’uomo sulla natura, come
          segno della sua dignità. Per questa via, la magia tende a trasformarsi in studio diretto

          e  concreto  della  natura,  indipendente  dal  magistero  della  religione,  in  indagine
          scientifica: in dottrina per iniziati ancora, ma operante nei limiti della natura e delle
          sue leggi. È questa la « magia naturale » di Cornelio Agrippa, di Della Porta. Questa
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