Page 512 - Dizionario di Filosofia
P. 512
M
M. Nella logica formale, la lettera M è il simbolo del termine medio oppure indica
che il sillogismo si può ridurre a uno dei modi della prima figura mediante
l’inversione delle due premesse (metatesi).
MABLY (Gabriel BONNOT DE), filosofo e storico francese (Grenoble 1709 - Parigi
1785). Di famiglia nobile, fratello uterino di Condillac, intraprese la carriera
ecclesiastica, ma non andò oltre il suddiaconato. Ebbe incarichi importanti dal
cardinale de Tencin, suo parente e ministro degli esteri, fra cui quello di negoziare
con l’ambasciatore di Prussia un trattato segreto contro l’Austria (1743). Ruppe più
tardi (1746) con il suo protettore, per divergenze sulla questione della tolleranza
religiosa, e visse da allora in solitudine sdegnosa, circondato peraltro
dall’ammirazione degli intellettuali illuministi, anche al di fuori della Francia, e
considerato come uno dei più grandi pensatori politici del secolo. Il Mably si
affianca a Rousseau nella polemica contro l’ottimismo dei filosofi e degli economisti
seguaci della fisiocrazia. Anche per lui le lettere, le scienze, le arti e la stessa
industria sono forze corruttrici, che hanno allontanato l’umanità dall’uguaglianza e
dall’armonia dello stato di natura. La proprietà privata e la disparità delle fortune
sono all’origine di tutti i mali che travagliano la società; la legislazione deve operare
in modo da contrastare l’avarizia dei singoli e da realizzare il più possibile l’uguale
distribuzione dei beni. Gli scritti di Mably hanno influenzato il radicalismo
democratico di alcuni gruppi politici della Rivoluzione francese. Opere principali:
Parallelo fra i Romani e i Francesi (1740), Dialoghi di Focione sulla morale e la
politica (1763), Dubbi proposti ai filosofi economisti sull’ordine naturale ed
essenziale delle società politiche (1768), Della legislazione ovvero Principi delle
leggi (1776), Della maniera di scrivere la storia (1783).
Bibliogr.: W. Guerrier, L’abbé de Mably moraliste et politique, étude sur la
doctrine morale du jacobinisme puritain et sur le devéloppement de l’esprit
e
puritain au XVIII siècle, Parigi 1886.
MACH (Ernst), fisico e filosofo tedesco (Turas, Moravia, 1838 -Haar, Monaco,
1916). Professore di fisica alle università di Graz (1864), di Praga (1867) e di
filosofia a Vienna (1895), viene considerato, con R. Avenarius. il fondatore
dell’empiriocriticismo. Nei suoi studi di filosofia della scienza, molto importanti per
i successivi sviluppi della meccanica di Einstein, si trova una critica rigorosa ai
principi della dinamica di Newton, sempre guidata da uno spirito antimetafisico e da
una particolare concezione della scienza secondo cui questa seguirebbe un principio
di economia. Accanto alla critica rigorosa dei concetti « metafisici » presenti nelle
teorie scientifiche, Mach sviluppò una concezione epistemologica, fondata
sull’analisi delle sensazioni, che si proponeva di superare il dualismo tra fisico e
psichico. Secondo Mach ogni scienza si dovrebbe proporre di sostituire e di «
scavalcare » le esperienze, mediante una figurazione mentale dei fatti: perciò ogni
scienza deve essere continuamente confermata o infirmata dall’esperienza, per sua