Page 515 - Dizionario di Filosofia
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di  dare  il  ritratto  di  un  principe  perfetto.  Ma  era  anche  entrato  nelle  grazie  del

          cardinale  Giulio  de’  Medici,  il  futuro  Clemente  VII,  e  per  suo  invito  stese  il
          Discorso  sulle  cose  fiorentine  dopo  la  morte  di  Lorenzo  o  Discorso  sopra  il
          riformare lo stato di Firenze, nel quale è abbozzata una costituzione che, lasciando
          formalmente intatti gli istituti repubblicani, dava però il governo dello Stato in mano
          ai Medici. Questo scritto fu probabilmente il saggio che gli si chiese per affidargli
          più difficile mansione; infatti nel novembre 1520 venne stipendiato per due anni per

          scrivere  la  storia  di  Firenze.  Le Istorie fiorentine vennero presentate dall’autore,
          recatosi espressamente a Roma nel maggio 1525, a Clemente VII, al quale, durante il
          soggiorno  romano,  il  Machiavelli  propose  anche  di  tentare  in  Romagna  un
          arruolamento conforme a quello da lui sperimentato con l’« Ordinanza della milizia
          ». A tal fine fu mandato presso il Guicciardini, allora presidente della Romagna, ma
          questi  giudicò  irrealizzabile  il  piano  dell’amico.  L’anno  seguente,  nell’imminenza
          della guerra tra la lega di Cognac e Carlo V, fu nominato provveditore e cancelliere

          dei  Procuratori  delle  mura,  una  magistratura  che  avrebbe  dovuto  provvedere  alla
          difesa  di Firenze.  Ma  la  sconfitta  della  lega  e  gli  errori  di  Clemente  VII
          determinarono nel 1527 la cacciata dei Medici da Firenze e la breve instaurazione
          della Repubblica. Invano sperò allora di avere un incarico nel nuovo governo: per
          l’età  avanzata  e  soprattutto  per  essersi  compromesso  con  i  Medici  fu  lasciato  in
          disparte.

          Bibliogr.: Opere, 8 voll., a cura di G. Procacci, Milano 1960-1966; per la biografia
          è  essenziale:  R.  Ridolfi, Vita  di  Niccolò  Machiavelli,  Firenze  1969;  su  M.:  L.
          Russo, Machiavelli, Roma 1954; A. Gramsci, Note sul Machiavelli, sulla politica e
          sullo stato moderno,  Torino  1949;  H.  Butterfield, The  statecraft  of  Machiavelli,
          Londra  1955;  G.  Sasso, Niccolò  Machiavelli.  Storia  del  suo  pensiero  politico,

          Napoli  1958;  F.  Gilbert, Machiavelli e la vita culturale del suo tempo,  Bologna
          1964;  F.  Chabod, Scritti  sul  Machiavelli,  Torino  1964;  G.  Procacci, Studi  sulla
          fortuna del Machiavelli, Roma 1965.
          MCCOSH (James), filosofo scozzese (Carskeoch, Ayrshire, 1811 - Princeton, New

          Jersey,  1894).  Studiò  a  Glasgow  e  a  Edimburgo,  dove  risentì  dell’influenza  di
          Hamilton, dall’agnosticismo del quale tuttavia ben presto si allontanò in nome delle
          proprie  esigenze  intuizionistiche.  Dal  1852  al  1868  ebbe  la  cattedra  di  logica  e
          metafisica  a  Belfast;  dal  1868  alla  morte  tenne  la  presidenza  dell’università  di
          Princeton,  negli  USA,  diffondendovi  l’intuizionismo  scozzese.  In  polemica  con
          Hamilton e con lo stesso Kant, McCosh ritiene che alla base dell’esperienza umana e
          quindi della conoscenza vi siano principi intuitivi che garantiscono l’oggettività del

          mondo  esterno  e  delle  opinioni  e  che  quindi  si  possa  costruire  una  filosofia
          realmente  positiva.  Opere  principali: Le  intuizioni  dello  spirito  (1860), Esame
          della filosofia di Stuart Mill (1866), La filosofia scozzese (1875).
          MADHVA, saggio indiano vissuto nel XIII sec. Compose commenti in sanscrito ai testi

          sacri  del  brahmanesimo,  fornendone  un’interpretazione  dualistica:  essi  tuttora
          godono di grandissima autorità in India.
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