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di dare il ritratto di un principe perfetto. Ma era anche entrato nelle grazie del
cardinale Giulio de’ Medici, il futuro Clemente VII, e per suo invito stese il
Discorso sulle cose fiorentine dopo la morte di Lorenzo o Discorso sopra il
riformare lo stato di Firenze, nel quale è abbozzata una costituzione che, lasciando
formalmente intatti gli istituti repubblicani, dava però il governo dello Stato in mano
ai Medici. Questo scritto fu probabilmente il saggio che gli si chiese per affidargli
più difficile mansione; infatti nel novembre 1520 venne stipendiato per due anni per
scrivere la storia di Firenze. Le Istorie fiorentine vennero presentate dall’autore,
recatosi espressamente a Roma nel maggio 1525, a Clemente VII, al quale, durante il
soggiorno romano, il Machiavelli propose anche di tentare in Romagna un
arruolamento conforme a quello da lui sperimentato con l’« Ordinanza della milizia
». A tal fine fu mandato presso il Guicciardini, allora presidente della Romagna, ma
questi giudicò irrealizzabile il piano dell’amico. L’anno seguente, nell’imminenza
della guerra tra la lega di Cognac e Carlo V, fu nominato provveditore e cancelliere
dei Procuratori delle mura, una magistratura che avrebbe dovuto provvedere alla
difesa di Firenze. Ma la sconfitta della lega e gli errori di Clemente VII
determinarono nel 1527 la cacciata dei Medici da Firenze e la breve instaurazione
della Repubblica. Invano sperò allora di avere un incarico nel nuovo governo: per
l’età avanzata e soprattutto per essersi compromesso con i Medici fu lasciato in
disparte.
Bibliogr.: Opere, 8 voll., a cura di G. Procacci, Milano 1960-1966; per la biografia
è essenziale: R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Firenze 1969; su M.: L.
Russo, Machiavelli, Roma 1954; A. Gramsci, Note sul Machiavelli, sulla politica e
sullo stato moderno, Torino 1949; H. Butterfield, The statecraft of Machiavelli,
Londra 1955; G. Sasso, Niccolò Machiavelli. Storia del suo pensiero politico,
Napoli 1958; F. Gilbert, Machiavelli e la vita culturale del suo tempo, Bologna
1964; F. Chabod, Scritti sul Machiavelli, Torino 1964; G. Procacci, Studi sulla
fortuna del Machiavelli, Roma 1965.
MCCOSH (James), filosofo scozzese (Carskeoch, Ayrshire, 1811 - Princeton, New
Jersey, 1894). Studiò a Glasgow e a Edimburgo, dove risentì dell’influenza di
Hamilton, dall’agnosticismo del quale tuttavia ben presto si allontanò in nome delle
proprie esigenze intuizionistiche. Dal 1852 al 1868 ebbe la cattedra di logica e
metafisica a Belfast; dal 1868 alla morte tenne la presidenza dell’università di
Princeton, negli USA, diffondendovi l’intuizionismo scozzese. In polemica con
Hamilton e con lo stesso Kant, McCosh ritiene che alla base dell’esperienza umana e
quindi della conoscenza vi siano principi intuitivi che garantiscono l’oggettività del
mondo esterno e delle opinioni e che quindi si possa costruire una filosofia
realmente positiva. Opere principali: Le intuizioni dello spirito (1860), Esame
della filosofia di Stuart Mill (1866), La filosofia scozzese (1875).
MADHVA, saggio indiano vissuto nel XIII sec. Compose commenti in sanscrito ai testi
sacri del brahmanesimo, fornendone un’interpretazione dualistica: essi tuttora
godono di grandissima autorità in India.