Page 505 - Dizionario di Filosofia
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Lineamenti di logica matematica,  Milano  1960;  G.  Calogero,  Storia della logica

          antica, Bari 1967.
          LOGOS.  Eraclito  designa  come lógos  il  principio  vitale  della  realtà,  il  quale  è  «
          fuoco  »  e  «  ragione  »  insieme.  Per  Platone  l’essere  è  logos  in  quanto  si  articola
          nell’ordine dialettico delle idee. Gli stoici denominano logos il soffio animatore che

          permea il tutto ed è « ragione seminale » (lógos spermatikós) delle singole realtà.
          Per  Plotino  il  logos  è  la  potenza  ordinatrice  del  mondo,  emanata  direttamente
          dall’Intelletto  divino.  Filone  di  Alessandria  chiama  a  sua  volta  logos  l’ipostasi
          intermedia  fra  Dio  e  il  mondo,  la  quale  funge  da  strumento  e  da  tramite  dell’atto
          creatore divino. Nel Vangelo di san Giovanni è detto che « il logos si è fatto carne
          ed ha abitato fra noi »: Cristo è dunque lo stesso logos divino, divenuto uomo fra gli
          uomini  per  consumare  il  mistero  della  redenzione.  Tutta  la  complessa  e  sottile
          questione trinitaria, intorno alla quale tanto si travagliarono i padri della Chiesa fino

          al concilio di Nicea (325) e oltre, verte essenzialmente sul modo in cui deve essere
          inteso il rapporto di identità-differenza, che sussiste fra Dio e il suo logos. Fichte,
          nella  fase  religiosa  del  suo  pensiero,  tornò  a  chiamare  logos,  insistendo  sulla
          ortodossia cristiana di questa sua posizione, il divino che si manifesta uscendo da sé
          e  diventando  autocoscienza  individuale  e  sapere.  In  Hegel  logos  è  per  lo  più

          sinonimo  di  universale  concreto  e  di  ragione  dialettica.  Usando  la  forma logo,  il
          Gentile  contrappone  il logo astratto,  e  cioè  il  momento  pure  necessario  in  cui  il
          pensiero  accetta  l’estraneità  e  l’immobilità  adialettica  dell’oggetto,  al logo
          concreto, che è il pensiero nella sua vivente attualità.
          LOMBARDI (Franco), filosofo italiano (Napoli 1906). Professore dal 1939 di storia
          della  filosofia  presso  la  facoltà  di  magistero  dell’università  di  Roma,  dal  1955

          occupa  la  cattedra  di  filosofia  morale  presso  la  facoltà  di  lettere  della  stessa
          università. Opere principali; La libertà del volere e l’individuo (1941), Il concetto
          dell’esperienza  (1947), Lo  storicismo  (1948-1949), Ricostruzione  filosofica
          (1956), Il piano del nostro sapere (1958).

          LOMBARDO  RADICE  (Giuseppe),  pedagogista  italiano  (Catania  1879  -  Cortina
          d’Ampezzo 1938). Tenne la cattedra di pedagogia dell’università di Catania (1911).
          Formatosi  sotto  l’influenza  dell’idealismo  filosofico,  il  Lombardo  Radice  portò
          quale  contributo  personale  al  rinnovamento  della  scuola  senso  della  concretezza,
          gusto  della  sperimentazione  e  slancio  umanitario.  Efficaci  strumenti  di
          aggiornamento della scuola italiana furono due riviste da lui fondate: I nuovi doveri
          (1907-1911) e la Rassegna di pedagogia e di politica scolastica (1912-1913). Alla

          fine del 1912 uscì quello che doveva restare il suo libro più significativo, le Lezioni
          di  didattica  e  ricordi  di  esperienza  magistrale,  dove  i  nuovi  orientamenti  del
          pensiero  pedagogico  si  misuravano  anche  con  gli  aspetti  più  minuti  della  vita
          scolastica,  al  di  là  della  sistematica  herbartiana  e  di  ogni  tipo  di  precettistica.
          Quando il Gentile intraprese la sua riforma, volle accanto a sé il Lombardo Radice,

          con l’incarico di direttore generale della scuola elementare (1923-1924). Il dissenso
          politico pose ben presto termine alla collaborazione fra i due e il Lombardo Radice
          tornò  all’insegnamento  e  alla  direzione  della  sua  nuova  rivista, L’educazione
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