Page 500 - Dizionario di Filosofia
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riconosce alla chiarezza e alla distinzione il valore di criterio fondamentale della

          verità, ammette che l’oggetto della conoscenza umana sono le idee e non la realtà in
          sé.  La  polemica  antiinnatistica,  con  cui  si  apre  il Saggio  sull’intelletto  umano*
          (1690),  non  è  certamente  rivolta  contro  Cartesio,  ma  contro  la  cosiddetta  scuola
          neoplatonica  di  Cambridge  e  più  indirettamente  contro  Malebranche.  Le  tesi
          fondamentali del Saggio sono le seguenti: l’intelletto umano prima dell’esperienza è
          una tabula rasa, anche se questo non significa che esso non sia dotato di attitudini

          particolari  e  di  specifiche  potenzialità;  tutte  le  conoscenze  umane  derivano
          dall’esperienza,  esterna  (sensazione)  e  interna  (riflessione);  l’intelletto  elabora  e
          sintetizza  le  idee semplici  ottenute  per  questa  via  e  costruisce  così  le  idee
          complesse;  delle  qualità  rappresentate  dalle  idee  alcune  esistono  oggettivamente
          (qualità primarie), altre sono solo modificazioni del soggetto (qualità secondarie);
          l’idea  di sostanza  non  include  probabilmente  niente  di  più  del  complesso  delle
          qualità  osservabili  in  un  oggetto;  le  idee generali  sono  un  prodotto  della  nostra

          mente; la conoscenza razionale si fonda sulla percezione interiore dell’accordo e del
          disaccordo  fra  le  idee.  Nei  due Trattali sul governo* (1690), avendo alle spalle
          l’esperienza della partecipazione alla lotta contro l’assolutismo degli Stuart, Locke
          sostituisce al mito del diritto divino l’idea di una sovranità fondata sul consenso dei
          sudditi.  Egli  muove,  come  Hobbes,  dal  presupposto  dell’origine  contrattualistica
          dello  Stato,  ma  ritiene  che  i  cittadini  trasferiscano  ad  esso,  in  base  a  criteri  di

          praticità e di convenienza, solo una parte dei propri diritti naturali. Quando lo Stato
          esorbita  dai  limiti  di  questi  poteri  delegati  si  rende  necessario,  e  anzi  doveroso,
          l’esercizio  della  resistenza  e  della  ribellione.  Così  Locke  consacra  la  seconda
          rivoluzione  inglese  e  conferisce  una  sorta  di  investitura  laica  alla  dinastia  degli
          Orange. Nei Pensieri sull’educazione* (1693) Locke, che ha presente un paradigma
          di  giovane gentleman  storicamente  ben  determinato,  ricompone  in  una  visione
          unitaria  la  sanità  della  mente  e  quella  del  corpo,  l’  «  indurimento  »  fisico  e

          l’esercizio  morale,  polemizzando  contro  alcune  storture  dell’educazione  del  suo
          tempo.  Infine,  nel Cristianesimo razionale*,  noto  anche  come Ragionevolezza del
          cristianesimo (1695), e nelle quattro Lettere sulla tolleranza (1689-1705, l’ultima
          incompiuta), Locke, mentre prospetta illuministicamente l’ideale di un cristianesimo
          « razionale », che sarebbe poi quello primitivo, ancora immune dalle incrostazioni

          dogmatiche, combatte il proselitismo violento e difende la tolleranza religiosa.
          Bibliogr.:  Works,  10  voll.,  Londra  1801;  B.  Rand, The  correspondence  of  John
          Locke and Edward Clarke, Oxford 1927; altre edizioni: En essay concerning human
          understanding, a cura di A. C. Fraser, 2 voll., Nuova York 1959; Essays on the law
          of nature, a cura di W. von Leyden, Oxford 1970; Two treatises on government, a
          cura di P. Laslett, Cambridge 1970; in italiano: Saggio sull’intelletto umano, a cura

          di C. Pelizzi, 2 voll., Bari 1951; i due Trattati sul governo, a cura di L. Pareyson,
          Torino  1948; Lettera sulla tolleranza,  a  cura  di A.  Sabetti,  Firenze  1963; Scritti
          editi e inediti sulla tolleranza, a cura di C. A. Viano, Torino 1961; H. R. F. Bourne,
          The life of John Locke, 2 voll., Londra 1876; A. C. Fraser, Locke, Edimburgo 1890;
          A.  Carlini, La filosofia di  G.  Locke,  Firenze  1928;  N.  Kemp  Smith, John  Locke,
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