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Nell’antichità gli furono attribuiti talora i Versi aurei, considerati anche opera dello

          stesso Pitagora, mentre è certo che essi non possono essere stati composti prima del
          III-IV sec. d.C.
          LITTRÉ  (Emile),  filosofo  e  lessicografo  francese  (Parigi  1801-1881).  Medico,
          abbandonò l’esercizio della professione per dedicarsi a lavori di erudizione, fra cui

          la  traduzione  delle Opere  di  Ippocrate  (1839-1861).  In  filosofia  fu  un  seguace
          piuttosto autonomo di Auguste Comte, del quale non accettò le dottrine politiche e
          l’orientamento religioso misticheggiante, considerando più coerente e scientifica una
          posizione di cauto agnosticismo. Sebbene pubblicamente sconfessato dal maestro nel
          1852,  continuò  a  essere  uno  degli  esponenti  più  rappresentativi  e  il  maggior
          diffusore del positivismo francese.  Oltre alle numerose opere da lui dedicate alla
          rielaborazione e alla divulgazione dei temi fondamentali del positivismo, contribuì a

          conferirgli autorità l’assidua collaborazione alla Revue de philosophie positive, da
          lui fondata nel 1867 insieme col Wyrouboff. In tale rivista comparve nel 1870 un suo
          articolo di larghissima risonanza sulle Origini organiche della morale. Gli si deve
          un celebre Dizionario della lingua francese (1863-1873), in quattro volumi.

          LOCKE  (John),  filosofo  inglese  (Wrington,  Somersetshire,  1632  -  Oates,  Essex,
          1704). Nato in una famiglia puritana, nel 1652 entrò nel Christ Church College di
          Oxford, dove studiò le lingue classiche e la filosofia. Decisive furono invece alcune
          esperienze  intellettuali  posteriori,  come  la  lettura  di  Cartesio,  la  pratica
          dell’osservazione nel campo dei fenomeni chimici e meteorologici e l’amicizia con
          il medico Thomas Sydenham e il chimico Robert Boyle. Al ritorno da un viaggio sul
          continente, compiuto nel 1665 al seguito dell’ambasciatore sir Walter Vane, Locke

          incontrò  lord  Ashley,  più  tardi  primo  conte  di  Shaftesbury.  Ebbe  così  inizio  una
          lunga amicizia, alimentata dalla reciproca stima e dal comune amore per la libertà.
          Nel  1667  si  trasferì  a  Exeter  House,  la  dimora  londinese  di  lord Ashley,  con  la
          qualifica  di  segretario  privato  del  suo  ospite.  Quando  il  suo  protettore  dovette
          lasciare la carica di cancelliere (1672),  Locke si recò due volte in  Francia, dove
          visse a lungo fra Montpellier e Parigi.

          Tornato in Inghilterra (1679), rientrò nell’ambito della vita familiare di lord Ashley,
          che  stava  allora  cospirando  contro  Carlo  II  e  i  suoi  tentativi  di  restaurazione
          cattolica. Dopo l’esilio e la morte in Olanda (1683) del suo protettore, Locke si sentì
          in pericolo e preferì rifugiarsi in Olanda anche lui. Qui Locke entrò in rapporto col
          partito  degli  esuli  e  con  Guglielmo  d’Orange  e,  quando  questi  divenne  re
          d’Inghilterra, tornò in patria (1689). Deluso in seguito dall’indirizzo politico della
          nuova monarchia, Locke declinò offerte di incarichi allettanti e si rifugiò nel castello

          di  Oates  (1691),  ospite  di  lady  Masham,  figlia  del  filosofo  Cudworth.  In  questa
          signorile  pace  campestre  Locke  passò  gli  ultimi  quattordici  anni  della  sua  vita,
          recandosi  di  tanto  in  tanto  a  Londra  solo  per  adempiere  alle  incombenze
          indispensabili connesse con la sua funzione di consigliere economico del governo.
          Per ciò che concerne il problema della conoscenza, Locke rielabora con la più libera
          spregiudicatezza  molte  delle  concezioni  cartesiane:  attribuisce  anche  lui  alla

          matematica  un  valore  superiore  alle  conoscenze  conseguite  per  via  induttiva,
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