Page 493 - Dizionario di Filosofia
P. 493

interiore della libertà. A questo punto la realizzazione della razionalità si avvicina

          pericolosamente  alla  realizzazione  irrazionalistica  della  volontà.  Sia  pure  da  un
          punto di vista idealistico, è solo con Hegel che l’affermazione della coincidenza tra
          razionalità e libertà viene compiutamente sostenuta filosoficamente.
          d) La  libertà  come  atteggiamento.  La  libertà  non  può  essere  fatta  dipendere  dal
          carattere razionale o non razionale delle nostre azioni. L’uomo si sente libero quando
          « si riconosce » nella propria vita e quando « approva » le vicende del mondo. La

          libertà  è,  secondo  la  definizione  stoica,  un  atteggiamento. Fata nolentem trahunt,
          volentem ducunt  (v. FATO),  ed  è  più  sensato  allora  «  cambiare  i  propri  desideri
          piuttosto  che  l’ordine  del  mondo  ».  La  libertà  come  accettazione  consapevole  e
          responsabile della necessità ha una tradizione illustre, da Spinoza a Nietzsche (amor
          fari), a Heidegger (la ripetizione), a Jaspers (identità di io e situazione). Ma, per
          quanto il tema possa essere approfondito, la concezione dell’uomo, che ne deriva
          non potrà mai perdere del tutto certe implicazioni nichilistiche e paralizzanti.

          e) La libertà come possibilità determinata. Forse l’errore sta nell’assolutizzazione
          del valore. Anche per Sartre l’esistenza è libertà, l’uomo è « condannato a essere
          libero », ma poi tutte le scelte umane si presentano come equivalenti e votate per
          principio allo scacco. Le correnti della filosofia moderna più sensibili alle esigenze
          di  un  umanesimo  concreto  e  più  aperte  alle  suggestioni  della  nuova  metodologia
          scientifica tendono a identificare la nozione di libertà con quella di « possesso di

          capacità  determinate  ».  Libertà  è  il  termine  riassuntivo  di  una  tipica  dimensione
          dell’uomo, un essere che sa prendere iniziative ordinate ed efficaci, ma sempre in
          rapporto  al  possesso  di  determinate  tecniche  e  all’applicazione  di  procedimenti
          controllati.
          • Dal punto di vista politico-sociale il problema fondamentale della libertà è quello
          della conciliazione della libertà dell’individuo con l’ordine sociale.
          a)  La  pretesa  che  le  libertà  individuali  debbano  manifestarsi  senza  alcuna

          limitazione mette senz’altro capo a quella che Platone chiamava « democrazia diretta
          » o anarchia. Se non si limita l’arbitrio degli individui, la società non può sussistere.
          Sul piano economico, la subordinazione degli interessi della collettività a quelli di
          un  gruppo  ristretto  di  individui  caratterizza  la  fase  iniziale  del  capitalismo  in
          Inghilterra e l’era classica del trionfo della libera iniziativa negli Stati Uniti (fine del

          XIX sec.).
          b)  L’idea  opposta  di  una  totale  subordinazione  degli  individui  alle  esigenze
          dell’ordine  sociale  caratterizza  lo statalismo,  come  si  manifesta  nelle  società
          cosiddette totalitarie, sia che l’esorbitanza del potere statale venga presentata come
          risposta  provvisoria  alle  esigenze  di  una  fase  di  transizione,  sia  che  essa  venga
          teorizzata  come  la  realizzazione  in  assoluto  della  presunta  «  vera  »  libertà
          dell’individuo. In realtà, restando su un piano di considerazione molto generale, si
          deve ammettere che è necessario un minimo di costrizione perché ci sia la società,

          come  è  necessario  un  minimo  di  iniziativa  individuale  perché  si  possa  parlare  di
          libertà.
          Bibliogr.: G. Calò, Il problema della libertà nel pensiero contemporaneo, Palermo
   488   489   490   491   492   493   494   495   496   497   498