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compiutamente il piacere nasce l’analisi della natura del male e delle modificazioni
che la natura stessa dell’uomo subisce, soprattutto a causa dell’« assuefazione »,
nell’ambito storico e sociale. In questo periodo di riflessione Leopardi lavora anche
alle Operette morali, che vedranno due edizioni, nel 1827 e nel 1834. In esse, nella
forma del dialogo satirico o umoristico oppure del saggio morale, Leopardi espone
la sua concezione dell’inevitabile infelicità dell’uomo e definisce i caratteri della
natura: tra questi poli si costruisce la lucida coscienza filosofica dell’autore,
dissolvitrice delle illusioni e dei pregiudizi della cultura imperante. Vi è infine un
aspetto del pensiero del Leopardi che non va taciuto, ed è la presa di posizione nei
confronti dell’ottimismo quasi teologico dell’ideologia utilitaristica e in generale dei
valori della società della Restaurazione. A questo proposito ricorrono nello
Zibaldone analisi e osservazioni che sembrano attenuare il pessimismo metafisico
dell’autore, individuando nella dimensione della solidarietà universale dell’umanità
la possibilità di una apertura positiva della storia nel senso del progresso e
dell’acquisizione di genuini valori morali.
Bibliogr.: Ovviamente, la bibliografia che segue registra esclusivamente i contributi
che trattano specificamente degli interessi filosofici del L.: P. Gatti, Esposizione del
sistema filosofico di Giacomo Leopardi, 2 voll., Firenze 1906; G. Gentile, Manzoni
e Leopardi, Milano 1928; G. Amelotti, Filosofia del Leopardi, Milano-Genova
1939; A. Tilgher, La filosofia di Giacomo Leopardi, Roma 1940; C. Luporini,
Filosofi vecchi e nuovi, Firenze 1947; C. Nifosi, La filosofia di Giacomo Leopardi,
Modica 1949; R. Amerio, L’ultrafiloso fia di Giacomo Leopardi, Torino 1953; S.
Timpanaro, Classicismo e illuminismo nell’Ottocento italiano, Pisa 1965; G.
Savarese, Saggio sui « Paralipomeni » di Giacomo Leopardi, Firenze 1967; L.
Derla, La teoria del piacere nella formazione del pensiero di Leopardi, « Rivista
critica di storia della filosofia », 1972.
LE ROY (Edouard), filosofo e matematico francese (Parigi 1870-1954). Nel 1914 fu
incaricato di supplire Bergson al Collegio di Francia, dove divenne titolare della
cattedra di filosofia nel 1921. Le Roy deriva direttamente dal Bergson la
contrapposizione tra la funzione schematizzante e pratica dell’intelletto e quella
autenticamente conoscitiva dell’intuizione. Di lui furono caratteristiche, e oggetto
talvolta di appassionato interesse negli ambienti modernistici, alcune interpretazioni
di punti di dottrina cattolica. Opere principali: Dogma e critica (1907), Una
filosofia nuova: H. Bergson (1912), L’esigenza idealistica e il fatto
dell’evoluzione (1927), Il problema di Dio (1929), Introduzione allo studio del
problema religioso (1944).
LE SENNE (René), filosofo francese (Elbeuf, Senna Marittima, 1882 - Parigi 1954).
Professore alla Sorbona, dal 1929 al 1931 e successivamente, a partire dal 1942, fu,
con il Lavelle, uno dei maestri della « filosofia dello spirito ». Utilizzò nella
costruzione della metafisica dell’io vivente e concreto la sua larga esperienza di
studioso di psicologia. Opere principali: Introduzione alla filosofia (1925), Il
dovere (1930), La menzogna e il carattere (1930), Ostacolo e valore (1934),