Page 486 - Dizionario di Filosofia
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compiutamente il piacere nasce l’analisi della natura del male e delle modificazioni
          che  la  natura  stessa  dell’uomo  subisce,  soprattutto  a  causa  dell’«  assuefazione  »,
          nell’ambito storico e sociale. In questo periodo di riflessione Leopardi lavora anche
          alle Operette morali, che vedranno due edizioni, nel 1827 e nel 1834. In esse, nella
          forma del dialogo satirico o umoristico oppure del saggio morale, Leopardi espone
          la sua concezione dell’inevitabile infelicità dell’uomo e definisce i caratteri della

          natura:  tra  questi  poli  si  costruisce  la  lucida  coscienza  filosofica  dell’autore,
          dissolvitrice delle illusioni e dei pregiudizi della cultura imperante. Vi è infine un
          aspetto del pensiero del Leopardi che non va taciuto, ed è la presa di posizione nei
          confronti dell’ottimismo quasi teologico dell’ideologia utilitaristica e in generale dei
          valori  della  società  della  Restaurazione.  A  questo  proposito  ricorrono  nello
          Zibaldone analisi e osservazioni che sembrano attenuare il pessimismo metafisico
          dell’autore, individuando nella dimensione della solidarietà universale dell’umanità

          la  possibilità  di  una  apertura  positiva  della  storia  nel  senso  del  progresso  e
          dell’acquisizione di genuini valori morali.
          Bibliogr.: Ovviamente, la bibliografia che segue registra esclusivamente i contributi
          che trattano specificamente degli interessi filosofici del L.: P. Gatti, Esposizione del

          sistema filosofico di Giacomo Leopardi, 2 voll., Firenze 1906; G. Gentile, Manzoni
          e  Leopardi,  Milano  1928;  G.  Amelotti, Filosofia  del  Leopardi,  Milano-Genova
          1939;  A.  Tilgher, La  filosofia  di  Giacomo  Leopardi,  Roma  1940;  C.  Luporini,
          Filosofi vecchi e nuovi, Firenze 1947; C. Nifosi, La filosofia di Giacomo Leopardi,
          Modica 1949; R. Amerio, L’ultrafiloso fia di Giacomo Leopardi, Torino 1953; S.
          Timpanaro, Classicismo  e  illuminismo  nell’Ottocento  italiano,  Pisa  1965;  G.
          Savarese, Saggio  sui  « Paralipomeni  » di  Giacomo  Leopardi,  Firenze  1967;  L.

          Derla, La teoria del piacere nella formazione del pensiero di Leopardi, « Rivista
          critica di storia della filosofia », 1972.
          LE ROY (Edouard), filosofo e matematico francese (Parigi 1870-1954). Nel 1914 fu
          incaricato di supplire  Bergson al  Collegio di  Francia, dove divenne titolare della

          cattedra  di  filosofia  nel  1921.  Le  Roy  deriva  direttamente  dal  Bergson  la
          contrapposizione  tra  la  funzione  schematizzante  e  pratica  dell’intelletto  e  quella
          autenticamente  conoscitiva  dell’intuizione.  Di  lui  furono  caratteristiche,  e  oggetto
          talvolta di appassionato interesse negli ambienti modernistici, alcune interpretazioni
          di  punti  di  dottrina  cattolica.  Opere  principali: Dogma  e  critica  (1907), Una
          filosofia  nuova:  H.  Bergson               (1912), L’esigenza  idealistica  e  il  fatto
          dell’evoluzione  (1927), Il  problema  di  Dio  (1929), Introduzione  allo  studio  del

          problema religioso (1944).
          LE SENNE (René), filosofo francese (Elbeuf, Senna Marittima, 1882 - Parigi 1954).
          Professore alla Sorbona, dal 1929 al 1931 e successivamente, a partire dal 1942, fu,
          con  il  Lavelle,  uno  dei  maestri  della  «  filosofia  dello  spirito  ».  Utilizzò  nella

          costruzione  della  metafisica  dell’io  vivente  e  concreto  la  sua  larga  esperienza  di
          studioso  di  psicologia.  Opere  principali: Introduzione  alla  filosofia  (1925), Il
          dovere  (1930), La  menzogna  e  il  carattere  (1930), Ostacolo  e  valore  (1934),
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