Page 479 - Dizionario di Filosofia
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Nei Saggi  di  teodicea*  (1710)  Leibniz  è  impegnato  nel  tentativo  di  conciliare

          l’esistenza di Dio con quella del male. L’ottimismo leibniziano non afferma la bontà
          assoluta  del  mondo,  ma  sostiene  che  l’universo  esistente  è  il  migliore  dei  mondi
          possibili, perché il Creatore ha scelto certamente, fra le infinite possibilità, quella
          che comportava la minore quantità di male. Il male d’altronde è inerente alla stessa
          essenza della creatura, in quanto limitata e finita: è questo il « male metafisico », di
          cui il « male fìsico » e il « male morale » sono derivazioni necessarie.

          Nella Monadologia* infine (1714) Leibniz costruisce per sommi capi un suo sistema
          metafìsico e dà un quadro d’insieme della sua dottrina. La realtà è costituita da una
          molteplicità di sostanze immateriali (monadi),  che  sono  centri  di  forza  spirituale,
          ognuno  dei  quali  include  l’universo  da  un  unico  e  irripetibile  punto  di  vista.  La
          gerarchia  delle  monadi  è  determinata  dal  grado  della  loro  attività  psichica;  la
          monade suprema è Dio, e da essa tutte le altre derivano in un processo di creazione
          continua.  Le  monadi  non  hanno  alcun  rapporto  fra  loro  e  quella  che  può  essere

          interpretata  come  influenza  reciproca  delle  sostanze  è  solo  la  manifestazione
          apparente  della  preordinazione  divina  (armonia  prestabilita).  L’universo  è  un
          mondo morale, una città divina, dove il meglio emerge a poco a poco in forza delle
          leggi poste da Dio e dove le vie della natura finiscono sempre per accordarsi con
          quelle  della  grazia.  Lo  stesso  anno  Leibniz  tornò  su  quest’ultimo  argomento
          nell’opuscolo Principi della natura e della grazia.

          Il tratto più caratteristico della personalità di Leibniz, e non solo di quella filosofica,
          è  la  fede  in  un  ordine  del  mondo,  non  però  chiuso  e  geometrico,  ma  dinamico  e
          aperto  all’invenzione  e  alla  possibilità.  La  vivacità  dell’ingegno,  la  profondità  e
          vastità delle conoscenze, la stessa collocazione storica in un’epoca di transizione,
          ricca di inquietudini e di presentimenti, conferiscono molto spesso alle sue intuizioni
          filosofiche  il  carattere  di  anticipazione  geniale,  destinata  a  essere  ripresa  e
          sviluppata  più  tardi.  Così  è  fra  l’altro  per  la  sua  gnoseologia,  in  cui  le  esigenze

          dell’empirismo e del razionalismo trovano una prima composizione; così è per la sua
          concezione del peso dell’inconscio nella vita psichica (le piccole percezioni).
          Bibliogr.:  Mathematische  Schriften,  7  voll.,  a  cura  di  C.  I.  Gerhardt,  Londra-
          Berlino-Halle  1850-1863; Philosophische  Schriften,  7  voll.,  a  cura  di  C.  I.

          Gerhardt,  Berlino  1875-1890;  L.  Couturat, Opuscules  et  fragments  inédits  de
          Leibniz,  Parigi  1903;  in  italiano: Nuovi saggi sull’intelletto umano,  a  cura  di  E.
          Cecchi, 2 voll., Bari 1925-1926; Opere filosofiche, 2 voll., a cura di D. O. Bianca,
          Torino 1967; per la bibliografia: K. Müller, Leibniz-Bibliographie, Verzeichnis der
          Literatur über Leibniz, Francoforte s. M., 1967; su L.: E. Cassirer, Leibniz’ System
          in  seinen  wissenschaftlichen  Grundlagen,  Marburgo  1902;  B.  Russell, A  critical
          exposition of the philosophy of Leibniz, Cambridge 1900; L. Couturat, La logique

          de  Leibniz d’après des documents inédits,  Parigi  1901;  G.  Galli, La  filosofia  di
          Leibniz, Torino 1942; M. Guéroult, Dynamique et métaphysique leibniziennes, suivi
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          cristianesimo universale di G. G. Leibniz, Milano 1953; A. Coreano, G. W. Leibniz,
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