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Nei Saggi di teodicea* (1710) Leibniz è impegnato nel tentativo di conciliare
l’esistenza di Dio con quella del male. L’ottimismo leibniziano non afferma la bontà
assoluta del mondo, ma sostiene che l’universo esistente è il migliore dei mondi
possibili, perché il Creatore ha scelto certamente, fra le infinite possibilità, quella
che comportava la minore quantità di male. Il male d’altronde è inerente alla stessa
essenza della creatura, in quanto limitata e finita: è questo il « male metafisico », di
cui il « male fìsico » e il « male morale » sono derivazioni necessarie.
Nella Monadologia* infine (1714) Leibniz costruisce per sommi capi un suo sistema
metafìsico e dà un quadro d’insieme della sua dottrina. La realtà è costituita da una
molteplicità di sostanze immateriali (monadi), che sono centri di forza spirituale,
ognuno dei quali include l’universo da un unico e irripetibile punto di vista. La
gerarchia delle monadi è determinata dal grado della loro attività psichica; la
monade suprema è Dio, e da essa tutte le altre derivano in un processo di creazione
continua. Le monadi non hanno alcun rapporto fra loro e quella che può essere
interpretata come influenza reciproca delle sostanze è solo la manifestazione
apparente della preordinazione divina (armonia prestabilita). L’universo è un
mondo morale, una città divina, dove il meglio emerge a poco a poco in forza delle
leggi poste da Dio e dove le vie della natura finiscono sempre per accordarsi con
quelle della grazia. Lo stesso anno Leibniz tornò su quest’ultimo argomento
nell’opuscolo Principi della natura e della grazia.
Il tratto più caratteristico della personalità di Leibniz, e non solo di quella filosofica,
è la fede in un ordine del mondo, non però chiuso e geometrico, ma dinamico e
aperto all’invenzione e alla possibilità. La vivacità dell’ingegno, la profondità e
vastità delle conoscenze, la stessa collocazione storica in un’epoca di transizione,
ricca di inquietudini e di presentimenti, conferiscono molto spesso alle sue intuizioni
filosofiche il carattere di anticipazione geniale, destinata a essere ripresa e
sviluppata più tardi. Così è fra l’altro per la sua gnoseologia, in cui le esigenze
dell’empirismo e del razionalismo trovano una prima composizione; così è per la sua
concezione del peso dell’inconscio nella vita psichica (le piccole percezioni).
Bibliogr.: Mathematische Schriften, 7 voll., a cura di C. I. Gerhardt, Londra-
Berlino-Halle 1850-1863; Philosophische Schriften, 7 voll., a cura di C. I.
Gerhardt, Berlino 1875-1890; L. Couturat, Opuscules et fragments inédits de
Leibniz, Parigi 1903; in italiano: Nuovi saggi sull’intelletto umano, a cura di E.
Cecchi, 2 voll., Bari 1925-1926; Opere filosofiche, 2 voll., a cura di D. O. Bianca,
Torino 1967; per la bibliografia: K. Müller, Leibniz-Bibliographie, Verzeichnis der
Literatur über Leibniz, Francoforte s. M., 1967; su L.: E. Cassirer, Leibniz’ System
in seinen wissenschaftlichen Grundlagen, Marburgo 1902; B. Russell, A critical
exposition of the philosophy of Leibniz, Cambridge 1900; L. Couturat, La logique
de Leibniz d’après des documents inédits, Parigi 1901; G. Galli, La filosofia di
Leibniz, Torino 1942; M. Guéroult, Dynamique et métaphysique leibniziennes, suivi
d’une note sur le principe de la moindre action, Parigi 1934; F. Brunner, Études sur
la signification historique de la philosophie de Leibniz, Parigi 1950; G. Preti, Il
cristianesimo universale di G. G. Leibniz, Milano 1953; A. Coreano, G. W. Leibniz,