Page 471 - Dizionario di Filosofia
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Museo  nazionale  delle  scienze  naturali,  Lamarck  fu  chiamato  a  una  cattedra  di

          anatomia  degli  invertebrati,  che  occupò  fino  alla  morte.  Questo  cambiamento  di
          interessi  e  di  indirizzo  doveva  mostrarsi  estremamente  fecondo.  L’anno  in  cui
          assunse la cattedra scrisse le Ricerche sulle cause dei principali fenomeni fisici.
          Scrisse  in  seguito: Ricerche  sull’organizzazione  degli  esseri  viventi  (1802),
          Idrologia  (1802), Filosofia zoologica  (1809), Sistema analitico delle conoscenze
          dell’uomo (1820), e infine una grande Storia naturale degli animali senza vertebre

          (1815-1822). Osservatore ingegnoso, pensatore profondo in anticipo sulla sua epoca,
          Lamarck elaborò e propose una teoria evoluzionistica. (V. LAMARCKISMO.)
          Bibliogr.:  Histoire  naturelle  des  animaux  sans  vertèbres,  11  voll.;  Parigi  1835-
          1845; Philosophie  zoologique,  a  cura  di  J.  P.  Aron,  Parigi  1968;  su  L.:  E.  H.
          Haeckel, Die Naturanschauung von Darwin, Goethe und Lamarck, Jena 1882; A. S.

          Packard, Lamarck, the founder of evolution, Londra 1901; M. Landrieu, Lamarck le
          fondateur du transformisme, sa vie, son oeuvre, Parigi 1909; H. Cannon e F. R. S.
          Graham, Lamarck and modem genetics, Springfield 1960; A. V. Carozzi, Lamarck’s
          theory of the earth: hydrogéologie, « Isis », 1964.
          LAMARCKISMO.  Teoria  esplicativa  dell’evoluzione,  proposta  nel  1809  da  J.-B.

          Lamarck,  nella  sua Filosofia  zoologica.  Le  difficoltà  che  Lamarck  incontrò  per
          classificare  le  disordinate  collezioni  di  animali inferiori  conservate  al  Museo  di
          scienze naturali di Parigi, presso il quale era stato nominato professore, lo indussero
          a pensare che le specie non fossero state create individualmente con organizzazione e
          caratteristiche  costanti,  ma  che  ciascuna  specie  avesse  subito  l’influenza
          dell’ambiente in cui si era trovata, tanto da ricevere modificazioni anche notevoli. La
          trasformazione dell’ambiente determinava nuovi bisogni e gli animali contraevano

          nuove  abitudini,  «  durevoli  quanto  i  bisogni  che  le  avevano  fatte  nascere  ».  Il
          cambiamento di abitudini comportava il cambiamento di azioni e di movimenti e ciò
          provocava  nell’animale  modificazioni  della  forma,  che  si  trasmettevano
          ereditariamente. Lamarck illustrò la sua teoria con numerosi esempi: nella giraffa,
          costretta  a  brucare  alberi,  gambe  e  collo  si  erano  allungati  per  soddisfare  a

          un’abitudine  nata  da  un  bisogno.  La  membrana  degli  uccelli  acquatici,  le  zampe
          lunghe degli uccelli trampolieri venivano spiegate con un ragionamento identico.
          La teoria di Lamarck si può riassumere in due regole:
          1. Regola dell’uso e del non uso degli organi: il bisogno crea l’organo necessario;
          l’uso lo rende forte e lo fa crescere; viceversa il difetto d’uso comporta l’atrofia e la
          scomparsa dell’organo inutile.
          2. Regola dell’eredità dei caratteri acquisiti: il carattere acquisito sotto l’influenza
          dell’ambiente è trasmesso con la riproduzione. Il lamarckismo si fondava pertanto su

          due  postulati  che  sollevarono  critiche  molto  serie.  L’ambiente  esercita
          incontestabilmente  un’azione  sull’organismo,  ma  Larmarck  ammetteva  che
          l’organismo  risponde sempre  all’azione  dell’ambiente  con  una  modifica  utile.  In
          realtà le modifiche sono spesso non provocate e di nessuna utilità. Quanto al secondo
          postulato,  tutte  le  esperienze  per  mettere  in  evidenza  l’ereditarietà  dei  caratteri

          acquisiti  hanno  avuto  esito  negativo.  La  constatazione  della  non  trasmissibilità
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