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Museo nazionale delle scienze naturali, Lamarck fu chiamato a una cattedra di
anatomia degli invertebrati, che occupò fino alla morte. Questo cambiamento di
interessi e di indirizzo doveva mostrarsi estremamente fecondo. L’anno in cui
assunse la cattedra scrisse le Ricerche sulle cause dei principali fenomeni fisici.
Scrisse in seguito: Ricerche sull’organizzazione degli esseri viventi (1802),
Idrologia (1802), Filosofia zoologica (1809), Sistema analitico delle conoscenze
dell’uomo (1820), e infine una grande Storia naturale degli animali senza vertebre
(1815-1822). Osservatore ingegnoso, pensatore profondo in anticipo sulla sua epoca,
Lamarck elaborò e propose una teoria evoluzionistica. (V. LAMARCKISMO.)
Bibliogr.: Histoire naturelle des animaux sans vertèbres, 11 voll.; Parigi 1835-
1845; Philosophie zoologique, a cura di J. P. Aron, Parigi 1968; su L.: E. H.
Haeckel, Die Naturanschauung von Darwin, Goethe und Lamarck, Jena 1882; A. S.
Packard, Lamarck, the founder of evolution, Londra 1901; M. Landrieu, Lamarck le
fondateur du transformisme, sa vie, son oeuvre, Parigi 1909; H. Cannon e F. R. S.
Graham, Lamarck and modem genetics, Springfield 1960; A. V. Carozzi, Lamarck’s
theory of the earth: hydrogéologie, « Isis », 1964.
LAMARCKISMO. Teoria esplicativa dell’evoluzione, proposta nel 1809 da J.-B.
Lamarck, nella sua Filosofia zoologica. Le difficoltà che Lamarck incontrò per
classificare le disordinate collezioni di animali inferiori conservate al Museo di
scienze naturali di Parigi, presso il quale era stato nominato professore, lo indussero
a pensare che le specie non fossero state create individualmente con organizzazione e
caratteristiche costanti, ma che ciascuna specie avesse subito l’influenza
dell’ambiente in cui si era trovata, tanto da ricevere modificazioni anche notevoli. La
trasformazione dell’ambiente determinava nuovi bisogni e gli animali contraevano
nuove abitudini, « durevoli quanto i bisogni che le avevano fatte nascere ». Il
cambiamento di abitudini comportava il cambiamento di azioni e di movimenti e ciò
provocava nell’animale modificazioni della forma, che si trasmettevano
ereditariamente. Lamarck illustrò la sua teoria con numerosi esempi: nella giraffa,
costretta a brucare alberi, gambe e collo si erano allungati per soddisfare a
un’abitudine nata da un bisogno. La membrana degli uccelli acquatici, le zampe
lunghe degli uccelli trampolieri venivano spiegate con un ragionamento identico.
La teoria di Lamarck si può riassumere in due regole:
1. Regola dell’uso e del non uso degli organi: il bisogno crea l’organo necessario;
l’uso lo rende forte e lo fa crescere; viceversa il difetto d’uso comporta l’atrofia e la
scomparsa dell’organo inutile.
2. Regola dell’eredità dei caratteri acquisiti: il carattere acquisito sotto l’influenza
dell’ambiente è trasmesso con la riproduzione. Il lamarckismo si fondava pertanto su
due postulati che sollevarono critiche molto serie. L’ambiente esercita
incontestabilmente un’azione sull’organismo, ma Larmarck ammetteva che
l’organismo risponde sempre all’azione dell’ambiente con una modifica utile. In
realtà le modifiche sono spesso non provocate e di nessuna utilità. Quanto al secondo
postulato, tutte le esperienze per mettere in evidenza l’ereditarietà dei caratteri
acquisiti hanno avuto esito negativo. La constatazione della non trasmissibilità