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          LAAS  (Ernst),  filosofo  e  pedagogista  tedesco  (Fürstenwaide,  Germania  Orientale,
          1837-Strasburgo 1885). Professore dal 1872 all’università di Strasburgo, fu uno dei
          maggiori rappresentanti del positivismo tedesco. Grande successo ebbe la sua opera
          Idealismo  e  positivismo  (1879-1884),  nella  quale  tutta  la  storia  del  pensiero

          occidentale  è  presentata  come  una  battaglia  ancora  in  corso  fra  idealismo  e
          positivismo. Fu autore anche di scritti pedagogici che ebbero un’influenza rilevante
          sulla scuola tedesca.
          LABERTHONNIÈRE (Lucien), filosofo e teologo cattolico francese (Chazelet,  Indre,
          1860  -  Parigi  1932).  Collaboratore  dal  1897  delle Annales  de  philosophie

          chrétienne,  ne  tenne  la  direzione  dal  1905  al  1913,  quando  la  rivista  cessò  di
          esistere in seguito alla condanna del Sant’Uffizio. Laberthonnière, al quale era stata
          proibita la pubblicazione di qualunque scritto, visse da allora appartato, accettando
          con  obbedienza  sacerdotale  la  penosa  limitazione.  La  nuova  apologetica  del
          Laberthonnière si muove in opposizione alla scolastica e trae ispirazione dai temi
          classici  dell’agostinismo,  rivissuti  con  una  sensibilità  acuita  dalla  diffusa

          inquietudine  modernistica.  L’essere  e  la  verità  sono  dentro  di  noi  e  si  rivelano
          attraverso  esperienze  privilegiate,  come  quella  morale:  le  dimostrazioni  logiche
          sono un complemento e non una condizione della certezza interiore.  Tra le opere:
          Teoria  della  realtà  (1899), Filosofia  della  condotta  (1902), Filosofia  della
          religione (1905), Conoscenza, vita e realtà (1909).
          LABRIOLA (Antonio), filosofo italiano (Cassino 1843 -  Roma 1904).  Fu allievo a

          Napoli  di  Bertrando  Spaventa,  sotto  la  guida  del  quale  studiò  Hegel  e  Spinoza.
          Successivamente  subì  l’influenza  del  pensiero  di  Herbart,  acquisendo  attraverso
          questa esperienza intellettuale soprattutto l’abito del rigore formale e il gusto per i
          problemi concreti. Salito nel 1874 alla cattedra di filosofia morale dell’università di
          Roma,  manifestò  subito  dopo  (1876)  la  sua  adesione  al  movimento  socialista.  La

          necessità  di  motivare  razionalmente  la  scelta  politica  lo  portò  ad  approfondire,  a
          partire dal 1890, lo studio di Marx. Da questo interesse ebbe origine la comunione
          intellettuale, assai feconda per entrambi, del Labriola col più giovane Croce, il quale
          ben presto però si allontanò dal marxismo. Per parte sua il Labriola giudicò quella
          svolta  come  un  segno  di  debolezza  morale  e  di  edonismo  intellettuale  e  non
          risparmiò  all’amico  rimproveri  e  sarcasmi.  L’importanza  del  Labriola  come
          interprete moderno del materialismo storico, fondamentale nella cultura italiana, è

          anche  rilevante  nella  storia  del  marxismo  europeo,  come  fu  implicitamente
          riconosciuto anche da Engels, col quale egli era entrato in corrispondenza nel 1890.
          La  polemica,  condotta  su  più  direttrici,  e  precisamente  contro  la  confusione  del
          materialismo storico con il materialismo metafisico, contro la riduzione di esso a una
          «  filosofia  della  storia  »,  contro  le  interpretazioni  piattamente  deterministiche  ed
          economicistiche, contro le revisioni deformanti ed equivoche come quella di Sorel,

          contribuì notevolmente a « restaurare » un’immagine corretta del pensiero di Marx e
          ad  avviare  quel  nuovo  corso  teorico-politico  del  socialismo  scientifico,  di  cui
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