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- New York 1965). Amico di Dewey, fu tra i protagonisti del « Progressive
Education Movement ». Dopo aver insegnato in varie scuole superiori (1898-1909),
tenne dal 1909 al 1938 la cattedra di pedagogia dell’università Columbia di New
York. Ispirandosi alle dottrine di Dewey, sostenne la necessità di una scuola
aderente alla vita, entro la quale i giovani potessero sviluppare la loro forza creativa
e acquistare senso di responsabilità e pratica della vita democratica. Lo strumento
didattico che egli mise a punto e propagandò con grande successo fu il « metodo dei
progetti » (project-method). L’attività scolastica ruota tutta intorno alla realizzazione
di un progetto formulato di comune accordo dagli alunni: si conseguono così, rispetto
alle forme tradizionali di svolgimento del programma, i vantaggi della
partecipazione responsabile di tutti, della stretta unità di lavoro e di apprendimento e
dell’educazione alla socialità. Opere principali: Educazione per una civiltà in
trasformazione (1926), Il nostro compito di educatori (1930), Educazione di
gruppo per una democrazia (1940), Il processo di apprendimento (1948), Filosofia
dell’educazione (1951).
KINDĪ (Abū Yūsuf Ya‘qūb ibn Ishāq al-), filosofo, scienziato e poligrafo arabo, noto
nell’occidente latino come Alchindis (Bagdad - † 872 circa). Chiamato « il filosofo
degli Arabi », ebbe vastissima dottrina intorno ai rami più vari del sapere
(matematica, fìsica, astrologia, alchimia, ecc.), ma si occupò soprattutto di logica e
di filosofia. Nella storia del pensiero occidentale è importante soprattutto come
commentatore di Aristotele, che interpretò, per la dottrina dell’intelletto, nella linea
di Alessandro di Afrodisia. Fu un aristotelico con tendenze neoplatonizzanti,
aprendo, con questo suo atteggiamento, la strada a quella corrente di filosofia araba
che cercò di conciliare le dottrine dei due grandi filosofi greci e che ebbe il suo
maggior rappresentante in Averroè. Le sue numerose opere (oltre 270) sono andate
quasi tutte perdute: ci sono giunti in versioni latine medievali un trattato di ottica,
uno sulle maree ed uno sull’origine del colore azzurro del cielo. Ebbe anche una
concezione musicale dell’armonia del cosmo, attinta da Tolomeo, e applicò l’antica
teoria musicale greca alla musica araba.
KIREEVSKIJ (Ivan Vasil’evič), pensatore russo (Mosca 1806 - Pietroburgo 1856).
Dopo aver compiuto gli studi a Mosca, viaggiò in Europa: in Germania ebbe modo
di frequentare le lezioni di Hegel e di Schelling. Studiò la civiltà russa nei suoi
rapporti o, per meglio dire, nei suoi contrasti con quella occidentale, arrivando a
vedere la caratteristica saliente della tradizione russa nell’assenza del razionalismo
e dello spirito giuridico, portati dalla civiltà classica presenti in tutta la cultura
europea occidentale. Libero dalle strettoie razionalistiche, il popolo russo si
rivelava a lui come quello che meglio era giunto a fruire dell’esperienza della fede
cristiana e tutta la storia russa gli pareva misticamente orientata verso la «
conoscenza integrale », ovvero tesa verso il possesso della verità racchiusa in Dio.
Per queste sue teorie, contenute essenzialmente nell’opera Sul carattere della civiltà
europea e i suoi rapporti con la civiltà russa (1852), Kireevskij è considerato il
fondatore dell’ideologia slavofila.