Page 459 - Dizionario di Filosofia
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A. Weishaupt (Dubbi sui concetti kantiani di spazio e di tempo, 1788), K. L.
Reinhold (Lettere sulla filosofia di Kant, 1790), S. Maimon (Ricerche sulla
filosofia trascendentale, 1790), G. E. Schulze (Enesidemo, 1792), il grande poeta F.
Schiller (Sulla grazia e sulla dignità, 1793), J. G. Herder (Metacritica alla critica
della ragion pura, 1799), F. H. Jacobi (Dell’impresa del criticismo di tramutare la
ragione in intelletto, 1801).
2. Le riserve sulla nozione kantiana di « cosa in sé » e la tendenza a ricavare dalla
filosofia critica le premesse di una metafisica non dogmatica sono a fondamento
dell’idealismo classico tedesco, rappresentato principalmente dalle grandi
personalità di Fichte, di Schelling e di Hegel. È da tener presente, d’altra parte, che
la polemica antiidealistica di Herbart e di Schopenhauer fu condotta sotto l’insegna
del « ritorno a Kant ».
3. Fra la seconda metà del XIX sec. e il principio del xx si affermò nelle varie culture
filosofiche europee il neocriticismo*, che rifece propria, in senso antipositivistico e
antiidealistico, la nozione kantiana della filosofia come critica del sapere scientifico.
Il movimento iniziò in Germania, con Kuno Fischer, ed ebbe fra i suoi rappresentanti
più notevoli O. Liebmann (Kant e gli epigoni, 1865, opera nella quale ogni capitolo
porta come frase conclusiva la formula: « Dunque, bisogna tornare a Kant »), il
grande fisiologo H. Helmholtz, F. A. Lange (Storia del materialismo, 1866), A.
Riehl (Il criticismo filosofico e il suo significato per la scienza positiva, 1876-
1887), E. Zeller, lo storico della filosofia greca ed E. Cassirer, storico della
filosofia, epistemologo e linguista.
In Francia si fece promotore del ritorno a Kant C. Renouvier (Saggi di critica
generale, 1854-1864), mentre in Gran Bretagna si mossero su di una linea analoga S.
H. Hodgson (La metafisica dell’esperienza, 1898), R. Adamson (Lo sviluppo della
filosofia moderna, postumo, 1903) e G. D. Hicks (I concetti di fenomeno e
noumeno nel loro rapporto secondo Kant, 1897). Nello stesso periodo in Germania
il ritorno a Kant si manifestò come antipsicologismo e come difesa dell’oggettività
del pensiero con la scuola di Marburgo*, fondata da H. Cohen. Parimenti alla
metodologia critica si ispirò la filosofia dei valori (scuola di Baden*), con W.
Windelband, H. Rickert e B. Bauch. Il progetto di affrontare le scienze dello spirito
con un metodo analogo a quello con cui Kant aveva affrontato la matematica e la
fisica è alla base della riflessione di G. Simmel, W. Dilthey ed E. Troeltsch. Nel
pensiero francese del primo Novecento un ripensamento in senso storicistico del
criticismo si ha nell’opera di L. Brunschvicg (Idealismo contemporaneo, 1905). Lo
stesso idealismo angloamericano (J. H. Stirling, F. H. Bradley, A. E. Taylor, B.
Bosanquet, J. McTaggart, J. Royce) ha come linea caratteristica quella della verifica
dell’hegelismo alla luce delle premesse kantiane. Infine, dopo il rifiuto
programmatico dello spiritualismo della prima metà dell’Ottocento (tipica la
posizione del Rosmini), la lezione di Kant fu raccolta in Italia sia dai maestri
dell’idealismo (dal Croce in particolare), sia da pensatori di assai minore rilievo,
come G. Barzellotti, A. Chiappelli, C. Cantoni, G. Vidari. Una costante e acuta
rimeditazione del pensiero di Kant ha caratterizzato la vita speculativa di P.