Page 456 - Dizionario di Filosofia
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è  appunto  nella  pretesa  di  costruire  una  scienza  del  noumeno.  L’organo  della

          metafisica  è  la ragione in senso stretto, intesa come facoltà che aspira a cogliere
          l’assoluto  e  l’incondizionato.  Disancorandosi  dai  limiti  posti  dall’intuizione,  la
          ragione  metafisica  costruisce  le idee,  e  il  tema  della Dialettica trascendentale  è
          appunto  la  dimostrazione  dell’impossibilità  che  esse  diventino  oggetti  di  scienza.
          L’esigenza dell’assoluto, che le idee attestano, è legittima e insopprimibile, ma il
          modo in cui la metafisica pretende di soddisfarla è condannato a sicuro fallimento.

          Kant ritiene che quell’aspirazione trovi una risposta positiva e legittima in un altro
          ordine, che è quello della vita morale.
          Questo tema fu affrontato nella Critica della ragion pratica* (1788).  Se la prima
          Critica  presuppone  l’opera  di  Hume,  anche  come  riferimento  polemico,  oltre  che
          come benefico stimolo a svegliarsi dal « sonno dogmatico », la seconda si trova in
          una relazione analoga col pensiero di  Rousseau.  La lettura di  Rousseau insegnò a
          Kant  che  il  valore  dell’uomo  non  dipende  dalla  ricchezza  delle  sue  conoscenze

          (concezione  «  democratica  »  della  dignità  umana,  alla  quale  Kant  era  del  resto
          preparato dalla sua educazione pietistica) e lo rese al tempo stesso diffidente dinanzi
          all’indeterminatezza e alla ambiguità della nozione rousseauiana di « sentimento ».
          La  moralità  non  può  avere  una  misura  così  variabile  e  soggettiva,  come  quella
          costituita dalla mutevole e incostante « sensibilità ». C’è al contrario in ogni uomo la
          consapevolezza  che  la  moralità  è  essenzialmente dovere, tensione di adeguamento

          della propria condotta a una norma assoluta. A tutte le azioni dell’uomo, di questo
          essere scisso fra le sue inclinazioni naturali e la sua razionalità, è sempre sotteso un
          comando  (imperativo)  della  ragione.  Tali  imperativi  vengono  da  Kant  chiamati
          ipotetici, quando la ragione interviene come criterio della convenienza del mezzo
          rispetto  al  fine  voluto,  sicché  lo  schema  di  essi  è  sempre  il  seguente:  «  se  vuoi
          questo,  fa’  quest’altro  ».  Ora  il  carattere  specifico  del  comando  morale  è  invece
          quello  di  una  imperatività  incondizionata:  tutti  sanno  che  certe  cose  vanno  fatte

          perché  così  la  coscienza  ordina,  indipendentemente  da  ogni  valutazione  delle
          possibili conseguenze dell’azione. Kant chiama perciò il comando della coscienza
          morale imperativo categorico,  e  questa  categoricità  implica  da  un  lato  l’assoluta
          irrilevanza delle condizioni storico-empiriche dell’azione (e quindi la svalutazione a
          formule  puramente  esterne  delle  leggi  dello  Stato),  dall’altro  il  fondamento

          puramente  razionale  dell’imperatività.  Nel  corso  ulteriore  dell’indagine  la  critica
          della ragione pratica si converte in una nuova metafìsica. In primo luogo la capacità
          dell’uomo  di  agire  autonomamente,  emergendo  dal  condizionamento  dell’ordine
          naturale,  entro  il  quale  egli  è  pure  inserito,  esige  che  gli  venga  riconosciuta
          l’appartenenza a un ordine di realtà diverso da quello fenomenico: l’autonomia lo fa
          cittadino  di  un  universo  intelligibile,  non  condizionato  dallo  spazio,  dal  tempo  e
          dalle categorie. In secondo luogo alla coscienza della legge morale è intimamente
          connessa  la  fede  in  alcune  verità  che,  seppure  ambigue  teoreticamente,  ci  si

          impongono  come  condizioni  imprescindibili  della  moralità.  Sono  i postulati della
          ragione pratica, e cioè quello della libertà, quello dell’immortalità dell’anima e
          quello dell’esistenza di Dio.
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