Page 444 - Dizionario di Filosofia
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della filosofia milesia: Senofane di Colofone fondò la scuola di Elea e Pitagora di

          Samo  quella  di Crotone.  Tuttavia  ad  Efeso,  la  sola  città  della  Ionia  che  non
          partecipò alla ribellione del 499 contro Dario, visse Eraclito, epigono e continuatore
          della filosofia milesia. Dopo che Mileto fu rasa al suolo nel 494, l’eredità della sua
          tradizione  filosofica  fu  trasportata  ad Atene  da Anassagora  di  Clazomene,  che  fu
          contemporaneo di Pericle e visse per trent’anni nella capitale dell’Attica. Tutti i temi
          della  tradizione  milesia  ricomparvero  poi,  alla  fine  del V  sec.  a.C.,  in  Ippone  di

          Samo  e  in  Diogene  di  Apollonia.  I  filosofi  ionici  ebbero  come  preoccupazione
          fondamentale la ricerca del principio di spiegazione di tutte le cose, elaborando per
          questa via una cosmologia razionale, contrapposta già da Aristotele alle cosmogonie
          mitiche delle religioni e dei poeti. Alla luce della storiografia filosofica moderna,
          tuttavia, distinzioni così perentorie tra mito e razionalità non sono più accettabili.
          JOUFFROY (Théodore), filosofo francese (Les Pontets, Doubs, 1796 - Parigi 1842).

          Allievo  della  Scuola  normale  dal  1813,  vi  insegnò  dal  1816.  Entrò  poi  nella
          redazione del giornale Le Globe: di questo periodo va ricordato, per la straordinaria
          risonanza  che  ebbe,  l’articolo Come  finiscono  i  dogmi.  Col  1828  riprese
          l’insegnamento  alla  Scuola  normale,  passando  poi  alla  Sorbona  e  al  Collegio  di
          Francia. Il merito principale del Jouffroy è quello di aver fatto conoscere in Francia
          la filosofia scozzese. Come pensatore autonomo seguì quella linea di opposizione al

          sensismo  e  di  rivendicazione  dell’autonomia  dello  spirito  che  ebbe  nel  Cousin  il
          rappresentante  di  maggior  rilievo.  Nel  campo  dell’estetica  riprese  senza  grande
          originalità il tema della distinzione fra il bello e il sublime, considerando il primo
          come  oggetto  della  ragione  e  il  secondo  come  oggetto  del  sentimento.  Opere
          principali: Miscellanea filosofica (1833), Corso di diritto naturale  (1835), Nuova
          miscellanea filosofica (1842), Corso di estetica (postumo, 1843).

          IPÀTIA o IPÀZIA, in gr. Hypatía, filosofa e matematica greca (Alessandria 370 circa
          -  415  circa).  Figlia  di  Teone  di  Alessandria,  fu  celebre  sia  per  il  sapere  e
          l’eloquenza, sia per la bellezza. Dopo aver completato i suoi studi in Atene, tornò
          definitivamente  ad  Alessandria,  dove  aprì  una  scuola.  Le  sue  lezioni,  assai
          frequentate,  erano  dedicate  soprattutto  al  commento  delle  opere  di  Platone  e  di

          Aristotele. Nel 415 fu aggredita e massacrata dalla folla, eccitata da alcuni monaci.
          Si ritiene che il patriarca san Cirillo non fosse del tutto estraneo al delitto. Ipatia
          aveva commentato le opere di Diofanto, le Sezioni coniche di Apollonio di Perge e
          l e Tavole  di  Tolomeo  (una  parte  di  quest’ultima  opera  ci  è  certamente  pervenuta
          sotto  il  nome  di  suo  padre  Teone).  Ebbe  fra  i  suoi  scolari  il  vescovo  Sinesio  di
          Cirene.

          IPERBÒLICO.  L’espressione dubbio iperbolico è usata da Cartesio per designare la
          radicalizzazione  del  suo dubbio  metodico,  realizzata  supponendo  che  un  demone
          maligno  induca  in  errore  anche  in  quelle  operazioni  mentali,  come  i  calcoli  e  le
          dimostrazioni  matematiche,  che  sembrerebbero  altrimenti  sottratte  a  ogni  dubbio
          ragionevole.  In  tal  modo  la  certezza  del Cogito,  ergo  sum,  che  non  è  inficiata
          nemmeno dal dubbio iperbolico, risulta assoluta.

          IPERURANIO  (gr. hyperuránios).  Secondo  Platone,  lo  spazio  al  di  là  delle  sfere
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