Page 439 - Dizionario di Filosofia
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il nesso che unisce gli opposti e supera la contraddizione. Anche in Bergson ci sono

          residui evidenti della polemica hegeliana: l’intuizione prende il posto della ragione,
          ma l’intelletto resta sempre una funzione rigida, astratta e inerte, che immobilizza in
          pallide  istantanee  la  variopinta  mobilità  della  vita.  Tracce  di  questa  tradizione
          romantica  si  ritrovano  nella  ricorrente  polemica  contemporanea  contro
          l’intellettualismo*.
          • Intelletto agente o attivo, nella teoria della conoscenza aristotelico-tomistica, è la

          facoltà che è causa attiva della conoscenza delle specie*. Aristotele ne sottolinea
          l’eccellenza  chiamandolo  «  immortale  ed  eterno  ».  Fin  dai  commentatori  greci  di
          Aristotele sorse il problema se esso coincidesse con l’anima umana individuale o
          fosse  invece  una  sorta  di  mente  divina,  unica  e  separata  dall’uomo. Intelletto
          passivo  è  la  facoltà  che  riceve  passivamente  le  specie  inviate  dagli  oggetti.
          (L’indagine sulle funzioni e sui rapporti reciproci dei due intelletti costituisce uno
          dei motivi più complessi della gnoseologia aristotelico-tomistica.)

          INTELLETTUALISMO. Dottrina filosofica che afferma la preminenza, particolarmente
          nell’attività  morale  e  in  quella  estetica,  dei  fattori  intellettivi  su  quelli  affettivi  e
          pratici.  Vi  rientrano  quelle  posizioni  filosofiche  che  tendono  a  ridurre  la  varietà
          della vita psichica e mentale dell’uomo alla componente intellettuale.

          Si  parla  comunemente,  per  esempio,  dell’intellettualismo  etico  di  Socrate,  in
          riferimento alla sua dottrina del peccato come conseguenza dell’ignoranza, essendo
          l’unica  condizione  necessaria  del  bene  operare  la  conoscenza  del  bene  stesso.
          Poiché  san  Tommaso  subordina  le  scelte  della  volontà  alle  valutazioni
          dell’intelletto, si parla, specie in contrapposizione al volontarismo di Duns Scoto, di
          intellettualismo  tomistico.  Analogamente  la  teoria  del  giudizio  di  Spinoza  è
          intellettualistica in contrapposizione a quella volontaristica di Cartesio: per Cartesio
          la volontà, che è infinita e quindi superiore all’intelletto finito, può sempre rifiutare

          l’assenso  al  giudizio,  mentre  per  Spinoza,  dinanzi  a  un’idea  chiara  e  distinta,
          l’assenso è necessitato dalla persuasione dell’intelletto.
          Il termine ha assunto un significato negativo a partire dal XIX sec., già nell’ambito
          della  filosofia  idealistica  (V.  INTELLETTO),  acquistando  una  particolare  carica
          polemica  nella  seconda  metà  del  secolo  nelle  varie  filosofìe  vitalistiche  e

          irrazionalistiche. Così in Bergson, nei pragmatisti, nelle dottrine basate sull’istinto e
          sulla  volontà  e  anche,  seppure  con  maggiore  circospezione  e  cautela,  nello
          spiritualismo,  gli  attacchi  all’aridità,  alla  povertà,  all’astrattezza  e  alle
          incomprensioni dell’intellettualismo si trovano ad apertura di pagina.
          INTELLIGÌBILE. Soprasensibile. (Aristotele nel De anima dice che gli enti ppssono
          essere sensibili  o intelligibili:  i  primi  sono  conoscibili  per  mezzo  dei  sensi,  i

          secondi  dall’intelletto.  Kant  chiama mondo  intelligibile  l’ordine  soprasensibile,
          regolato  da  leggi  sue  proprie,  a  cui  l’uomo  appartiene  in  quanto  portatore  della
          coscienza morale.)
          INTENSIVO. Nella logica, in contrapposizione a estensivo*, proprietà di ciò che può
          essere  «  appreso  soltanto  come  unità  e  nel  quale  la  molteplicità  può  essere

          rappresentata solo dall’approssimazione alla negazione = 0 » (Kant).
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