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il nesso che unisce gli opposti e supera la contraddizione. Anche in Bergson ci sono
residui evidenti della polemica hegeliana: l’intuizione prende il posto della ragione,
ma l’intelletto resta sempre una funzione rigida, astratta e inerte, che immobilizza in
pallide istantanee la variopinta mobilità della vita. Tracce di questa tradizione
romantica si ritrovano nella ricorrente polemica contemporanea contro
l’intellettualismo*.
• Intelletto agente o attivo, nella teoria della conoscenza aristotelico-tomistica, è la
facoltà che è causa attiva della conoscenza delle specie*. Aristotele ne sottolinea
l’eccellenza chiamandolo « immortale ed eterno ». Fin dai commentatori greci di
Aristotele sorse il problema se esso coincidesse con l’anima umana individuale o
fosse invece una sorta di mente divina, unica e separata dall’uomo. Intelletto
passivo è la facoltà che riceve passivamente le specie inviate dagli oggetti.
(L’indagine sulle funzioni e sui rapporti reciproci dei due intelletti costituisce uno
dei motivi più complessi della gnoseologia aristotelico-tomistica.)
INTELLETTUALISMO. Dottrina filosofica che afferma la preminenza, particolarmente
nell’attività morale e in quella estetica, dei fattori intellettivi su quelli affettivi e
pratici. Vi rientrano quelle posizioni filosofiche che tendono a ridurre la varietà
della vita psichica e mentale dell’uomo alla componente intellettuale.
Si parla comunemente, per esempio, dell’intellettualismo etico di Socrate, in
riferimento alla sua dottrina del peccato come conseguenza dell’ignoranza, essendo
l’unica condizione necessaria del bene operare la conoscenza del bene stesso.
Poiché san Tommaso subordina le scelte della volontà alle valutazioni
dell’intelletto, si parla, specie in contrapposizione al volontarismo di Duns Scoto, di
intellettualismo tomistico. Analogamente la teoria del giudizio di Spinoza è
intellettualistica in contrapposizione a quella volontaristica di Cartesio: per Cartesio
la volontà, che è infinita e quindi superiore all’intelletto finito, può sempre rifiutare
l’assenso al giudizio, mentre per Spinoza, dinanzi a un’idea chiara e distinta,
l’assenso è necessitato dalla persuasione dell’intelletto.
Il termine ha assunto un significato negativo a partire dal XIX sec., già nell’ambito
della filosofia idealistica (V. INTELLETTO), acquistando una particolare carica
polemica nella seconda metà del secolo nelle varie filosofìe vitalistiche e
irrazionalistiche. Così in Bergson, nei pragmatisti, nelle dottrine basate sull’istinto e
sulla volontà e anche, seppure con maggiore circospezione e cautela, nello
spiritualismo, gli attacchi all’aridità, alla povertà, all’astrattezza e alle
incomprensioni dell’intellettualismo si trovano ad apertura di pagina.
INTELLIGÌBILE. Soprasensibile. (Aristotele nel De anima dice che gli enti ppssono
essere sensibili o intelligibili: i primi sono conoscibili per mezzo dei sensi, i
secondi dall’intelletto. Kant chiama mondo intelligibile l’ordine soprasensibile,
regolato da leggi sue proprie, a cui l’uomo appartiene in quanto portatore della
coscienza morale.)
INTENSIVO. Nella logica, in contrapposizione a estensivo*, proprietà di ciò che può
essere « appreso soltanto come unità e nel quale la molteplicità può essere
rappresentata solo dall’approssimazione alla negazione = 0 » (Kant).