Page 441 - Dizionario di Filosofia
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hanno largamente influenzato la teoria e la pratica educativa del nostro tempo. Il
Decroly e la Montessori scoprirono nel vivo dell’azione che una conveniente
stimolazione degli interessi consentiva impensati recuperi e successi insperati
nell’educazione dei ritardati e degli anormali. Il Decroly, in particolare,
generalizzando le esperienze fatte con i fanciulli « irregolari » nella sua scuola
dell’Ermitage, elaborò la teoria dei centri d’interesse, secondo la quale
l’insegnamento va modellato in funzione del vario manifestarsi di alcuni bisogni
fondamentali (nutrirsi, vestirsi-ripararsi, difendersi, agire-riposarsi).
INTERIORITÀ. La condizione propria della soggettività spirituale, contrapposta
all’esteriorità del mondo. Il tema del rapporto fra interiorità ed esteriorità passa
dallo stoicismo al pensiero cristiano, col motivo costante della superiorità
qualitativa dell’intimità dello spirito, sede di tutti i valori, rispetto alle vicende e
agli speciosi beni del mondo. L’invito agostiniano a ripiegarsi su se stessi, a cercare
dentro di sé la verità, la quale abita appunto in interiore homine, è rimasto la parola
d’ordine di tutte le filosofie spiritualistiche.
INTERMEDIARIO. Nella filosofia di Platone, ciò che partecipa al tempo stesso del
sensibile e dell’intelligibile. (Per Platone sono intermediarie quelle conoscenze che,
partecipando al tempo stesso delle idee e del mondo sensibile, riflettono una realtà
mista e costituiscono un primo gradino nella scala dell’ascesa dell’anima umana dal
mondo sensibile a quello delle idee. Una fondamentale funzione intermediaria ha in
Platone Eros.)
INTERMONDI (lat. intermundia, traduzione dal gr. metakósma). Per Epicuro e i suoi
seguaci, le regioni celesti abitate dagli dei, che vivono in esse al riparo da ogni
turbamento, indifferenti alle vicende dei mondi.
INTUIZIONE. L’intuizione è una forma privilegiata di conoscenza, che può vantare il
possesso immediato e totale dell’oggetto. Per Plotino con tale atto semplice e
perfetto l’intelletto divino conosce se stesso e allo stesso modo secondo san
Tommaso Dio conosce il mondo nella sua compresente totalità, Già Platone e
Aristotele avevano del resto distinto la ragione (diánoia), che procede discorrendo
dalle premesse alle conclusioni. dall’intelletto (nûs), mediante il quale l’uomo
apprende direttamente i principi primi della catena apodittica. Poiché i caratteri
dell’immediatezza e della piena adeguazione dell’oggetto sembrano ugualmente
presenti nella percezione sensibile, alcuni pensatori della tarda scolastica (in
particolare Duns Scoto e Guglielmo di Occam) qualificarono anche questa come
conoscenza intuitiva, distinguendo l’intuizione sensibile da quella intellettuale e
l’atto intuitivo in genere dal procedimento astrattivo. Kant utilizza ancora questa
terminologia, chiamando le sensazioni « intuizioni empiriche » e qualificando come
« intuizioni pure » le componenti formali universali (lo spazio e il tempo), che nelle
prime sono necessariamente presenti. L’intuizione intellettuale infine dovrebbe
essere un atto conoscitivo tutto particolare, immediatamente produttivo del proprio
oggetto: ma essa non rientra per Kant fra le capacità di quell’essere condizionato che
è l’uomo. Il carattere di immediata creatività dell’intuizione intellettuale è uno dei
concetti-chiave dell’idealismo romantico, che abbandona le cautele kantiane e si