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la designazione della scuola matematica fondata da L. E. J. Brouwer, che negava,
nelle dimostrazioni matematiche, ogni validità al principio logico del terzo escluso
e, di conseguenza, ai teoremi dimostrati per assurdo.
INTUIZIONISMO. Dottrina che attribuisce alla conoscenza intuitiva un valore
preminente rispetto a quella razionale. (V. INTUIZIONE.)
INVERSO. Nella logica formale, si dice della proposizione ottenuta rovesciando i
termini di quella originaria o diretta (per es.: Dio è l’Essere supremo, diretta;
l’Essere supremo è Dio, inversa).
INVOLUZIONE. Il processo che va dall’eterogeneità all’omogeneità, in
contrapposizione all’evoluzione (che procede verso una differenziazione crescente),
e che è spesso caratterizzato da trasformazioni fisiche irreversibili (per es.,
ugualizzazione spontanea delle temperature). Il filosofo francese A. Lalande, in
particolare nell’opera Le illusioni evoluzionistiche, ha sostenuto che è
l’involuzione, e non l’evoluzione, a determinare il movimento positivo della realtà
fisica e spirituale.
IO. Il pronome personale che designa la soggettività è entrato nella specifica
nomenclatura filosofica con Cartesio. Nel II libro delle Meditazioni, Cartesio si
pone la domanda: « Che cosa sono io dunque? » e risponde definendo l’io « una cosa
che pensa » (res cogitans). L’esistenza dell’io non può essere messa in dubbio, in
quanto lo stesso atto del dubitare la implica e la presuppone (Cogito, ergo sum). La
negazione della sostanzialità dell’io e la riduzione di esso a forma dell’unità dei
fenomeni (unità sintetica originaria dell’appercezione, o io penso) è il risultato cui
perviene Kant, dopo la critica degli empiristi, e particolarmente di Hume, alla
nozione di sostanza, sia materiale sia spirituale. Con l’idealismo classico tedesco
l’io riacquista una realtà non formale e assume in Fichte i caratteri teologizzanti di
principio creatore della realtà: a ragione Schelling rileva l’affinità di esso con la
sostanza di Spinoza. Così anche per Hegel oltre l’io come immediata percezione di
sé c’è l’Io universale, espressione che designa l’unità di tutto il molteplice
nell’autoconsapevolezza assoluta. L’Io, sostiene poi Gentile, è autoctisi, assoluto
che non presuppone nulla e che è in quanto si pone. La filosofia contemporanea
propone concezioni dell’io più aperte e problematiche, sia che essa insista sulla
necessità strutturale di un riferimento all’altro (il tu, o il mondo, o Dio) per la
costituzione dell’io (Kierkegaard, Santayana, Heidegger), sia che essa veda più
propriamente nell’io una « presenza a se stesso », che non coincide con la coscienza
o l’esperienza nella loro totalità (Dewey, Sartre).
IONICA (SCUOLA). Negli abbozzi di storia della filosofia che si trovano nelle opere
di alcuni pensatori dell’antichità viene distinta di solito la scuola ionica, cominciata
con Tálete di Mileto, e la scuola italica, che ha come capostipite Pitagora. Con
l’avvertenza che la parola « scuola » non allude a nessuna particolare struttura
istituzionale, converrà piuttosto parlare di una scuola di Mileto, che fiorì nel VI sec.
a.C., fino alla conquista persiana del 546, con Talete, Anassimandro e Anassimene.
Dopo la conquista, alcuni Ioni emigrati trapiantarono nella Magna Grecia lo spirito