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• Ironia romantica. È una delle componenti più caratteristiche dell’atteggiamento
romantico di fronte alla realtà. Consapevole dell’infinità del proprio io e della sua
inesauribile fecondità creatrice, il poeta-filosofo si sente superiore a ogni legge e a
ogni forma definita. Come un dio onnipotente e capriccioso egli distrugge
incessantemente e incessantemente ricrea, e prova un piacere supremo in questo suo
distaccato giocare con tutte le forme. L’ironia romantica fu teorizzata da F. Schlegel,
sotto l’influenza del titanismo dell’io di Fichte.
Bibliogr.: F. Paulhan, La morale de l’ironie, Parigi 1909: R. Janke, Das Wesen der
Ironie, Lipsia 1929; V. Jankélévitch, L’ironie ou la bonne conscience, Parigi 1936;
F. Wegener, Die romantische und dialektische Ironie, Arnsberg 1931; B. Allemann,
Ironie und Dichtung, Pfullingen 1956; N. Knox, The word Irony and its context,
1500-1755, Durham 1961.
IRRAZIONALISMO, Dottrina che pone a fondamento della realtà un principio
irrazionale e contesta più o meno radicalmente alla ragione la posizione di organo
unico o privilegiato della conoscenza. Genericamente entro la classe molto
indeterminata dell’irrazionalismo possono essere ricondotte tutte le filosofie che
esprimano dubbi sulla capacità della ragione a fornire una conoscenza e un controllo
adeguati della realtà. Va tuttavia osservato che lo stesso termine ragione non ha un
significato univoco e che pertanto sul piano della polemica filosofica l’accusa di
irrazionalismo può volgersi nelle direzioni più varie e imprevedibili.
Due celebri esempi di irrazionalismo sono costituiti dalla filosofia di Schopenhauer
e da quella di Bergson. Per Schopenhauer il fondamento ultimo della realtà è una «
forza cieca », la volontà, che agisce senza alcuna motivazione: tutti gli eventi sono
perciò « privi di senso » e la storia ha tanta razionalità quanta ne contiene il tale told
by an idiot (racconto fatto da un idiota) di shakespeariana memoria. Qui
l’irrazionalismo nasce da una scelta metafisica pregiudiziale, che rovescia
l’identificazione hegeliana della realtà col processo stesso dell’idea. Per Bergson la
realtà è evoluzione creatrice e resta impenetrabile alla ragione, che è condannata,
col suo armamentario di simboli e di schemi, a rimanere sempre alla superfìcie delle
cose.
C’è però una forma di conoscenza diretta e immediata, l’intuizione, che scende nel
cuore del reale e ne coglie il senso profondo. Il tono della scelta irrazionalistica in
questo caso è dato piuttosto dalla fede in una forma di conoscenza privilegiata,
incontrollabile se non proprio ineffabile, che è libera dagli impacci e dai limiti della
ragione. Un’accentuazione più fortemente pessimistica si può trovare quando la
scelta irrazionalistica è motivata al tempo stesso dalla constatazione
dell’insignificanza del mondo e dell’impotenza della ragione.
Bibliogr.: Un ampio panorama dello sviluppo delle correnti irrazionalistiche
moderne, sino ai più recenti sviluppi, condotto da un punto di vista marxista e con
robusta vena polemica è lo studio di G. Lukács, La distruzione della ragione
(1955), Torino 1959; da un punto di vista completamente diverso si colloca
l’interpretazione di K. Löwitz, Da Hegel a Nietzsche (1949), Torino 1964, che
copre grosso modo lo stesso periodo.