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dell’individualismo coincide più o meno con quella del liberalismo. Così l’esigenza
individualistica è presente nel giusnaturalismo, che concepisce il singolo come
portatore di diritti naturali inalienabili; nel contrattualismo, che sconsacra la divina
maestà dello Stato, sostenendo che esso è nato da un accordo, o contratto, stipulato
dagli individui per la migliore tutela dei loro interessi particolari; nel liberismo
economico, in cui la creatività dell’individuo coraggioso e intraprendente viene
contrapposta alla resistenza ottusa delle varie bardature imposte dal potere statale.
Tuttavia già con Malthus e con Ricardo l’armonia e la capacità di autocorrezione
attribuite in origine al libero gioco delle forze economiche appaiono come
mistificazioni di una ben più cruda realtà.
Tutte le ideologie politiche che si sono affermate nel secondo Ottocento e nel nostro
secolo, dalla democrazia al socialismo e al solidarismo cristiano, si presentano,
infatti, come integrazione o addirittura come capovolgimento dell’individualismo
liberale, accusato concordemente di essere astratto ed egoistico. Dal grande fiume
del solidarismo, dell’egualitarismo e della paventata massificazione dell’uomo
moderno l’individualismo riemerge allora come rivolta aristocratica, come
ribellione del singolo, che rifiuta di lasciarsi assorbire nel conformismo universale.
È questo uno degli accenti che risuonano nella morale di Nietzsche, fondata sulla
selezione naturale e sul culto della forza e affermante il diritto degli individui
superiori a disprezzare, dominare e distruggere i più deboli. Analoga esigenza si
ritrova al fondo dell’anarchismo dello Stirner, mentre la fede nella bontà naturale e
nella spontanea inclinazione egualitaria dell’uomo non corrotto dall’oppressione
statale conferisce un tono meno pessimistico alla versione socialistica e popolare
dell’anarchismo.
Nel mondo contemporaneo, dominato dalle pressioni conformistiche della società di
massa, l’individualismo si manifesta fra l’altro nella rivolta di certi intellettuali, che
tendono a vestire di nuovo, specialmente nelle società più strettamente integrate, i
panni romantici de! ribelle e del maledetto (gli artisti beatnik); nell’ostentata
difformità della propria condotta dalle regole della morale corrente; nell’aggressiva
eccentricità delle acconciature e dell’abbigliamento (i capelloni); nella tendenza a
personalizzare le merci offerte dalla produzione di massa (la fuoriserie).
INDIVIDUALITÀ. Nella filosofia antica il concetto di individualità viene definito
prevalentemente facendo ricorso all’etimologia stessa della parola: il gr. átomos e il
corrispondente lat. individuum designano « ciò che non può essere diviso », il
risultato ultimo irriducibile di ogni processo di divisione. Quando l’attenzione si
sposta dal piano metafisico a quello logico, si preferisce mettere in rilievo il
carattere dell’impredicabilità, cioè il fatto che la nota distintiva dell’individualità
non è riferibile che all’individuo a cui di fatto compete: la qualità per cui Socrate è
Socrate non compete che allo stesso Socrate. Nelle metafisiche di impostazione
monistica, e comunque in tutte le filosofie che muovono dal presupposto di una
totalità originaria, sorge necessariamente il problema di come l’unità si frammenti
nelle singole individualità. Nella scolastica medievale il problema fu
particolarmente dibattuto (v. INDIVIDUAZIONE). Nella filosofia moderna Leibniz in