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fisica, che è per definizione una perturbazione del sistema da misurare e, nel caso di
sistemi microscopici, è tale da rendere impossibile un’esatta valutazione della
misura stessa.
Per fissare correttamente i limiti entro cui va collocata la crisi della causalità
tradizionale e per intendere il senso non solo negativo della nozione di
indeterminismo è necessario vedere quale valore venga attribuito dalla filosofia e
dalla scienza contemporanee ai concetti abitualmente introdotti come sostitutivi del
nesso causale. Essi sono: a) il concetto di caso, cioè dell’inesistenza di una
qualunque uniformità rilevabile in un certo gruppo di eventi. È tuttavia da osservare
che nella concezione probabilistica della scienza moderna il caso non costituisce più
una prospettiva sconcertante e che esso viene ridotco correttamente al concetto di «
equivalenza delle probabilità ». La differenza fra il prevedibile e il casuale non è
qualitativa, ma quantitativa; b) il concetto di finalità, tipico dell’aristotelismo e
utilizzato nell’età moderna particolarmente nelle scienze biologiche, a seguito della
constatata insufficienza del puro determinismo a spiegare i fenomeni e
l’organizzazione della vita. A questo proposito è necessario rilevare che la biologia
moderna, pur ferma nel riconoscere infondato il vecchio postulato scientistico della
riducibilità dei fenomeni vitali a fenomeni fisicochimici, non ritiene affatto
necessario ricorrere al soccorso delle cause finali, di efficacia e di legittimità più
che dubbie, c) il concetto della libertà umana, che conferisce al mondo storico
costruito dall’uomo una struttura del tutto differente da quella della natura. Una linea
filosofica, che va da Vico all’idealismo classico tedesco, a Dilthey, a Croce, ha
posto l’accento sull’inapplicabilità dei metodi delle scienze naturali al mondo
storico costruito dall’uomo. È vero che si sono costituite anche scienze dell’uomo e
della realtà storico-sociale, come la psicologia, l’economia politica e la sociologia,
che sulla base di metodologie di tipo scientifico ricercano ed elaborano le loro leggi
« tendenziali » e si mettono in condizione di formulare attendibili previsioni. Resta
tuttavia il fatto che la storia umana è pur sempre il regno dell’individuale e che le
scienze dello spirito (Geisteswissenschaften, secondo un termine della cultura
tedesca) hanno problemi e metodi senza dubbio diversi da quelli delle scienze della
natura. Una storia dell’uomo che presenti tutti i fatti concatenati secondo il nesso
deterministico sarebbe indubbiamente una rappresentazione tendenziosa del reale
andamento delle cose, alla quale si può giungere solo a prezzo di gravi
impoverimenti e di pesanti coartazioni. Ma l’irriducibilità del corso storico alle
leggi della causalità fisica non deve far concludere che nel mondo uma no regni la
pura irrazionalità del caos. Anche a non voler far propria la fede idealistica nel
carattere provvidenziale della storia e a considerare un tale atteggiamento come una
sorta di teologia mascherata, si deve riconoscere che una ricostruzione degli
avvenimenti volta a dimostrare la loro razionalità è lo scopo legittimo della scienza
storica. Si ammetta pure che tale razionalità si riduce alla dimostrazione che
l’avvenimento esaminato era possibile, non rientrando nei limiti della scienza storica
provare che fosse necessario: si dovrà comunque riconoscere che anche in questo
caso la prospettiva indeterministica non implica necessariamente una resa a