Page 416 - Dizionario di Filosofia
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concepiscono  la  realtà  come  movimento  considerino  la  critica  del  concetto  di

          identità  come  un’esigenza  pregiudiziale.  Per  Hegel  l’identità  è  una  legge
          dell’intelletto astratto, non della ragione dialettica. Essa immobilizza e mortifica la
          realtà,  che  non è,  ma diviene.  La  nozione  di  movimento  implica  d’altronde
          formalmente  la  negazione  dell’identità:  ciò  che  diviene è  e non  è  se  stesso  nel
          medesimo tempo.
          Per  questo  Hegel  scrive  che  «  il  finito  è  infinito,  l’uno  molteplice,  il  singolare

          generale ». Così nella pedagogia del Gentile l’asserita identità del maestro e dello
          scolaro  vuole  significare  il  superamento  dell’intellettualistica  distinzione  di  due
          individui nell’unità dell’atto educativo: l’unità « dialettica » così affermata è proprio
          l’opposto dell’identità astratta del singolo.
          IDEÒLOGI.  Sono  così  chiamati  quei  filosofi  francesi,  fioriti  tra  la  fine  del XVIII  e
          l’inizio del XIX sec. che, sulla linea del metodo proposto e praticato dal Condillac,

          posero  al  centro  della  propria  ricerca  l’analisi  dell’origine  delle  idee.  Tra  i  più
          importanti furono Condorcet, Cabanis, Destutt de Tracy, ecc. Sotto Napoleone, con
          l’accentuarsi dell’opposizione degli uomini di cultura al dispotismo imperiale, nel
          linguaggio dell’imperatore e dei suoi propagandisti la parola « ideologo » acquistò
          l’accezione di intellettuale petulante, di dottrinario privo del senso della realtà, di

          scrittore che piega disinvoltamente le idee al servizio di una causa politica. In questo
          senso nuovo la parola venne accolta da Marx, per il quale tutti i pensatori borghesi
          sono ideologi, in quanto coprono con una cortina dottrinaria mistificatrice la cruda
          realtà del dominio di classe.
          Bibliogr.: F. Picavet, Les idéologues. Essai sur l’histoire des idées et des théories
          scientifiques,  philosophiques,  religieuses,  etc.,  en  France  depuis  1789,  Parigi

          1891; A. Guillois, Le salon de madame Helvétius: Cabanis et les idéologues, Parigi
          1894;  G.  Chinard, Jefferson  et  les  idéologues,  Baltimora  1925;  E.  Caillet, La
          tradition  littéraire  des  idéologues,  Filadelfia  1943;  S.  Moravia, Il  tramonto
          dell’illuminismo.  Filosofia  e  politica  nella  società  francese,  1770-1810,  Bari
          1968.

          IDEOLOGÌA  (fr. idéologie).  La  filosofia  degli  ideologi*,  fondata  sulla  ricerca
          dell’origine  delle  idee  e  del  loro  vario  organizzarsi.  •  Nel  linguaggio  moderno,
          specialmente  a  partire  da  Marx,  dottrina  che  riceve  forza,  più  che  dalla  verifica
          obiettiva  dei  suoi  asserti,  dagli  interessi  che  la  sostengono  e  dai  fini  pratici  che
          persegue.

          ÌDOLO.  Con  il  termine idolo  (in  gr. éidōlon),  che  Lucrezio  rende  in  lat.  con
          simulacrum,  Democrito  designa  le  immagini  che,  staccandosi  come  pellicole  dai
          corpi, danno origine per contatto alle sensazioni e al pensiero. In Francesco Bacone
          la  parola,  che  è  già  di  uso  comune  per  designare  le  false  divinità,  indica  certi
          pregiudizi  o  «  anticipazioni  »  arbitrarie  della  mente  umana,  che  devono  essere
          individuati ed eliminati preliminarmente per rendere possibile la vera scienza della

          natura. Il filosofo inglese chiama idoli della tribù (idola tribus) i pregiudizi comuni
          a tutto il genere umano; idoli della caverna (idola specus, con evidente allusione al
          mito  platonico),  quelli  che  conseguono  all’educazione  e  alle  varie  esperienze
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