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concepiscono la realtà come movimento considerino la critica del concetto di
identità come un’esigenza pregiudiziale. Per Hegel l’identità è una legge
dell’intelletto astratto, non della ragione dialettica. Essa immobilizza e mortifica la
realtà, che non è, ma diviene. La nozione di movimento implica d’altronde
formalmente la negazione dell’identità: ciò che diviene è e non è se stesso nel
medesimo tempo.
Per questo Hegel scrive che « il finito è infinito, l’uno molteplice, il singolare
generale ». Così nella pedagogia del Gentile l’asserita identità del maestro e dello
scolaro vuole significare il superamento dell’intellettualistica distinzione di due
individui nell’unità dell’atto educativo: l’unità « dialettica » così affermata è proprio
l’opposto dell’identità astratta del singolo.
IDEÒLOGI. Sono così chiamati quei filosofi francesi, fioriti tra la fine del XVIII e
l’inizio del XIX sec. che, sulla linea del metodo proposto e praticato dal Condillac,
posero al centro della propria ricerca l’analisi dell’origine delle idee. Tra i più
importanti furono Condorcet, Cabanis, Destutt de Tracy, ecc. Sotto Napoleone, con
l’accentuarsi dell’opposizione degli uomini di cultura al dispotismo imperiale, nel
linguaggio dell’imperatore e dei suoi propagandisti la parola « ideologo » acquistò
l’accezione di intellettuale petulante, di dottrinario privo del senso della realtà, di
scrittore che piega disinvoltamente le idee al servizio di una causa politica. In questo
senso nuovo la parola venne accolta da Marx, per il quale tutti i pensatori borghesi
sono ideologi, in quanto coprono con una cortina dottrinaria mistificatrice la cruda
realtà del dominio di classe.
Bibliogr.: F. Picavet, Les idéologues. Essai sur l’histoire des idées et des théories
scientifiques, philosophiques, religieuses, etc., en France depuis 1789, Parigi
1891; A. Guillois, Le salon de madame Helvétius: Cabanis et les idéologues, Parigi
1894; G. Chinard, Jefferson et les idéologues, Baltimora 1925; E. Caillet, La
tradition littéraire des idéologues, Filadelfia 1943; S. Moravia, Il tramonto
dell’illuminismo. Filosofia e politica nella società francese, 1770-1810, Bari
1968.
IDEOLOGÌA (fr. idéologie). La filosofia degli ideologi*, fondata sulla ricerca
dell’origine delle idee e del loro vario organizzarsi. • Nel linguaggio moderno,
specialmente a partire da Marx, dottrina che riceve forza, più che dalla verifica
obiettiva dei suoi asserti, dagli interessi che la sostengono e dai fini pratici che
persegue.
ÌDOLO. Con il termine idolo (in gr. éidōlon), che Lucrezio rende in lat. con
simulacrum, Democrito designa le immagini che, staccandosi come pellicole dai
corpi, danno origine per contatto alle sensazioni e al pensiero. In Francesco Bacone
la parola, che è già di uso comune per designare le false divinità, indica certi
pregiudizi o « anticipazioni » arbitrarie della mente umana, che devono essere
individuati ed eliminati preliminarmente per rendere possibile la vera scienza della
natura. Il filosofo inglese chiama idoli della tribù (idola tribus) i pregiudizi comuni
a tutto il genere umano; idoli della caverna (idola specus, con evidente allusione al
mito platonico), quelli che conseguono all’educazione e alle varie esperienze