Page 414 - Dizionario di Filosofia
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condizionata dall’io e conformata secondo le strutture di questo è stata larghissima e

          si è estesa a correnti filosofiche anche molto lontane dal criticismo. Per la filosofia
          spiritualistica  italiana  del  primo  Ottocento  l’errore  fondamentale  del  pensiero
          moderno  è  l’idealismo  (chiamato  anche  psicologismo),  e  cioè  la  negazione
          dell’autonomia dell’ente rispetto al pensiero. Rosmini e Gioberti citano Kant come
          una sorta di catalogo esemplare degli errori (quali lo scetticismo e il soggettivismo
          morale),  che  accompagnano  di  necessità  la  scelta  della  risposta  idealistica  al

          problema della conoscenza. D’altra parte, a conferma delle profonde ragioni storiche
          che  hanno  orientato  verso  l’idealismo  gnoseologico  tanta  parte  del  pensiero
          moderno, va ricordato che Gioberti coglieva polemicamente tracce di idealismo più
          o meno inconsapevole nel pensiero di  Rosmini e che anche la sua filosofia non è
          immune  da  influenze  idealistiche.  La  grande  filosofia  romantica  tedesca,  che  si
          manifesta  prevalentemente  nel  pensiero  di  Fichte,  di  Schelling  e  di  Hegel,  si
          qualifica anch’essa come idealismo.  Senonché va sottolineato che qui il problema

          della conoscenza e del rapporto fra soggetto e oggetto è per così dire lasciato alle
          spalle, mentre il termine « idealismo » designa piuttosto la tendenza comune a quelle
          filosofie,  e  tipica  comunque  dell’hegelismo,  a  identificare  l’ideale  col  finito.  La
          ricerca della razionalità del reale è il compito costituzionale della filosofia, la quale
          lo realizza nella misura in cui toglie il finito dal limbo dell’insignificanza e della
          casualità  e  lo  innalza  nel  cielo  dell’idea.  Per  questo  Hegel  può  dire  che  ogni

          filosofia è idealismo, qualunque sia l’etichetta di scuola con cui viene qualificata.
          Anche  per  Fichte  la  filosofia  degli  spiriti  liberi  è  sempre  idealistica,  mentre
          l’opposto  atteggiamento  realistico,  che  egli  qualifica  come  «  dogmatico  »,  è
          soprattutto  segno  di  fiacchezza  morale.  Si  intende  agevolmente  dunque  che
          nell’accezione romantica l’idealismo è una sorta di fede nell’assoluta significanza
          dell’universo,  accompagnata  dall’impegno  operoso  di  dare  con  la  ricerca  la
          testimonianza  ininterrotta  di  questa  unità  del  reale  e  dell’ideale,  del  finito  e

          dell’infinito.  Tutti i filosofi che si ispirano più o meno direttamente all’idealismo
          romantico,  e  in  particolare  in  Italia  il  Croce  e il  Gentile, sono idealisti in questo
          senso molto particolare.
          Se ora ci si domanda che cosa abbia conservato la civiltà contemporanea di tutta
          questa tradizione, la risposta non può essere che molto limitativa. Nell’epoca in cui

          viviamo il pensiero filosofico ha messo l’accento sui limiti e sulla condizionatezza
          dell’uomo, « buttato » nel mondo e sempre sottoposto al rischio del fallimento e del
          naufragio. In una realtà incerta e precaria non c’è un senso garantito: al massimo può
          essere vero che rientri nelle possibilità dell’uomo dare un senso alla vita e alle cose,
          ma  nulla  assicura  che  il  dramma  debba  essere  per  forza  a  lieto  fine.  Anche
          l’idealismo  come  soggettivismo  gnoseologico  appare  oggi  espressione  di  una
          problematica che ha perduto gran parte del suo mordente e del suo significato. La
          filosofia  moderna  ha  operato,  movendo  da  posizioni  molto  differenti,  un  radicale

          ridimensionamento dell’importanza del soggetto. Esso non è più concepito come un
          centro autonomo di energia creatrice. Sulla scia di Husserl l’esistenzialismo riduce
          in  genere  la  soggettività  a  rapporto  con  l’altro,  la  cosiddetta  «  trascendenza  ».  «
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